9• Drench yourself in 🅆🄾🅁🄳🅂 unspoken

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-c'è chi i tuoi desideri li esaudisce,
chi li intuisce e chi li scatena

ANASTASIA POV:
❤️‍🔥

Sbarro gli occhi. Ho una mano premura sulla bocca che mi impedisce il respiro.
Quindi non era un sogno.

Ma cosa?

Mi rendo subito conto che la pressione non é forte come temevo, la pelle è vellutata e soffice.

«Angel? cosa fai?» guardo l'orologio al muro, è notte fonda.

«Scusami, avevo paura ti spaventassi e iniziassi a urlare svegliando tutte».
Ha il tono di voce basso e le parole vengono trascinate. É esausta.

«E cosi secondo te era meglio? A che ora sei tornata?» mi sollevo sugli avambracci per osservarla meglio.

«Mezz'ora fa. Posso sdraiarmi qui con te?» ha i capelli vaporosi come quando te li asciughi di fretta senza badare alla piega che potrebbero prendere.

«Certo» mi sposto per farle spazio e ci mettiamo comode, rivolte tutte e due nella stessa direzione «Qualcosa non va?» mi azzardo a chiedere, dormiamo insieme solo quando abbiamo delle brutte giornate o qualcosa ci turba.

Angel non risponde subito.

«Non...non voglio parlarne.» Non chiedo altro, mi avvicino per farle sentire che ci sono.
Prendiamo sonno subito dopo.


Ho fame, la mia pancia brontola. Mi sta supplicando di ingurgitare cibo al più presto.

Mi sto dirigendo verso la mensa, è pomeriggio. Siamo in pausa dalle lezioni, sento un mormorio dal vano subito prima nel corridoio di entrata.

Sbircio dentro senza farmi notare.
È una stanza svago dove puoi riunirti per stare in compagnia, ci sono giochi da tavolo e altri passatempo inutili a mio avviso.

Sento delle voci maschili provenire dall'interno stanno giocando a freccette, ma sono delle schiappe e quello che dicono non mi piace per niente.

«Si ma hai visto che culo ha Chatrice?»

«Si è l'unica cosa che salvo» risate fragorose rimbombano nella sala.

«Perché in altre donne cosa salvi oltre alle tette?» ancora risate più forti, rabbrividisco.

«Eh...te lo devo proprio spiegare? Non capirò mai perché ci permettono di stare nello stesso campo»
Mi viene il vomito.

Afferro la prima cosa che trovo in un carrello per le vivande che era incustodito, in concomitanza all'entrata della mensa.

Senza pensarci due volte spalanco la porta, punto subito lo sguardo sui tipi che stavano parlando e sbarrano gli occhi.

«Continuate pure, non fate caso a me»
mi dirigo verso il punto che mi interessa e inizio a togliere le freccette tirate a casaccio, che mira da schifo.

Non parlano più anzi, sembrano imbarazzati. Non mi sono nemmeno guardata attorno. Li sento gli sguardi addosso. Non mi interessa.

Punto il bersaglio spoglio di fronte a me.

Lo metto bene a fuoco e uno alla volta lancio cinque coltelli. In maniera precisa e maniacale prendo subito il centro e il primo anello, con una mira perfetta.

Mi giro a guardarli e hanno gli occhi sbarrati. Ammutoliti. Solo uno di loro mi scruta attentamente, studia le mie mosse.

Ha le braccia incrociate e la divisa da cadetto, deve avere all'incirca la mia età.

яєвιятнDove le storie prendono vita. Scoprilo ora