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Lunedì mattina in classe la guarda senza pudore. Marta indossa un pantalone nero con una striscia laterale che le dona molto, un maglione corto che le lascia una parte della vita scoperta. E lei in quel centimetro libero di pelle ci si perde e pensa... chissà se anche lei la notte... si accarezza pensando a me. 

Quel pensiero le fa risalire un'onda calda fino al collo, che poi precipita di nuovo tra le sue gambe, è perennemente eccitata. Come se le avesse letto nel pensiero, Marta alza lo sguardo e la trova a fissarla. Le sorride "Erica, puoi venire un momento?"

Erica, un po' imbarazzata si alza e la raggiunge alla cattedra. "Sì?"

"Potresti prendermi il vocabolario di italiano? Dalla biblioteca..." e le fa l'occhiolino, che solamente lei intercetta, perché con il corpo dà le spalle alla classe e copre la visuale.

"Certo, adesso?"

"Sì, grazie"

Erica ci va a passo svelto, sorridendo ai muri, alle mattonelle in granito vecchie cento anni, al lampadario industriale impolverato. Si chiude la porta alle spalle e apre uno per uno i grandi vocabolari in cerca di qualche foglio. Lo trova nell'ultimo, c'è una pagina a righe con una piccola scritta  a matita che dice sabato sera, 19:30, passo io, offri tu. 

Se lo mette in tasca ed esce dalla stanza, poi torna sui suoi passi, prende un vocabolario e si dirige verso la sua aula. 

"Ecco, prof"

"Grazie" 

Si fissano per un istante, una piccola corrente elettrica tra loro. Marta le sfiora un dito mentre prende il vocabolario dalle sue mani. Sono due folli, due incoscienti. 

Erica torna al suo posto e sorride soddisfatta.

"Da quand'è che sorridi così tanto, tu?" Le chiede Sara.
"Da quand'è che non ti fai i cazzi tuoi, tu?" Risponde lei, ridendo.

"Praticamente da sempre" risponde l'amica scacciando una mosca invisibile dalla sua spalla. 

È vero sorride sempre adesso, perché le sembra di sorridere per mezza umanità messa insieme. Non sta nella pelle. Ha qualcosa da aspettare durante la lunga settimana, un giorno tutto per loro. 

Torna a casa, vorrebbe avere il suo numero, scriverle. Sbuffa contro il soffitto. Si mette il cuscino in testa. Decide di chiamare Matteo per fare un giro in bicicletta con lui. Si mettono d'accordo per le cinque di pomeriggio.

Mentre si prepara, Silvia le scrive un messaggio:

 Ti è arrivata la mail?

Quale mail?

Dalla scuola Holden, io non ho preso la borsa... Che palle. Aggiunge faccine disperate.

Cazzo, mi spiace. No, non ho ricevuto niente. 

In realtà non controlla le mail da una vita. Si siede alla scrivania e accende il computer. Eccola! Il cuore le batte all'impazzata. Oh, porco cane!

INSEGNAMI L'AMOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora