Due mesi dopo
Fontebella
«Snorre, mi spieghi perché sei così agitato? Se sei sopravvissuto a Spinarupe tu, posso benissimo farcela anche io!»
Il Vecchio Saggio ridacchia e infila una mano nelle piume che decorano la fascia da capelli. «Direi che hai il doppio delle possibilità rispetto a questo piantagrane!»
È il giorno della partenza. Sono passati due mesi da quando Evianne ha accettato di infiltrarsi come spia nella Bolla di Rovi. Ha rinviato il momento per settimane, atteso che le libellule di rugiada valutassero il tempo propizio per la navigazione, e adesso è pronta, non può più rinviare. Nonostante stia per raggiungere una terra popolata da nemici, non riesce a nascondere un certo entusiasmo. Sua madre le diceva sempre di imparare ad amare gli inizi – di un'amicizia, di una fiaba, di un viaggio – perché offrono mille promesse per un futuro che spetta solo a noi concretizzare. Evianne sa benissimo cosa vuole ottenere dalla sua missione: la felicità di Mildri, la verità che si nasconde dietro la morte dei suoi genitori. È sufficiente pensare a loro e all'affetto che le manca per sentirsi più forte.
Le dispiace solo che sua cugina si sia rifiutata di salutarla: non le perdona di avere sostenuto il piano del consigliere Ordon. Al contrario Snorre è rimasto con lei per tutto il tempo, la aiuta a preparare i bagagli, ma basta guardarlo in faccia per capire che vorrebbe essere altrove: è verdognolo e sembra che sia lì lì per vomitare.
«Ev...» Le parole pendono dalle labbra, non vogliono uscire.
«Che c'è? Consigli da darmi?»
Si trovano nell'Antro d'Argilla e a Evianne farebbe comodo ottenere qualche dritta su come muoversi nella Bolla di Rovi senza farsi uccidere, visto che il consigliere non le ha dato uno straccio di cartina né di informazione. Sa solo di dover andare a Fortezza Diaspro nel distretto di Sabbiafine, dove il principe gioca a fare il governatore, ma per il resto...
Snorre deglutisce, un rospo incastrato in gola. «Solo... cerca di non essere troppo te stessa.»
«Che sciocco!»
Per sua fortuna il Vecchio Saggio è di maggior aiuto. Le regala una rosa bianca con i petali impregnati di rugiada e la consistenza di stoffa, di un tessuto che non avvizzirà con il caldo né con il decorrere del tempo.
«È magica» le spiega. «Ogni petalo ti permetterà di scrivere una lettera. Quando staccherai la penna, volerà in una delle mie anfore d'argilla e io saprò che starai bene, ma attenta. I suoi petali non sono infiniti, dovrai usarli con parsimonia. E ricorda...»
«Le mie mani sono fatte per guarire e non per uccidere, il mio cuore per amare.» Evianne conclude quel detto che ormai conosce a memoria. «Non farò del male a nessuno. Nel mio nome c'è la vita e intendo preservarla. Mi limiterò a finire la missione e a curiosare un po' in giro. Cercherò di non guardare quegli uomini come dei mostri.»
Entrambi stanno pensando al fiore viola, entrambi sanno che a Sabbiafine farà tutto il possibile per dare un volto agli assassini dei suoi genitori. Il Vecchio Saggio non vuole che lei sappia, ma non è facile togliersi dalla testa un chiodo fisso se ha rimosso dal quadro della tua vita qualcuno che amavi.
"L'importante è non perdere mai di vista me stessa e i miei ideali. So chi sono e non lo dimenticherò mai, nemmeno di fronte al nemico. Quanto al fiore viola..." Evianne ci pensa anche quando lei e Snorre arrivano sulla riva del Lago Oceano. È una grande distesa azzurra, mossa da ondine bianche e da un manto di spuma che scoppietta sotto la carezza del vento. La foschia mattutina offusca la linea dell'orizzonte, ma anche se il cielo fosse cristallino, Evianne vedrebbe soltanto acqua. La Bolla di Rovi, sulla riva opposta, è troppo lontana per poterne distinguere i confini.
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Una storia di ali e spilli
FantasyLe Bolle di Rovi e Rugiada sono nemiche per un motivo che con il tempo si è scordato. Omicidi, furti e agguati hanno generato una spirale di odio che non è mai sfociata in una guerra aperta, sebbene il terrore di uno scontro sia alle porte. Nella Bo...