24•🅅🄴🅁🄸🅃🅈 I

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-Quante bugie che raccontiamo a noi stessi
Per sentirci al sicuro
Per sentirci protetti
O chi lo sa
Forse siamo bugiardi perché non ci hanno
mai detto la verità.

ANASTASIA POV:
❤️‍🔥

«Quando la vita ha la minchia dura devi stringere le chiappe e andare avanti»

Guardo di sottecchi Thommy e Noah intenti a parlare di cavolate, passano sempre più tempo assieme e si supportano a vicenda sparando cazzate a nastro.

«Carotina, come stai oggi?»

Sbuffo e sposto lo sguardo da uno all'altro, Noah mi guarda con i grandi occhi luminosi e il sorrisetto dolce da pestifero.

«Tutto bene, grazie»

Smettetela di chiedermelo tutti.

Sono passati due giorni da quando ho scoperto che Maxwell non solo mi ha seguita per tutto questo tempo, ma era anche a conoscenza di quello che ho fatto qui.

Non solo ha manovrato gli ultimi mesi della mia esistenza, ma ha anche "incaricato" Alexander di controllarmi e pedinarmi.

Lo faceva perché gli doveva un favore, non di certo perché gliene fregava qualcosa di me.

Tutte le volte in cui sapeva esattamente dove ero, quando capitava nel mio stesso posto come un demone dagli occhi scuri.

Ha finto così bene per tenermi buona, è stato bravo devo dargliene atto.
Se fosse qui potrei fargli un applauso anche, se lo meriterebbe, potrebbe avere un futuro da attore non c'è che dire.

Lo vedo in lontananza mentre parla con il generale King, hanno la solita divisa mimetica grigia con la giacca dello stesso colore.

Quando si accorge di essere osservato sposta lo sguardo su di me cogliendomi in flagrante ma sposto subito il mio riportandolo su Thommy.

«Noah...» la voce è leggermente roca di Alexander mi fa irrigidire all'istante, ma non mi scompongo.
Non lo guardo nemmeno, lui sembra esistere per qualche istante come se volesse aggiungere altro.

«Dimmi zio!»

Sbuffa e deve avergli fatto il segno di andare da lui perché dopo poco si alza con una grazia da rinoceronte ubriaco e lo raggiunge.

Metto le braccia sul tavolo, appoggio la testa sulla mano, Thommy si abbassa alla mia altezza e copia la mia posizione.

Mi dà un piccolo buffo sul naso e mi sorride, gli occhi chiari mi scrutano ogni minima espressione facciale.

«Vuoi parlarne?»

Non credevo di riuscire a rientrare ancora nello stesso argomento ma sarà la sua presenza o il semplice fatto che è il mio amico più caro, le mie parole escono con un sussurro leggero.

«Sono delusa...»

Cosa mi aspettavo esattamente?
Non si è nemmeno scomposto quando tutto è venuto a galla, non ha nemmeno reagito o provato a fare qualcosa per impedirmi di andarmene.

«Penso che anche lui ci stia male»

Anche se fosse, non sono le parole che io voglio, troppo volatili e poco persistenti.
Fragili e facilmente manipolabili, no le parole non mi servono.
Perché sono dette per farti credere in qualcosa che non ha fondamento, tengo ai fatti.

Mi bastava uno sguardo, un accenno di pentimento, una supplica silenziosa per farsi leggere dentro.

«Io dico di no, non gli interessa».

яєвιятнDove le storie prendono vita. Scoprilo ora