Un attimo prima Shadee stava sfilando con Hondo fuori dallo studio di suo padre, un attimo dopo è il caos. Un fragore assordante, la terra trema sotto i piedi, le vetrate esplodono in una cascata di frantumi. Una vampata di fuoco gli arrossa il volto e ruba l'aria. Deve la vita a Hondo che lo sbatte sul pavimento e impedisce a una statua di Zeme di crollargli addosso assieme a una fetta di soffitto. È un vortice confuso che lo cattura e lui si sente annebbiato, incapace di capire. Una cacofonia di grida ed esplosioni si sussegue a intermittenza, un coro di morte che cava il sangue dalle vene.
Hondo lo tira in piedi per un braccio. «Stai bene?»
La mano dorata ha parato un cilindretto di esplosivo simile a una pigna grigia prima che lo centrasse in pieno. È un artificio che Shadee non conosce, nulla di simile alla magia degli Spilli. Hondo lo lancia fuori dalla finestra e lo fa esplodere a mezz'aria in una nuvola di fiamme e fumo che copre la notte e le stelle.
«Che sta succedendo?» chiede Shadee. Lo sa, in cuor suo conosce benissimo la risposta ma non può accettarlo. Un pensiero lo fa sbiancare. «Mio padre.»
Hondo sputa a terra un grumo di sangue. Ha un grosso taglio sulla fronte, causato dalla statua di Zeme il cui braccio è andato in mille schegge. «Tuo padre è il più grande guerriero che abbia mai conosciuto. Preoccupati di te piuttosto.»
Sul piedistallo delle priorità Shadee mette sé stesso in ultima posizione. In ordine casuale prima di lui ci sono i bambini della casata e le donne e Chanti e... La testa scricchiola, quando realizza. Dèi, qualcuno sta attaccando Reggia Blu, un assalto in piena regola.
«Ribelli» mormora Hondo. «Guarda.» Lo costringe ad appiattirsi sulle ginocchia per tenerlo al sicuro da un eventuale colpo da fuoco. A gesti gli ordina di gattonare tra le schegge di pietra e i frantumi di vetri colorati. Oltre un'inferriata mezza spezzata dall'esplosione, c'è una fiumana che risale sui tetti smaltati di Spinarupe: un ruscello fatto di uomini travolge ogni cosa con spade e armi da lancio, sui loro petti lo stemma di Soumano.
«Jaja.» Shadee non vuole crederci. Lo ha lasciato scappare dal tempio di Dagan e adesso la casata ne paga il prezzo. È lì per distruggere la sua famiglia, per prendere il posto del re. Scatta in piedi: deve fermarlo prima che sia troppo tardi.
«Non fare stronzate» lo prega Hondo, mentre cerca di rimetterlo a riparo. «Dobbiamo organizzarci, trovare soldati.»
«Pensaci tu. Pensa a mio padre.» Prima che Hondo possa fermarlo scatta via, tra i cocci e le spaccature del pavimento, in bilico su alcuni gradini di pietra che l'esplosione ha tranciato in due metà. In quel marasma di ribelli che trucidano innocenti, sente i generali degli Spilli chiamare gli uomini alle armi.
«Resistere! Andare sulla difesa! Armarsi!»
E ancora: «Alla porta principale! Alzare le barriere di rovi!»
Nemmeno Zeme può nulla contro i cilindri di metallo che esplodono a contatto con la terra. Shadee salta di lato per evitare un colpo, il fumo nei polmoni, il rischio di inciampare nei crateri che costellano la pavimentazione. Gli serve qualche minuto per arrivare alle mura.
«Damen!» Suo cugino è accerchiato. Shadee ruba la sciabola da uno Spillo defunto e infilza l'uomo che cerca di strangolarlo.
I ribelli arretrano. Shadee e Damen combattono schiena contro schiena, girano sui tacchi in cerchio per scacciare i ribelli, tutte mosse inutili perché è come sfidare il mare e la sua grandezza. Si può infrangere un'onda, ma lei tornerà sempre indietro caricando alla massima potenza.
«Sono ovunque» boccheggia Damen. «Non ne ho mai visti così tanti.»
Shadee affoga lo spettro di Isedu che continua a fissarlo con occhi vitrei. «Uccidiamoli» ringhia e con la sciabola colpisce la testa di un ribelle. «Se li uccideremo, saranno di meno.»
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Una storia di ali e spilli
FantasyLe Bolle di Rovi e Rugiada sono nemiche per un motivo che con il tempo si è scordato. Omicidi, furti e agguati hanno generato una spirale di odio che non è mai sfociata in una guerra aperta, sebbene il terrore di uno scontro sia alle porte. Nella Bo...