CHE ABBIAMO COMBINATO?

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"Ma Rose... non è magnifico?!" Dice prendeomi dai fianchi, per poi farmi girare.

Sforzo un sorriso, mentre lo bacio.

"Si, lo è" sussurro. Poi mi stacco e prendo le mie cose da terra. Appena ho finito lui mi mette un braccio intorno alla vita e comincia a camminare.

"La chiameremo Atalanta!" Mi guarda ridendo della mia espressione.

"Non ci provare! E poi, come saprai che sarà una femmina?"

"Lo so e basta"

"Ma se non fosse così" lo interrompo sorridendo sempre "come lo chiameremo?" Come noi lo chiameremo perché lui non è il vero padre e lui in questa storia non è il buono. O forse lo è e sono io la cattiva.

"Bhe... Bob"

"Bob?" Chiedo sbigottita.

"Bob" afferma convinto.

"No! Non avrò un figlio di nome Bob, troppo comune... preferisco Atalanta!" Dico severa.

Lui scoppia a ridere, mentre io inarco un sopracciglio.

"Okay... senti Rosie... non dovresti farti vedere da Madama Chips? Almeno a lei devi dirlo! E poi verrò io con te..." mormora sorridendo.

"Certo... ci stavo già pensando..." riprendo a camminare.

"E quindi? Quando glielo diciamo?"

"Direi tra qualche giorno. Magari Lunedì!" Propongo. Si, ma lui crede che io sia incinta da più di una settimana, quasi un mese e quindi non posso andare con lui.

Mentre mi faccio alcuni film mentali su come intrattenere Scorpius, una voce chiama forte e più volte il suo nome.

A questo punto Scorpius si gira, mentre fa un sorrisetto al ragazzo. È un primino, o forse sarà del secondo anno. Ha una divisa verde-argento, i capelli castano chiaro che gli ricadono sulla fronte sudata.

"Oh, ciao Kevin... che ci fai qui?" Domanda premuroso, mentre il ragazzo accenna un sorriso.

"Il professore Lumacorno, ti vuole nel suo ufficio, non so perché..." dice trafelato, ancora con il fiatone.

Lui fa un cenno a Kevin per fargli capire che ha afferrato il messaggio, poi si rivolge a me e mi dà un leggero e rapido bacio. Sorrido nel vedere l'espressione di Kevin che è un misto tra il disgusto e l'imbarazzo.

"A dopo, mamma" mi fa l'occhiolino e si allontana, fino a sparire.

Appena lo ha fatto, mi appoggio a una colonna e sospiro.

Per quanto reggerò il gioco, se lo riuscirò a reggere?

Poi penso che se Scorpius lo dicesse ad Albus? E Albus fraintendesse?

Il giardino non è molto pieno. Ci sono un paio di Corvonero che studiano su una panchina, un Tassorosso che legge sotto un albero, un gruppo di Serpeverde del secondo o terzo anno che parlano seduti per terra, un paio di Grifondoro e dietro una colonna, in penombra... Albus.

Fissa un punto imprecisato e sembra assorto in strani pensieri, lo sguardo perso nel vuoto, le mani in tasca.

Mi avvicino silenziosamente, esitante. Lui non mi nota, non nota nessuno: i ragazzi che passano e lo salutano, i professori, gli amici. Nessuno.

"Hei..." lui sussulta, poi sposta lo sguardo lentamente su di me.

"Hei" mi risponde, con un tono che sembra impaurito.

"Albus dobbiamo parlare" dico convinta, andando subito al dunque.

Lui si morde il labbro e vaga altrove con lo sguardo. Poi mi guarda fisso negli occhi.

NONOSTANTE TUTTO TU SCEGLI MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora