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"... e stare con lui... era un po' quello che si aspettavano tutti da me, sai cosa intendo..."

Stavano entrambe rannicchiate sotto il giubbotto a chiacchierare sotto voce, ognuna nel suo sedile. Una barriera invisibile tra di loro, fatta di età diverse, ruoli e regole sociali che non dovevano infrangere.

"E quanto siete durati insieme?" Chiede Erica curiosa, accarezzando il freno a mano con un dito.

"Due anni..."

"Due anni? Cazzo..." Erica lo odiava, anche se non sapeva che aspetto avesse lo odiava dal profondo del cuore, perché l'aveva avuta tra le braccia, e lei no.

C'era stato un lungo silenzio.

"E... con una donna... sei mai stata?"

"Certo che ne fai di domande tu..." Marta aveva cercato di distogliere l'attenzione da quel discorso, ma Erica l'aveva guardata negli occhi senza mollarla per un secondo. 

"Una storia, di poca importanza..." aveva ceduto e risposto. Infuocando lo sguardo di Erica di gelosia.

Poi una luce tiepida aveva iniziato a risalire la fine della via e loro si erano guardate intorno stupite, alzandosi a sedere e cercando i cellulari. Marta era stata la prima a raggiungere il suo "Cristo! Sono le 6! Ma come è possibile!?"

Erica rideva e si stiracchiava "con me il tempo vola..." aveva detto con voce suadente.

"Cazzo, no, no..." la sua mano era corsa a cercare la chiave inserita nel quadro per mettere in moto la macchina "dove abiti?"

"Te lo devo dire per forza?"

"Dai cazzo, Erica!"

"Non ti ho mai sentito dire tante parolacce, sei tipa da parolacce?"

"Sono la tipa che tra due ore deve prendere servizio a scuola e non ha dormito!" 

Erica ride nel vederla preoccuparsi così tanto "e che sarà mai! Dormirai stasera. Andiamo a prendere un caffè doppio? Quadruplo?"

"Tu almeno te ne puoi stare a letto, io ci devo andare per forza..."

Erica si era fatta seria e si era avvicinata a lei per dirle sulla spalla " io ci vado a scuola oggi, abbiamo tre ore insieme..."

Marta si era voltata, il suo viso a pochi centimetri da quello di Erica, gli occhi che cadevano sulle sue labbra perfette, che incontravano quegli occhi marchiati di scuro che la leggevano dentro. 

La mano di Marta era andata a sistemare una ciocca dietro quel piccolo orecchio, sistemato l'orecchino con i cerchi aggrovigliati. Ora ci baciamo, pensava Erica guardando a sua volta le labbra di Marta su cui si intravedevano ancora sottili tracce di rossetto. 

"Sei troppo giovane..." le aveva detto con voce appena udibile, quasi a scusarsi.

"Lo sai, che sei anni di differenza non sono tanti..." Erica pareva muoversi millimetricamente nella sua direzione ad ogni parola pronunciata "anzi, cinque, ti ho raggiunta..."

"Non funziona così..." Marta aveva sorriso scoprendo appena i suoi denti bianchissimi, che luccicavano e attiravano Erica come fosse allodola.

"... e poi... sono la tua professoressa..." quelle parole sussurrate riecheggiavano nell'auto, complice il silenzio della via deserta di periferia.

"Due mesi e mi diplomo..."

Marta aveva inclinato la testa e aveva scattato una foto mentale di Erica nella sua auto, avvolta nel giubbotto, i piedi sul sedile, i capelli tirati da un lato e l'espressione di chi sta ancora sognando.

"E ora, che altra scusa troverai, per non baciarmi?" Da dove l'aveva preso Erica, questo coraggio? Si domandava Erica stessa.

Marta scuoteva impercettibilmente la testa e respirava quell'aria carica di tensione tra loro, era inebriante più dell'alcol. Erica sorrideva e aspettava, la situazione pareva essersi ribaltata, era Marta la ragazzina timorosa e lei era la donna sicura di sé che la voleva, qui e ora. 

"Non ho più scuse..."

Ecco, ora ci baciamo. Pensava ancora Erica.

Con la stessa naturalezza con cui aveva pronunciato quella frase, si era voltata e aveva acceso l'auto portandole via da lì, come a portarle lontane da quel desiderio che invece si moltiplicava ad ogni metro, perché ce l'avevano addosso.


INSEGNAMI L'AMOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora