POV. Nicholas
Rimaniamo quasi un'ora a parlare con John.
È un tipo particolare, a volte spaventa, ma credo abbia provato cose troppo dolorose per poter rimanere spensierato.
Ci salutiamo e andiamo per strada mentre Licanster va verso il bosco.
Tom mi prende la mano.
《 Mi chiedo dove abiti quel tipo se è andato nel bosco. Non credo ci siano casette isolate sparse tra gli alberi 》
《 Magari è andato a farsi una passeggiata 》
Annuisce distratto.
《 Ora dove andiamo? 》
Ci penso un po su.
《 Io ho sete. Andiamo al supermercato a comprarci qualcosa? 》
Acconsente alla mia proposta e ci incamminiamo verso la destinazione.
Non è una grande costruzione, è poco più grande di un negozio normale.
Ci fermiamo davanti alle porte scorrevoli e aspettiamo che queste si aprino poi entriamo.
Giriamo tra gli scaffali fino a fermarci davanti ad una lunga fila di bibite di tutti tipi.
Apparte noi c'è solo un altro ragazzo di 18 anni che probabilmente è molto più grande di quanto dimostra fisicamente.
Guardiamo in giro abbastanza indecisi su cosa prendere.
《 Non vuoi qualcosa di fresco? Fa caldo 》
Faccio una smorfia.
《 Sì, così ci prende un colpo. Meglio qualcosa a temperatura ambiente 》
Tom mi guarda pensieroso.
《 Ma se le prendiamo fredde appena usciamo si scalderanno in fretta mentre se le prendiamo a temperatura ambiente poi quando usciamo fumeranno. Si squaglieranno con tutta la lattina 》
Mi scappa una risata immaginandomi la scena.
In effetti non ha tutti i torti...
Sto per rispondergli quando il ragazzo accanto a noi sbuffa rumorosamente.
Si passa una mano tra i ciuffi biondi e se li tira leggermente.
Poi si gira verso di noi e io devo trattenere un verso di stupore.
Ha degli occhi...
Si avvicina e si infila le mani in tasca.
《 Emh... scusate 》
Anche Tom si gira verso di lui e capisco che è rimasto sorpreso quanto me.
《 Sembrate intenditori e... io avrei bisogno di una bibita calda, ma sono nuovo e non ci sto capendo nulla, se magari potevate aiutarmi... 》
Rimango un po spiazzato dalla richiesta.
Qualcosa di caldo con le temperature che ci sono fuori?
È pazzo?
Provo a dire qualcosa di sensato cercando di non incantarmi troppo a guardare i suoi occhi.
《 Non è meglio... qualcosa di freddo? 》
Lui sorride un po imbarazzato.
《 È che non sono abituato a tutto questo caldo e... non credo neanche che rimarrò qui più del dovuto. Il tempo di sistemare una faccenda, ma non sopporto le bibite fredde mi fa raggelare il sangue nelle vene 》
Si gratta la testa imbarazzato.
Mi ricorda Alex per questa storia.
Tom prende la parola.
《 Prendi quella che più ti piace e poi vai a riscaldarla. Anche se avessimo una cella frigorifero si squaglierebbe tutto comunque, quindi è meglio fare così 》
Il ragazzo annuisce sorridendo e prende una delle tante bibite e ce la mostra.
《 E ora? 》
Mi trattengo dal ridere.
《 Non puoi scaldarla a casa tua? 》
《 Emh... è... complicato 》
Tom mi prende la mano e indica la cassa davanti alle porte.
《 Allora andiamo li a chiedere. Non è una cosa da tutti i giorni, ma dovrebbero esserne in grado 》
Accompagnamo il ragazzo alla cassa e lui dopo aver pagato chiede alla commessa se può scaldargliela.
Inutile dire che la povera commessa è stregata dal ragazzo come una calamita.
Di solito è una tipa simpatica e che parla molto, ma fino ad ora ha solo detto "1€" e "sì".
Manca che cominci a sbavare, ma il ragazzo la ignora con rispetto.
Probabilmente non è la prima volta gli capita e non sarà neanche l'ultima.
Fortunatamente in poco tempo riesce ad esaudire il desiderio di quello che probabilmente per lei è un dio e dopo aver pagato anche noi usciamo dal supermercato.
《 Grazie per avermi aiutato ragazzi 》
Gli porgo una mano e Tom fa lo stesso.
《 Un piacere 》
Stringe prima la mia mano poi quella di Tom e fa una specie di saluto militare solo con due dita e se ne va.
《 Che tipo strano 》
Guardo Tom curioso.
《 Che intendi? 》
《 Beh lasciando il fatto che riesce a tenere in mano una lattina bollente come se nulla fosse, perché bere qualcosa di fumante con questo caldo? 》
《 Anche Alex quando ero piccolo faceva la stessa cosa 》
Mi guarda storto.
《 In che senso? 》
《 Beh lui come sai è stato cinque anni in Alaska prima di trasferirsi qui con mia madre. E li ovviamente fa freddo. Nonstante il caldo Alex non riusciva a bere le cose fredde e a volte anche mamma doveva prendere più sorsi per finire una piccola quantità. Io questo problema non lo ho perché eravamo già qui quando ho smesso di bere latte e mi divertiva guardarli 》
《 In effetti non si vedono biondi tutti i giorni... soprattutto con degli occhi del genere. Sarà sicuramente straniero, forse un vagabondo visto che credo di aver capito che non ha una casa 》
Prendo un sorso e mi stiracchio.
《 Chi lo sa. Forza torniamo a casa 》
Tom annuisce e ci incamminiamo verso casa mia.
Quando arriviamo ci fermiamo davanti alla porta e lui mi stringe dolcemente.
《 Ci vediamo domani a scuola 》 sussurra nel mio orecchio.
Ci diamo un lungo bacio e lo guardo allontanarsi da casa mia.
Sospiro sconsolato.
Stavo cominciando ad amare la sua presenza qui.
Suono il campanello e Alex mi viene ad aprire.
Mi sdraio subito sul divano e mio fratello mi guarda con un sopracciglio alzato.
《 Qualcosa è andato storto? 》
《 Eh? Ah, no, no. È che mi piaceva la sua compagnia qui 》
Lui sorride.
《 Lo sai che alla mamma non da fastidio se li inviti 》
La mamma è così gentile con noi...
《 Approposito, dov'è la mamma? 》
I suoi muscoli si tendono un attimo, ma si ricompone subito.
Se gli ha fatto qualcosa io...
《 In camera a dormire 》
Sì certo come no, usi sempre la solita scusa.
La frase corretta è "in camera a piangere".
Per non insospettirlo salgo tranquillamente al secondo piano e quando sono davanti alla camera di mamma busso piano.
《 Chi è? 》
Riconosco la sua voce.
C'è del dolore dentro.
Quel maledetto bastardo...
《 Mamma sono Nicholas. Posso entrare? 》
La sento alzarsi in piedi ed apre la porta che a quanto pare era chiusa a chiave.
Mi butto tra le sue braccia abbracciandola e lei ricambia la stretta un po tremante.
Ci sdraiamo sul letto rimanendo abbracciati e io non posso fare a meno di ricordare quando ero molto piccolo e ci trovavamo in questa posizione perché avevo freddo.