Capitolo 26 - E così questo è il mio ragazzo

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Le parole di Suzy riecheggiarono più volte nella mia testa, che mi sembrava tutt'ad un tratto vuota. Totalmente cava. La percepivo come una sorta di palloncino vagante.

"Jess? Jess? Tutto bene?" la voce preoccupata di Susan mi risvegliò dalla mia sorta di trance. Gli occhi, che prima erano rivolti verso un punto imprecisato del nulla, iniziarono a mettere a fuoco quello che mi circondava. Vidi che Suzy aveva gli occhi lucidi e mi aveva messo un braccio attorno alle spalle. Si vedeva che aveva parlato anche prima, quando ero persa nel vuoto, ma io non l'avevo ascoltata e a dir la verità nemmeno sentita.
Stare bene? Come avrei potuto stare bene! Le sue parole erano state come pugnalate nel mio cuore. Quindi, Tom non si fidava ancora abbastanza di me da dirmi la verità su tutto. Pensavo che mi avesse rivelato ogni cosa. Che ingenua che ero stata! Mi accorsi che mi stavo conficcando le unghie nella pelle delle braccia, procurandomi dei taglietti.

"Mi dispiace di non avertelo detto prima... Immaginavo... Immaginavo che Tom..."
"Che Tom me lo avesse detto. Anche io lo immaginavo. Invece no"
"Non prendertela, Jess"
"Mi ha mentito!"
"Ma lui non ti ha detto nessuna bugia..."
"Sì, ma avrebbe dovuto dirmi tutto! Siamo fidanzati, io e lui. E come io gli ho spiegato tutto di... di Matt, ecco, lui avrebbe dovuto dirmi di te!"
"Ma..."
"Niente ma, Susan! Non dico che avrebbe dovuto chiedermi scusa o cose simili, perché sarebbe stato sbagliato, però... dirmi che la mia migliore amica era stata con lui, questo sì!"
"Calmati, Jess, e asciugati le lacrime"
"Raccontami, Suzy, raccontami tutta la verità. Ho bisogno di sincerità. Un bisogno disperato di tutta la verità"
"Ho conosciuto Tom quattro anni fa. Era davanti al Marrison a cercare di convincere il buttafuori a farlo entrare, nonostante fosse troppo piccolo. Quattordici anni erano troppo pochi, ne servivano almeno sedici. Io conoscevo il buttafuori, era un mio amico. Non andavo spesso al Marrison, in effetti non ero abbastanza grande (quattordici anni anche io) perché queste cose mi piacessero veramente. Notai che era un bellissimo ragazzo, allora andai dal buttafuori e gli dissi che il ragazzo era con me. Billy (il buttafuori) si accigliò, ma io lo guardai con fermezza e mi fece entrare. O meglio, ci fece entrare. Appena entrati, ci presentammo, poi lui si allontanò di un passo. Io pensavo che volesse andarsene ed ero un po' triste, non capivo il perché. In fondo, non lo conoscevo neppure. Invece lui mi disse che ero la ragazza più sexy che avesse mai visto fino a quel momento e poi mi chiese di sorridere. Disse che quando sorridevo mi illuminavo tutta e diventavo ancora più bella. Quindi mi domandò di ballare. Dopo qualche ora, dovevo ritornare a casa. Mentre me ne stavo andando, lui mi fermò e mi chiese il numero. Glielo diedi e lui mi diede il suo. Lo salutai e me ne andai. Il giorno dopo, appena sveglia, lessi il suo messaggio di buongiorno. Mi domandò se volevo di nuovo venire con lui al Marrison, quella sera. Accettai e uscimmo. Iniziammo a vederci praticamente una sera sì e una no. Una sera, con lui bevvi anche il mio primo cocktail. Io non volevo, in fondo ruhm e coca era un po' troppo per una di quindici anni appena compiuti. Era il giorno del mio compleanno. Lui, però, insistette, dicendomi che dovevo provarlo, anzi, che dovevamo provarlo insieme, per dimostrare che noi eravamo grandi. In fondo, avevo appena compiuto gli anni, sarebbe stata una sciocchezza da fare insieme per festeggiare. Una volta sola, e poi basta. Alla fine accettai. In fondo, avevo preso una cotta per Tom e non volevo deluderlo facendogli pensare che ero una deboluccia. Quindi bevemmo. Il liquido mi bruciò la gola e lo stomaco, ma bevvi tutto il bicchiere. Tom mi fece i complimenti, anche lui aveva bevuto un po', ma lui altre volte aveva già bevuto un po' di birra e di vino, insomma, alcolici ma non così forti. Io mai e sentivo che il ruhm iniziava a inebriarmi. Mi girava la testa e non capivo molto. Mi chiese di ballare e io ci andai. Mi sentivo strana ed euforica e non riuscii a distinguere fra i miei veri sentimenti e quelli creati dall'ubriachezza. Ballammo e io questa volta sentii il bisogno di stare vicina a lui. Quindi gli buttai le braccia al collo e lui mise le sue mani sui miei fianchi. Mi strinsi con forza a lui, tanto che ogni centimetro quadrato del mio corpo era a contatto con il suo. Sentivo il suo calore e questo mi piaceva. In verità tutto in quel momento mi piaceva, ma lui particolarmente. A un tratto, lui mi fece un succhiotto sul collo. Poi mi baciò dietro le orecchie. Infine si staccò un secondo da me, per guardarmi meglio e io gli dissi: "Baciami, Tom. Ora, subito". Lui annuì e sorrise, poi avvicinò le sue labbra alle mie nel primo bacio in bocca della mia vita. Avevo però bevuto troppo alcool, quindi mi sentii male e dovetti andare in bagno. Lui mi accompagnò, lievemente preoccupato, e io vomitai l'anima. Anche lui vomitò. Alla fine eravamo tutti e due in uno stato pietoso, quindi ci mettemmo a ridere. E fu in quel momento che lui mi chiese di stare con lui. E io accettai."

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