Capitolo 8 - Via insieme

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Mi condusse su per una stradina stretta e ciottolosa. Parcheggiata, appoggiata a una parete, c'era una moto. Tirò fuori due caschi e me ne porse uno.

"Tieni... Sei mai stata su una moto?" mi chiese.
"No" mormorai stupefatta. Era una bellissima moto. In paese pochi si potevano permettere anche la moto, oltre all'auto.

Mi arrampicai dietro di lui e mi aggrappai alla sua schiena, circondandogli la vita con le braccia. Mi accarezzò le mani intrecciate sui suoi addominali. Io appoggiai la testa sulla sua clavicola e inspirai il profumo del suo collo, dalla pelle morbida. Poi partimmo. Via insieme.

L'aria fredda della notte mi pizzicava le guance. Il vento mi scompigliava i capelli. La luna splendeva, argentea e luminosa. Le tenebre misteriose e profonde della notte ci avvolgevano.

Viaggiammo per circa un'ora. Avevo perso la cognizione del tempo. Riuscivo solo a pensare: 'Sono partita, incredibile, con Thomas!'. E quello mi bastava. Ad un tratto, non sapevo dov'ero, ci fermammo.

"Solo un attimo di pausa. Adesso incominciamo a viaggiare in modo più comodo" mi comunicò Tom.

Era un parcheggio deserto. Non si vedeva anima viva. Si diresse verso un angolo. Non vedevo bene, capii solo che si trattava di un'automobile. Quando mi abituai all'oscurità e riuscii a vedere meglio, impallidii dallo stupore. Ero letteralmente a bocca aperta. Senza parole. Indescrivibile.

Era una Mclaren rosso rubino, lucida e scintillante, di un colore metallizzato. Decappottabile. Due posti, sedili neri in pelle. Otto cilindri.

Non me ne intendevo affatto di auto, ma riconobbi immediatamente che si trattava di una macchina di lusso, costosa e dotata di un ottimo motore. Superlativo.

Quando lo vidi tirare fuori delle chiavi e aprire la mia portiera con fare galante, non riuscii a muovermi. Ero impietrita dalla meraviglia.

"Non ti piace? Speravo fosse di tuo gradimento, pensavo ti piacessero le macchine eleganti decappottabili, da quanto mi hai detto..." disse sorridendo piano.
"Io... io... non ho parole, è troppo bello per essere vero!" balbettai.
Lui rise: "Dai, sali"
Salii lentamente, mi sedetti sorridendo beata. Poi partimmo.

Il rombo del motore mi rimbombò nelle orecchie. Non avrei mai dimenticato quegli istanti: lui ridente con le dita affusolate sul volante, io a bocca aperta, il viso rivolto verso il cielo stellato e meraviglioso.

Mi voltai verso di lui. Sorrideva. Thomas era meraviglioso. Più bello ancora dell'auto, più bello della notte stellata. L'avesse saputo mio padre, amante e buon intenditore com'era delle auto, sarebbe stato felice. Nel pensarlo mi rattristai un poco, ma poi vidi il suo sguardo preoccupato, attento e amorevole, che sapeva sempre cogliere ogni mio stato d'animo. Ogni tanto pensavo riuscisse a leggermi nella mente.

Lo amavo alla follia, quella era una delle mie poche certezze. Mi sorrise, vedendomi felice e tranquilla.

"Ti amo, Jess" sussurrò mentre premeva il piede sull'acceleratore.
"Pure io" gli risposi.

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SPAZIO AUTRICE:
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