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Quando aspetti qualcosa, il tempo pare non scorrere mai. Così quella settimana era sembrata lunga almeno un mese. Una settimana di prove d'esame, di sguardi che si cercavano furtivi, di mani che si sfioravano tutt'altro che casualmente. Ha provato due volte ad aspettarla in biblioteca, ma lei non è mai andata. Troppo rischioso. 

L'attesa di lei è dolorosa a livello fisico, Erica la sente nei muscoli tesi, nella fitta sorda allo stomaco, nel ronzio in testa che non passa, come un pensiero che ha preso la forma di un acufene. Il suo corpo sta urlando da dentro, mentre lei si sforza il più possibile di essere immobile e impenetrabile. 

È fatto così l'amore? Si domanda Erica, che sperimenta tutto questo per la prima volta. È così vicino al dolore? Così vicino alla nausea che si potrebbe quasi vomitare senza motivo?

"Ti è caduto questo dalla tasca..." Matteo raccoglie il foglietto dal pavimento e lo porge a Erica che sbarra gli occhi e lo riprende rapidamente. È il suo appuntamento di sabato, non riesce a buttarlo, si era ripromessa di attaccarlo a casa nel suo diario, ma per ora preferisce tenerlo addosso. Deve cercare di stare più attenta.

"Eh non lo leggo mica..." sorride Matteo nel dirlo, vedendo la sua fretta nel ricacciarlo in tasca.

"Che? No, sono solo stupidi appunti..."

Lui annuisce, dubbioso "domani è sabato, che si fa?"

Sono fuori in cortile per la ricreazione, lei, Silvia, Matteo e Sara. Sara regala pezzi del suo panino al salame a Silvia che pare non mangiare da giorni.

"No, domani non posso"

"E che devi fare?" Interviene Sara.

Erica cerca dentro di sé una risposta convincente "devo vedere mio padre". Ecco, sono rimasti tutti in silenzio, non chiedono altro, sanno quanto sia pesante per lei il suo rapporto con il padre in questo momento.

"Potremmo andare al cinema, Domenica pomeriggio. Che dite?"

"Potete anche uscire sabato senza di me... non sarà la stessa cosa senza l'anima del divertimento..." ride Erica nel dirlo.

"Infatti andiamo lo stesso al bowling, no?" Guarda speranzoso le altre due ragazze.

"Ok!" Dicono in coro Silvia e Sara per accontentarlo "ma porta un amico, almeno abbiamo una squadra decente..."

"Lo chiedo a Salvo"

"Il tuo amico dell'altra scuola?"

"Sì, non lo conoscete... ma vedrete che vi piacerà" 

"Vedremo" dice Sara cercando di fare la difficile senza troppo successo. 

La settimana non passava, invece il sabato pomeriggio arriva in un baleno, anche troppo in fretta.  Erica bisticcia con la piastra, con l'armadio e con la madre. 

"Tuo padre ti ha di nuovo invitato e tu..."

"Io non ci vado!" Le dice, perentoria. 

"Ma gli accordi..."

"Ma quale accordi? Non sono un pacco io! Che mi potete spostare qui e lì... e poi scusa... vale anche dopo i diciotto?"

La madre si mette a piangere e la spiazza completamente. 

"Lo so che non lo vuoi vedere, ma quello che è successo tra noi è una cosa... lui è sempre tuo padre..."

"Certo... con lo splendido rapporto che avevamo..." ironizza lei.

"... lo rimarrà sempre..."

"Che fregatura!" Erica va in camera e si sbatte la porta alle spalle. 

Suo padre ora è l'ultimo dei suoi pensieri. 

Sistemare questi capelli ribelli, ha la priorità.

Mette la maglia a righe bianca e nera con il collo a barca che le aveva comprato sua madre e che lei non aveva mai messo, dopotutto le sta molto bene, le lascia le spalle mezzo scoperte.

Poi mette il jeans chiaro, il giubbotto anche quello in jeans e le sneakers nere alte. Si guarda nello specchio e si trova bella. Ultimamente le piace mettersi degli orecchini carini e truccarsi appena gli occhi. 

Mettono la borsa le donne, per uscire? Lei la borsa non ce l'ha mai avuta. Non può uscire per un appuntamento con lo zaino. Oddio, è un appuntamento?

Quel pensiero la fulmina.

"Mamma! Ce l'hai una borsa?"

La madre spalanca gli occhi, ma non fa commenti, non vuole litigare ancora. 

"Una che non sia... troppo da vecchia"

"Sei sempre un tesoro tu... quindi le mie sono borse da vecchia?"

"Dai, hai capito..." dice Erica ridendo.

"Vieni, ne ho un paio che ti potrebbero piacere"

L'armadio di sua madre ha i vestiti... colorati! Non regna il nero come nel suo.

"Posso prendere questa? A tracolla in pelle mi piace"

"Certo tesoro, la puoi anche tenere, ti sta molto bene"

Erica non è abituata ad interagire così bene con la madre, entrambe si studiano con sospetto. Poi lei cammina piano per la stanza, avvicinandosi al ripiano dove stanno i gioielli, scorre gli orecchini con la punta del dito indice.

"Prendi quello che vuoi..."

"Me la presti questa catenina argentata?"

In tutta risposta la madre le prende e gliela mette al collo. Po fa un passo indietro per guardarla meglio "sei molto bella".

Erica abbassa la testa, non riesce ad accettare i complimenti da nessuno, tanto meno da sua madre, che le si avvicina e le da un bacio sulla tempia "divertiti".

Erica sorride e scappa in camera a finire di sistemarsi.

Se solo sua madre sapesse... manderebbe subito un'ordine restrittivo per vietarle di avvicinarsi. 

Ride davanti allo specchio, mentre fa scorrere il lucida labbra sulla la bocca socchiusa.


INSEGNAMI L'AMOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora