Kemala torna di tanto in tanto per buttare qualche tozzo di pane oltre le grate. Le dà il minimo per tenerla in vita e si rifiuta di svuotare il pitale che trabocca di escrementi. Evianne passa i giorni a dormicchiare immersa nel tanfo di urina. Si costringe a ingurgitare il pane mezzo ammuffito, sperando di aiutare l'aura magica a ripristinarsi in fretta, un desiderio vano. Più il tempo passa, più si sente esausta. Il cibo che le viene dato non è un nutrimento sufficiente, l'assenza di acqua e l'umidità della cella sono un tormento. Tenta di contare i giorni graffiando le unghie sulla parete, ma presto perde lucidità e crolla in un dormiveglia popolato da incubi e deliri.
Un giorno supplica Kemala. «Solo un po' d'acqua, per favore.»
Lei ride: «È servita tutta per spegnere l'incendio che hai causato, spiacente!»
Ripromette a sé stessa di non scongiurare mai più, ma dice dell'altro, almeno crede. Di tanto in tanto si lascia sfuggire il nome di Shadee e quando lo fa gli occhi di Kemala tirano dardi appuntiti, la puniscono in silenzio per avere invocato una persona che non è degna di chiamare. Poi una sera una nuova cadenza di passi rimbomba oltre il tendaggio della cella, a un ritmo che riconoscerebbe ovunque: Shadee. Lo ha sognato mille volte, un miliardo ha immaginato di parlargli. Quando le allucinazioni e i crampi sono i tuoi soli compagni, diventa impossibile sancire il sottile confine che divide la realtà da un delirio.
«Scusa» sussurra con la voce che le resta. «Non volevo. Scusa.» Implorerà il suo perdono anche se sarà solo un miraggio, finché il corpo non smetterà di lottare.
«Resta sveglia» le ordina la voce. Qualcuno sta scuotendo le sbarre. Inizia sempre così. I passi di Shadee, il suo odio, la tomba di rovi. «Ti ho detto di restare sveglia.»
Evianne si acciambella nelle ginocchia per sopprimere un brivido e segue la voce. È un suono distorto che sembra viaggiare attraverso l'acqua. È come se lei si trovasse in fondo a un pozzo, immersa in un liquido vischioso, e qualcuno la chiamasse dalla cima. Sbircia tra le ciglia e resta abbagliata dalla fiamma di una candela. Scatta seduta di colpo, il cuore che batte alla follia, la luce delle stelle che getta delicati riverberi sul volto di Shadee.
È davvero lui. È lì. Questa volta non si tratta solo di una fantasia. Cerca di resistere a un capogiro e di iniziare a scongiurare il suo perdono, ma lui la batte sul tempo. «Mangia.» La voce contiene un ordine severo.
Per non indispettirlo, allunga il braccio e recupera l'anfora con l'acqua e una ciotola colma di verdure cotte e formaggio. Mangia piano per dare allo stomaco il tempo di riabituarsi e intanto lo guarda. Ha il naso arricciato, e il braccio destro è sostenuto da un'amaca di stoffa che lo costringe a tenerlo fermo.
Evianne si siede sul ciglio del letto. «Che cosa sono queste sbarre?»
«Ferro, ma il tessuto che le copre è formato da squame di Ilamba. Indebolisce l'aura magica di chi ne viene circondato.»
Un rimedio perfetto per impedirle di liberarsi con la magia di Rasa. Non che serva, perché lei non se ne andrà mai da lì, non prima di avergli raccontato la sua storia. Beve l'ultimo goccio d'acqua e si sente un po' meglio. Dovrebbe chiedere cosa accadrà adesso, se verrà condannata a morte, ma non le importa. «Non ho ucciso quel bambino.» È l'unica occasione che ha di confrontarsi con lui e non vuole perderla. «Non sapevo nulla dell'assalto a Reggia Blu. Non lo avrei permesso.»
Shadee recupera una chiave dalla casacca e la inserisce nella toppa. È sovrappensiero e sembra non voglia ascoltarla, necessita di tempo per metabolizzare ogni parola. Apre la grata facendo scricchiolare i cardini arrugginiti e le allunga un drappo nero.
«Ora ti alzi e indossi questo mantello. Non ti deve riconoscere nessuno.»
La stoffa affonda sulle ginocchia. Le dita di Evianne si rifiutano di raccoglierla. Improvvisamente l'idea di uscire dalla sua prigione non le pare più così allettante. «Dove andiamo?»
![](https://img.wattpad.com/cover/359165532-288-k753506.jpg)
STAI LEGGENDO
Una storia di ali e spilli
FantasiaLe Bolle di Rovi e Rugiada sono nemiche per un motivo che con il tempo si è scordato. Omicidi, furti e agguati hanno generato una spirale di odio che non è mai sfociata in una guerra aperta, sebbene il terrore di uno scontro sia alle porte. Nella Bo...