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"Mi farebbe piacere che vi presentaste, ma per cortesia fatelo per iscritto, in due pagine almeno, nel vostro miglior italiano e con una calligrafia che non mi metta troppo in difficoltà, grazie..."

Poi aveva aperto un libro e si era messa a leggere, come se per quel giorno il suo compito fosse terminato. Qualcuno aveva sbuffato, qualcuno riso, altri avevano iniziato ad aprire il quaderno e si erano messi al lavoro. Erica aveva stretto le labbra e incrociato le braccia. Ecco, è arrivata l'alternativa della situazione, pensava. Aveva inclinato la testa e chiuso gli occhi in piccole fessure. Cosa avrebbe voluto sapere di loro? Cosa doveva scrivere? Certo non avrebbe messo la sua vita in quattro pagine per quella sconosciuta. 

Erica fissa il foglio bianco per minuti interi, le mani chiuse a pugno sotto il mento, mentre Sara sta terminando si scrivere la prima pagina. La Ferrari alza lo sguardo e incrocia il suo. 

"Tutto bene?" Le chiede.

Erica non vuole rispondere, ma sarebbe scortese da parte sua. E lei non lo è, scortese. "Non so bene cosa dovrei scrivere..." dice molto sinceramente.

La professoressa si alza e le va accanto, abbassa la voce, non vuole metterla in imbarazzo nel continuare quella conversazione davanti a tutti "non ti sto chiedendo di scrivere tutta la tua vita..." le dice come leggendole nel pensiero "mi va bene anche solo il tuo nome e i tuoi interessi. Che so... i libri che ti piacciono ad esempio?"

Quello non era assolutamente un problema, Erica adorava leggere, sempre e  ovunque "bene, grazie" e prende in mano la penna blu posando l'inchiostro sul foglio, scappando da quello sguardo che la sta mettendo in difficoltà, da quel mezzo sorriso offerto con una mano aperta sulla spalla. 

Poi finalmente si allontana ed Erica può riprendere a respirare normalmente. Spera che da fuori non si noti, l'inquietudine che sente dentro. Non vuole essere trasparente, non pensa che gli altri possano capirla, e non vuole esporsi. Persino con le sue amiche, cerca di controllare ogni emozione, solleva uno schermo per nascondere la sua perplessità nei confronti delle cose di tutti i giorni . Sembra che per gli altri sia tutto semplice, conoscere persone nuove, fare amicizia, innamorarsi. Fanno tutto alla luce del sole, con naturalezza. Lei si emoziona di nascosto, si innamora delle persone che non la possono amare, fatica a trovare il suo posto nel mondo. Si è resa conto ormai da tempo di essere attratta dalle ragazze, ma ancora non ha trovato il momento, il coraggio, la voglia, di condividerlo con qualcuno. Tiene quella parte di sé chiusa a chiave, sprangata dall'interno, in attesa che l'adolescenza passi e lei possa finalmente andare via dalla quella città, piccola dentro e fuori. Ha visto come vengono trattati gli omosessuali dichiarati nella sua scuola e l'unica ragazza lesbica della scuola ha dovuto tirar su una corazza per proteggersi che però nasconde anche la sua umanità. Lei non vuole dare quella soddisfazione a nessuno, di giudicarla per un singolo aspetto di lei come se fosse tutto. 

Aveva scritto per quindici minuti filati, aveva posato il quaderno sulla cattedra e aspettato che la Ferrari sollevasse lo sguardo per chiederle di andare in bagno. 

"Hai già finito?" Le aveva chiesto sorridendole.
"Sì"

Aveva aperto il quaderno per controllare e poi di nuovo quegli occhi si erano piantati nei suoi, saldi e calmi come gli scogli sul mare "non sapevi cosa scrivere e... ne hai tirato fuori cinque pagine?"

Erica aveva alzato le spalle e sorriso. 

"Puoi andare in bagno"

Quando era rientrata, dopo pochi minuti. le dita smaltate di rosso avevano spinto il suo quaderno verde sul bordo della cattedra, restituendoglielo.

La professoressa le aveva fatto l'occhiolino ed era stato come un tiro al bersaglio che le aveva buttato giù un battito, facendola vacillare internamente. Fuori era rimasta impassibile, era ritornata al suo banco con studiata lentezza, si era seduta e aveva aperto il quaderno. 

Un penna rossa aveva tracciato delle parole in fondo alla pagina, inclinate come giunchi al vento. Piacere di conoscerti, Erica. Ho letto anche io quel libro quando avevo la tua età e lo ricordo con piacere, ottima scelta. Ti consiglio di leggere Il giovane Holden, il tuo testo me lo ha ricordato, potrebbe piacerti

Si era firmata Marta. Erica aveva alzato lo sguardo e incontrato il suo, chissà da quanto tempo la fissava. C'era qualcosa di diverso da solito in quello sguardo. Non era sfuggente, ecco cosa. I suoi occhi non scappavano come quelli delle altre persone. Sostenevano il suo sguardo come una lunga conversazione muta. 

Erano occhi che fermavano il tempo, come un incantesimo.


INSEGNAMI L'AMOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora