Capitolo 7 - Andiamo

64 7 2
                                    

I giorni seguenti furono come un sogno. Incontravo tutte le mattine e tutti i pomeriggi Thomas. A volte mangiavamo anche insieme pranzo. Mia madre e i miei fratelli lo conobbero e ne furono tutti contenti. Beh, quasi tutti. Josh aveva intuito che era stato anche per colpa sua che io avevo sofferto. Non sapevo come, lo aveva capito e basta. Sesto senso dei fratelli, probabilmente. Anche Ally non era troppo felice di Tom. Era terrorizzata all'idea che io potessi stare ancora male per colpa sua. Non le avevo raccontato niente del fratello di Tom, le avevo semplicemente detto che avevamo sistemato. Cosa non difficile da capire, a dire il vero, visto che "la mattina del perdono" ero tornata a casa con un sorriso da un orecchio all'altro e per mano a Tom.

Mi sembrava inconcepibile stare senza di lui per più di qualche ora. E anche durante quelle poche ore mi mancava. Mi disse che suo fratello ritardava, era stato trattenuto da un impegno e sarebbe ritornato forse fra un mese. Se non più tardi.

Mi svegliavo tutte le mattine all'alba e insieme ammiravamo il sorgere del sole. Poi, io scrivevo e lui disegnava, non so che cosa. Non me lo voleva dire.

Il giorno del suo compleanno uscii di nascosto dalla finestra di camera mia, arrampicandomi sull'albero. A mezzanotte mi trovai sotto la sua finestra. Presi un sassolino in mano e lo tirai piano contro il vetro della finestra.

"Tom! Tom!" lo chiamai.
Finalmente, dopo qualche minuto, la luce nella camera si accese, la finestra si aprì e vidi sbucare il volto del mio ragazzo.

Aveva i capelli arruffati, era un pigiama e gli occhi socchiusi erano assonnati.
"Chi è che mi sveglia a quest'ora della notte?" domandò piano, fra uno sbadiglio e l'altro.

"Buon compleanno amore" esclamai.
Lui spalancò gli occhi, meravigliato, e non appena mi riconobbe si passò una mano fra i capelli, imbarazzato.

"Piccola, non ti aspettavo" disse "Ecco un meravigliosa sorpresa!"
"È mezzanotte e volevo essere la prima a farti gli auguri" gli risposi.
Lui rise e mugugnò: "Aspetta un secondo che scendo".

Un attimo dopo era davanti a me, in jeans e maglietta.
"Ehy" sussurrò sulle mie labbra.
Poi sorridendo aggiunse: " Anche se non mi avessi fatto gli auguri per prima, saresti stata la prima cosa che avrei pensato appena sveglio. D'altronde, sei sempre il mio primo, migliore pensiero, sempre."

"Mi avevi detto che, se avessi voluto, avresti potuto mostrarmi la tua famiglia, i tuoi amici" dissi "Mi hai detto di scegliere il momento che più preferivo". Feci una pausa e mormorai "Ora".
Lui sorrise.
"Va bene" bisbigliò "Come vuole la mia regina... Lascia un biglietto a tua madre, staremo via un po'." Si girò per rientrare in casa a preparare uno zaino come quello che io avevo fatto quella sera, piena di vestiti di ricambio, taccuini, penne...

Ritornò pochi istanti dopo. Io avevo già scritto il biglietto per mia madre e l'avevo appeso sul frigorifero di casa mia.

Si fermò un attimo, ammirandomi.
"Il più bel regalo che avresti mai potuto farmi" mi disse.
"E non hai ancora visto il mio regalo" risi io. Gli mostrai un pacchetto che avevo accuratamente incartato a mano.

Lo prese sorridendo e lo aprì. Dentro c'era un quaderno: tutto quello che avevo scritto di lui da quando l'avevo conosciuto. In prima pagina avevo scritto una dedica:
A colui che sa farmi sorridere sempre, in ogni momento. A colui che sa farmi piangere a dirotto dalla commozione. A colui che sa stupirmi ogni giorno di più. A colui che sa essere spettacolare in ogni sua azione. A colui che sa essere un eroe nelle più normali azioni quotidiane. A colui che amo sopra ogni cosa.
Jessica

Lesse sorridendo la dedica. Alla fine si mise ad accarezzare le pagine e a sfogliare rapidamente il quaderno, annusando con evidente piacere il profumo della carta.

"T-ti piace?" balbettai, preoccupata che il regalo non fosse di suo gradimento.

Thomas si voltò verso di me. Mi scrutò per un istante, poi sollevò un angolo della bocca e all'improvviso mi ritrovai per aria. Mi teneva sollevata, le mani che mi stringevano i fianchi, il volto raggiante.

"Cosa? Credi che mi piaccia? Lo amo, quasi quanto amo te" rise.

Dopo avermi fatta volteggiare in aria, ridendo, mi abbracciò. Io intrecciai le mie gambe dietro la sua schiena. Tenendomi in braccio mi baciò.

"Grazie piccola" sussurrò.
Quindi mi depositò delicatamente a terra. Mi osservò ancora, sognante. Poi mi prese per mano e, intrecciando le sue dita con le mie, mi disse: "Andiamo".

Always with you♥Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora