33• 🄲ount🄳own II

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-Facciamo un casino.

ANASTASIA POV:
❤️‍🔥

Saliamo altre rampe di scale, ogni piano è segnalato con un colore diverso.
Abbiamo trovato altre persone, un ragazzo in particolare, poco più che dodicenne.

Non sapeva nemmeno di avere un nome, solo
un numero.

«Chi sei tu?» ho chiesto mentre guardavo Maxwell leggere le loro cartelle cliniche appese alla spondina del letto.

«Sono F8, sono nato per uccidere.» ha detto mentre con velocità ha provato ad assestarmi un gancio destro ma Chatrice lo ha sedato prima che potesse colpirmi.

«Torneremo a prenderti». Gli ho promesso, mentre lo rimettevamo sdraiato, l'ho coperto con il lenzuolo.
Assicurandomi che non avesse freddo.

«Quanti pensi ce ne siamo?» bisbiglio mentre attraversiamo una zona ampia sullo stesso piano, ci nascondiamo dietro a una parete quando vediamo delle guardie.

Aggrotto la fronte perché  mi accorgo che stanno parlando spensierate, guardo gli altri, alzano e abbassano le spalle.
Sono due, sedute di una scrivania malconcia, se la ridono mentre sgranocchiano qualcosa.

Chatrice per prima di soppiatto si avvicina, si abbassa sotto alla scrivania e attende il momento esatto prima di alzarsi in piedi e dire "Bu!" Puntando la pistola in faccia a uno dei due che emette uno squittio facendo cadere tutte le merendine.

«Voi adesso farete i bravi e vi sedete a terra, schiena contro schiena» loro annuiscono in simultanea rimanendo fermi sul posto.

«Ora!» ordina lei con la sua poca grazia, usciamo allo scoperto anche noi.

Li leghiamo con del nastro adesivo da pacchi, trovato in uno dei cassetti, stacchiamo le chiavi di accesso dal loro collo e proseguiamo svoltando nel primo corridoio.

Apriamo altre porte, ma non troviamo nessuno, solo letti disfatti.
Andiamo avanti così per circa dieci stanze, alcune sembrano abbandonate, altre perfettamente pulite pronte per ricevere nuove persone.

Rabbrividisco al solo pensiero che una mente possa essere così malata, come è fuori di testa anche il personale che si è tenuto.
Che lo hanno supportato nonostante sapessero.

Mi torna alla mente un ricordo, una chiacchierata che avevo avuto con David che a questo punto credo sia DeShawn e non più Duran.

«Passando a me, sono simpatico, empatico e creativo mentre per i difetti direi... sbadato, cocciuto e se ascoltassi mio padre probabilmente direbbe stupido insignificante essere ma io direi solo incompreso».

Ora ha tutto più senso, ricordo come mi aveva sorpreso la sua risposta.
L'espressione afflitta che ha cercato subito di mascherare.
Che fosse anche lui vittima di qualche violenza da parte del macellaio?

«Questo tizio ha problemi seri» la voce di Chatrice mi riporta alla realtà.

«Ti serviva arrivare fino a qui per capirlo?» chiede Maxwell.

Sta esaminando dei vecchi fogli lasciati incustoditi su una piccola tavola impolverata, mi avvicino, osservo la porta d'entrata, c'è una A.
Solo A, con un adesivo a forma di fiore stilizzato.

Al centro della stanza si presenta un piccolo letto ad una piazza, dei camici bianchi di una taglia veramente minuscoli appesi alle grucce in un armadio malandato.
Poco lontano una culla a dondolo, di legno verniciato bianco.

яєвιятнDove le storie prendono vita. Scoprilo ora