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La Ferrari parlava nel corridoio con la Dirigente, una tipa accigliata e rugosa, infastidita dalla vita. 

Erica nel passare loro accanto aveva sentito frammenti di quello che la donna stava dicendo alla sua professoressa, con un tono da paternale. 

"... fare lezioni creative... sì per certi versi può andar bene, ma questi ragazzi hanno bisogno di regole, rigore, sane abitudini di studio..."

Erica si era voltata per guardare Marta in viso, che era rimasta seria, ma le aveva fatto un occhiolino.

"... vede perché non le consiglio di dargli confidenza, sono come dei vampiri, scherzeranno con lei, la divoreranno... e poi la getteranno in pasto ai social..."

Che esagerazione, pensava Erica, scuotendo la testa e ridendo. 

Quella sera al corso di scrittura si erano divertiti lei, Silvia, Matteo e Marta. Avevano letto a turno frasi dei loro libri preferiti, per discutere insieme sul perché erano frasi ad effetto. Marta sosteneva che per essere buoni scrittori bisogna essere attenti lettori. 

Nell'andare via lei aveva cercato la solita scusa per restare l'ultima ad uscire, per poter godere dello stare qualche minuto da sola  con Marta. Eppure ormai era una loro abitudine, non c'era nemmeno bisogno di trovare una scusa. Marta le aveva detto: mi dai una mano a sistemare? E lei non se lo era fatto dire due volte.

Uscendo da scuola parlavano del giovane Holden, perché Erica sotto suo consiglio l'aveva letto e adorato. 

"Vuoi un passaggio?" Le aveva chiesto la professoressa, nel buio della via deserta. 

Erica aveva sorriso di quella proposta assurda "non mi dovrebbe dare troppa confidenza, noi siamo come vampiri, la divoriamo e poi..." e nel dirlo si era avvicinata al suo collo fingendo di darle un morso. Marta si era irrigidita e lei si era ritratta all'istante. 

"Scusa... scherzavo, mi spiace... io... parlare con te è così naturale, che per un momento mi sono scordata che sei la mia prof" era passata dal LEI al TU in un istante e si rammaricava anche per quello.

Marta l'aveva guardata a lungo in silenzio. Era un silenzio carico di parole non dette, ma Erica non riusciva a decifrare quali. Poi aveva detto soltanto "tu non lo faresti"

"No, non lo farei..."

E il lampione si era accesso all'improvviso come uno scherzo sopra le loro teste, illuminando l'imbarazzo di entrambe.

"Bene Erica, buona serata, ci vediamo domani"

E prima che Erica potesse aggiungere qualcosa lei si era voltata ed era andata via, portando con sè un suo sospiro. 

Erica aveva inclinato la testa e guardato Marta allontanarsi, le labbra strette e il cuore accelerato. 



INSEGNAMI L'AMOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora