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Erica corre per le scale, entra e si chiude in camera sua, si siede sul pavimento con le spalle appoggiate al letto. Bisogna essere seduti per leggere certe cose. 

Apre con cura la busta bianca, come una piccola reliquia, si rammarica di dover rompere la carta. Dentro ci sono due fogli, uno a righe ripiegato e un bigliettino di accompagnamento che dice l'ho scritto un anno fa, in quella sala con te, mi dispiace, non ho potuto bruciarlo davvero... buon compleanno Erica. Io ti vedo, tu esisti, hai valore. 

Erica è incredula, le ha regalato il suo testo sulla paura, non lo ha davvero bruciato quella sera al parcheggio. Quale sarà la sua paura più grande? Si affretta a prendere quel foglio ripiegato tra le mani e leggerlo tutto d'un fiato.

Chi l'avrebbe detto che mi sarei ritrovata ancora una volta tra questi  banchi? Sto seduta qui con tre studenti, Erica accanto a me che scrive come al solito milioni di parole che escono come un fiume in piena dalla sua mente giovane e brillante. Mi ricorda me alla sua età, perché sembra guardarsi intorno con la stessa diffidenza, con la stessa urgenza di auto affermazione, in un contesto in cui  tutto intorno sembra non rappresentarla. 

A sedici anni mi sono innamorata della mia insegnante di  latino, era molto bella, o almeno così io la ricordo. Teneva i capelli biondi raccolti in alto, vestiva sempre come se fosse uscita da un film anni 20 e a me quegli abiti a metà polpaccio toglievano il fiato. Passavo ore a guardarla, a sentirmi sbagliata. A sognare e nello stesso tempo maledirmi per una vita che non avrei mai avuto. 

Ho riconosciuto subito quello stesso sguardo in Erica, ha il medesimo terrore innamorato negli occhi. Vorrei che qualcuno alla sua età me lo avesse detto, che una persona più grande mi avesse rassicurato: tu esisti, hai valore, hai dignità e diritto di amare e troverai la persona che ti farà sentire nel posto giusto al momento giusto. 

Ho una grande paura, che in questo momento accompagna le mie giornate. Che lei possa scoraggiarsi come ho fatto io, rinunciare a una parte di sé per compiacere gli altri. Che possa scendere a compromessi con i sentimenti, per piegarsi quello che la società le detta. 

Vorrei dirle che non è sbagliata, che non deve odiare tutto intorno, deve trovare il modo di farne parte con orgoglio. Perché lo merita, come tutti.  

Erica arriva fin al punto finale e ricomincia a leggere quel foglio da capo, le tremano le mani e ha gli occhi lucidi. Anche lei quindi era attratta dalle donne... quando aveva la sua età. E ora? Cosa significa che ha rinunciato a una parte di sé per compiacere gli altri? Vorrebbe avere più risposte da quelle righe, ma si deve accontentare di quel regalo.

Stringe la carta al petto con delicatezza, dovrà durare cento anni. È grata a Marta per averle permesso di conoscere quei suoi pensieri, per averle fatto comprendere di non l'unica al mondo a sentirsi così. Si stende sul letto e sorride, sorride e piange, mentre di lei felicità e malinconia si mescolano come acquerelli. 

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