A casa

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Non so quanti giorni sono passati, ma John non si è fatto più vedere i camera, ogni tot di tempo mi ritrovavo un piatto nuovo sulla scrivania portato da qualcuno che non conoscevo e tentare di scappare sarebbe stato troppo rischioso.
Poi un pomeriggio finalmente mi hanno fatto uscire.
Mi hanno messo delle manette.
Manette di argento.
I polsi mi bruciano e vedo già il segno rosso sulla pelle, devo stare attenta a non muovermi troppo o potrei farmi segni indelebili.
Seguo un ragazzo attraverso un lungo corridoio questo mi stringe con forza il braccio finché non arriviamo ad una porta.
Quando la apre il vento freddo mi investe all'improvviso costringendomi a chiudere gli occhi.
Questo freddo...
Siamo... siamo... tornati a casa.
Mi guardo intorno.
Gli alberi coperti di bianco, il freddo perenne... Alaska.
Casa.
Scendiamo le scale e quando i piedi nudi affondano nella neve rabbrividisco.
Non sono più abituata a tutto questo freddo...
Dietro di me delle mani mi stringono un coperta intorno al corpo e mi tirano su.
Finisco tra le braccia di John che guarda un punto impreciso nel bosco.
《 Avete controllato? 》
Anche il ragazzo comincia a guardare il bosco forse in cerca di qualcosa.
《 Sì e molti girano ancora nei dintorni, non si preoccupi alfa sono gruppi numerosi 》
John fa un verso di assenso.
《 Ricordatevi il coprifuoco 》
Il coprifuoco?
Perché?
Il ragazzo annuisce e ritorna sulla nave.
John invece comincia a camminare per il bosco con me tra le braccia, non mi rivolge neanche un'occhiata, vedo nel bosco molti lupi e tutti sembrano far parte del branco di John... mi chiedo come sia riuscito a farli convincere di entrare nel suo branco.
Qualche minuto dopo vedo qualcosa che non avrei mai pensato di rivedere.
Il paese... quello... dove ho incontrato per la prima volta John.
L'odore è chiaro, non ci sono umani qui.
《 Fanno tutti parte del mio branco nel caso te lo stessi chiedendo. Come vedi io ho fatto qualcosa di giusto 》
Mi trattengo di dargli uno schiaffo solo perché mi farebbe male ai polsi e non concluderebbe nulla.
《 Ne sono felice John 》
Ed in fondo è vero.
Lui trattiene quella che sembra una smorfia e le sue guance si colorano leggermente di rosa.
È sempre il solito in fondo.
Il problema è quanto in fondo.
Saliamo fino a ritrovarci davanti al cancello di quella che una volta era casa mia.
Nel giardino tutto è cambiato, ha un aspetto meno curato di quello che mi ricordavo, qualcuno se ne occupa, ma non per il piacere di rendere tutto più ordinato.
La casa ha un aspetto antico, vissuto forse un po... non... non lo so.
Non mi ricorda la casa accogliente di anni e anni fa.
Anche dentro è tutto identico.
Non è cambiato nulla.
Saliamo fino a fermarci davanti la porta della mia camera.
John mi libera i polsi dalle manette e mi lascia nella mia camera.
La mia cameretta.
《 Ringraziami sorellina perché me lo merito 》
Mi spinge dentro quello che era il mio piccolo rifugio e mi chiude dentro.
Ringraziarlo?
Per cosa?
Per avermi portato qui?

POV. Nicholas

Quando scendiamo dalla nave non riesco a trattenere un verso di sorpresa.
Neve.
Così tanta neve...
È... ovunque.
Sugli alberi, sulla terra... non sembra neanche esserci una terra sotto la neve.
È tutto così bianco... come il pelo della mia mamma...
Tom mi stringe al suo petto ed io gli metto il braccio intorno ai fianchi.
《 Quanta neve... 》 sussurra lui.
Guardo Kane e Drake.
Il padre del mio fidanzato ha uno sguardo sbalordito.
Sembra un bambino nel regno di fantasie.
Mio padre invece si guarda intorno con un'espressione triste.
Lui ha già visto tutto questo, di certo sarebbe voluto tornarci, ma non in questa maniera.
Un ragazzo ci lancia delle coperte che ci avvolgiamo intorno al corpo per evitare una febbre a causa del cambiamento di temperatura, ma papà la lascia cadere per terra si strappa i pantaloni all'altezza delle caviglie.
《 Fatelo anche voi 》 dice lui triste.
Vuole la mamma.
Non è lontana, non dovrebbe esserlo... veniamo circondati da quattro ragazzi e cominciamo a camminare nella neve, con tutto questo freddo non riesco a sentire neanche un odore, papà invece sembra concentrato, lui è abituato, è... forte.
Attraversiamo un paese fino a ritrovarci dentro una grande villa poi finiamo in una sala, completamente vuota tranne per un pianoforte.
Praticamente ci chiudono qui dentro.
Drake all'improvviso mi prende in braccio e mi stringe con forza.
《 Copri le caviglie o ti sentirai male 》
Faccio come dice e chiudo gli occhi.
Mamma non è lontana.

POV. Alex

Quando scendiamo a terra vedere tutta questa neve...
Questa è casa mia.
《 Alex quindi tu una volta vivevi qui? 》 mi chiede Pete.
《 Non esattamente qui... ma la neve c'è comunque 》
I miei amici si guardano intorno estasiati da tanto bianco.
Beatrice si stringe a me infreddolita così io la prendo in braccio.
Dei tipi ci ordinano di cominciare a camminare e noi lo facciamo, passiamo tra gli alberi e non posso fare a meno di notare tutti i licantropi intorno a noi, non è di certo per controllarci, c'è qualcosa... ma non capisco cosa.
Arriviamo fino ad un paese, c'è poca gente per strada mentre il tramonto colora la neve.
Saliamo fino ad arrivare ad un villa più isolata dal resto ed entriamo.
Dentro ci aspetta John.
Con un cenno della testa ordina qualcosa ai suoi ragazzi.
Due prendono i miei amici e li fanno salire un altro mi guarda paziente.
Cosa?
《 Posa la tua compagna Alex devo farti vedere una cosa. Starà con il tuo branco 》
Gli lancio un'occhiataccia, ma lui non sembra minimamente preoccupato.
Pete scende all'improvviso dalle scale.
《 Eih... mi hanno detto che... 》
Mi mordo con forza un labbro.
Trattieniti Alex rischi solo di mettere in pericolo la tua amata.
Lascio andare Beatrice che viene stretta tra le braccia di Pete e salgono su.
《 Spero che ne valga la pena 》
John esce fuori dalla villa ed io lo seguo silenzioso.
Giriamo dietro la casa fino a trovarci davanti ad un groviglio di fiori.
John si siede davanti a queste con la mano mi fa cenno di mettermi accanto a lui.
Lentamente lo affianco.
《 Questa doveva essere casa tua. Lo sai vero? 》
《 Già se qualcuno non mi avesse strappato dalle braccia di mia madre 》
Mi guardo intorno.
No, troppi lupi, non posso attaccarlo... devo ragionare.
《 Guarda davanti a te Alex. Dove ci sono i fiori 》
Lo faccio.
《 Sai cosa c'è sotto questi fiori? No. Ovviamente non lo sai. Allora te lo dico io. C'è tuo padre qui sotto Alex. Mio fratello 》
Allora mamma aveva ragione...
All'improvviso tutto quello a cui cercavo di pensare è scomparso.
Riesco solo a ripetermi in testa "Papà. Il mio papà è qui davanti".
《 È stato lui ha scegliere il tuo nome. Se fossi stato una femmina ti avrebbe chiamato Luna. Buffo vero? Un nome tanto prezioso contro uno tanto comune... 》
Lo guardo con la coda dell'occhio, lui ha i capelli davanti al viso, l'unica cosa che riscontro a vedere è il suo sorriso.
Un sorriso malinconico e triste.
《 A volte mi chiedevo se usasse davvero la testa. Avresti dovuto vederlo... gli si illuminavano gli occhi quando parlava di tua madre e te. Sembrava ti conoscesse già, sembrava sapesse tutto della tua vita anche se questa era a malapena iniziata... 》
Ride leggermente poi si sposta i capelli da davanti al viso e guarda i fiori e i rampicanti davanti a noi.
Ha gli occhi lucidi.
《 Era un cretino. Si prendeva troppe responsabilità nonostante la sua malattia lo limitava in molte cose. Anche solo amare tua madre lo faceva stare male, ma ovviamente non lo dava a vedere, solo io lo sapevo. Eppure continuava a riempirla di attenzioni e... è riuscito addirittura a farti nascere 》
Vedo chiaramente i suoi occhi riempirsi di lacrime, ma queste non scendono.
Rimangono li, immobili.
All'improvviso si alza e mi da le spalle.
《 Lui avrebbe davvero voluto vederti crescere. E... allo stesso tempo avrebbe voluto ucciderti per non farti crescere in un mondo tanto ostile 》
Mentre si allontana da me il mio cuore comincia a battere velocemente, le lacrime cominciano a cadere dai miei occhi senza che io possa controllarle.

Ombre del passatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora