❀Capitolo 30

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Min-jee era stesa, come sempre negli ultimi giorni, nel lettino scomodo dell'ospedale, le braccia erano incrociate strettamente al petto e sul suo volto c'era un'espressione imbronciata

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Min-jee era stesa, come sempre negli ultimi giorni, nel lettino scomodo dell'ospedale, le braccia erano incrociate strettamente al petto e sul suo volto c'era un'espressione imbronciata. Le sopracciglia erano strette a formare una piccola ruga centrale, mentre le labbra erano strette in una linea dritta.

La signora con cui condivideva la stanza, fortunatamente, era stata portata in un altro reparto a passare una visita e la brunetta aveva finalmente il tempo per rilassarsi e imbronciarsi in santa pace senza dover dare spiegazione alla causa del problema.

Min-jee non voleva sembrare antipatica, ma ogni volta che tornava all'ospedale le sue compagne sembravano peggiorare di volta in volta. Tutte che si lamentavano di essere finite in ospedale quando avevano vissuto per tutta la vita in salute e senza problemi e non accettavano di averceli ore, alla veneranda età di 70 anni circa, il range non variava molto nel reparto di nefrologia e solitamente si potevano trovare persone dai sessanta anni in su più Min-jee. Quest'ultima aveva sempre risposto a queste donne in maniera gentile, usando sé stessa come esempio per far capire loro che non era carino lamentarsi dato che c'era gente messa anche peggio sia in salute che per età, ma ogni volta la risposta era la stessa "Tu sei giovane sei forte e puoi sopportarlo" la brunetta però avrebbe sempre voluto ribadire che il dimostrarsi forte non equivaleva al sopportare tutto.

Dopo essere stata per qualche minuto ferma in quella posizione, con la sua voce interiore che aveva iniziato un monologo polemico su quanto fosse stufa delle vecchiette di nefrologia, sbuffò sonoramente per poi sporgersi in modo maldestro verso il tavolino con i suoi effetti personali e recuperò il suo computer che Jungkook le aveva gentilmente portato la mattina precedente. Era pomeriggio, ed era a digiuno dalla mattina, sapeva già che quel giorno non avrebbe avuto visite dati i vari impegni che tutti avevano e sua madre sarebbe passata assieme a Sarang solo quella sera verso le sei e stava solo aspettando che qualcuno l'andasse a prendere per farle fare la visita che aveva in programma per poter mangiare qualcosa. Doveva solo attendere.

Ormai era da giorni che nella sua testa vibravano delle frasi, dei pensieri, che le facevano venire l'impellente bisogno di lasciarli andare su un foglio bianco e l'unico foglio bianco che aveva in quella stanza era quello di word.

Appena aprì l'applicazione sul suo portatile e si ritrovò la schermata bianca davanti agli occhi fu automatico cominciare a scrivere in modo spedito e incontrollato. Una carrellata di parole che apparivano una dopo l'altra sullo schermo, mentre le frasi le scorrevano in testa come su un gobbo facevano i testi per gli artisti. La sua lavatrice personale, finalmente, si stava sfogando e svuotando lasciando che piano piano la sua mente ritrovasse quella libertà e leggerezza che ultimamente erano sparite a causa di tutti quegli avvenimenti. Ed era meraviglioso sentire finalmente il silenzio estendersi man mano, il peso sul suo petto si faceva leggero e lo zoo nella sua pancia era andato in un dolce letargo. La calma stava tornando dentro di lei.

Non sapeva quanto tempo fosse passato, per lei sembrava anche troppo e poteva dire, rileggendo le sue parole, di aver trascritto in pochi paragrafi quella che era stata la sua vita.

My Amygdala ||Min Yoongi||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora