Capitolo 39 - Perché?

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Quasi svenni. Il test era positivo.

Incinta.

Quella parola continuava a riecheggiare nella mia mente. Ero totalmente incredula. Un caos di emozioni contrastanti riempiva il mio cuore.

Felicità, perché sarei stata mamma.
Paura, di non essere in grado di essere una brava mamma.
Ansia, perché non me ne intendevo affatto di quelle cose.
Stupore, perché l'ipotesi di diventare madre un giorno mi era sempre sembrata lontana mille miglia da me.

Ecco che cosa pensavo, fissando il test che avevo appena fatto, guardandomi allo specchio e pensando all'essere mamma.

Respirai profondamente e mi appoggiai con la schiena contro la porta del bagno, lasciandomi lentamente scivolare a terra.

Incinta.
Incinta.
Incinta.

Rimasi a lungo lì a fissare il vuoto, con il vuoto pure nella mia mente. Mi sentivo "nulla". Non riuscendo a districare l'intreccio indissolubile delle mie emozioni, avevo deciso di emarginarle. Di allontanarle il più possibile da me.

In fondo, in quel momento così complesso, non sarei comunque riuscita a capirci qualcosa. Tanto valeva mettere dello spazio fra le mie sensazioni e la mia mente.

Solo dopo molto tempo, forse mezz'ora, forse di più, uscii dal bagno barcollando.

"Piccola... Iniziavo a preoccuparmi, non uscivi più di lì... che è successo?"

Oh Tom, Tom! Volevo trovare le parole giuste per dargli la grande notizia...

"Stai bene? Sembri... strana, come se non sapessi che cosa fare... Con me devi solo essere sincera: non ti chiedo altro, piccola" proseguì, mettendomi le dita sotto il mento e obbligandomi a guardarlo negli occhi.

"Io... io... Tom, davvero non so come dirtelo..." sussurrai. I miei occhi erano luminosi, improvvisamente la consapevolezza di quello che sarebbe accaduto di lì a nove mesi si fece strada nel mio cuore, assieme a un gran senso di felicità.

"Dimmi la verità e basta, senza tanti giri di parole. Diretta e semplice" mormorò lui, da un lato preoccupato, dall'altro meravigliato. Non capiva.

"L'hai voluto tu! Io... io sono incinta, Thomas" gli dissi con forza, con un timido sorriso sulle labbra.

Rimase a bocca aperta, gli occhi spalancati e increduli.

Mi avvicinai a lui, stringendomi di più contro il suo corpo caldo e dissi: "Sì, Tom, non è meraviglioso? Nostro figlio, Tom, nostro figlio!"

"No, Jess, non è affatto meraviglioso" disse nervosamente, allontanandosi dalle mie braccia e passandosi frettolosamente la mano nei capelli.

"Come? Non sei contento?" deglutii. Come poteva non esserne felice?

"No, pensavo che prendessi la pillola, Jess" rispose.

Davvero, non ci capivo più niente. Credevo che mi avrebbe abbracciato e baciato! Credevo che sarebbe stato contento! Invece mi sbagliavo. E non comprendeva il motivo di tutta questa angoscia. Anche io, certo, all'inizio avevo avuto paura, ma era un timore mescolato alla gioia, comunque. Lui invece pareva solo triste.

"Perché? Tom, non vuoi avere dei figli con me?" stavo per mettermi a piangere.

"Non voglio avere figli, ma non sei tu il problema, Jess"

"E chi è il problema allora?"

"Io"

Silenzio. Sospirò, si sedette sul letto, per poi subito rialzarsi. Non lo avevo mai visto così nervoso, nemmeno prima degli esami ad Harvard.

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