Capitolo 27 - La verità mai?

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Quando arrivammo a Boston, Tom e mia zia ci stavano aspettando.

Andai immediatamente a salutare mia zia: capelli biondi tinti, occhi scuri con le lenti azzurre, occhiali finti rossi con le lenti a forma di cuore, rossetto fucsia con i brillantini, ombretto azzurro, vestito viola con un cappottino rosa acceso, scarpe col tacco alto. Insomma, una tipa un po' eccentrica. Mi venne incontro con un gran sorriso e mi schioccò due baci sulle guance, lasciandomi il segno del rossetto.

"Piacere, signora Cooper, sono Susan, l'amica di Jessica" si presentò cordialmente, con gli occhi arrossati e gonfi e la mano tesa.
"Oh, chiamami Jennifer oppure Jenny, Susan" rispose la zia, evitando la sua mano tesa per abbracciarla e baciarla come aveva fatto con me. In fondo, io per zia Jenny ero una sconosciuta quasi tanto quanto Susan.
"Ah, c'è questo caro giovanotto che mi ha aiutato e che ha detto di essere venuto per voi" bisbigliò la zia.
"Oh, non preoccuparti per lui, zia, non... non è importante, ecco" risposi io, evitando gli occhi di Tom, a bassa voce, per poi aumentare il tono, esclamando: "Andiamo pure, zia!"

Così vi dirigemmo a passo svelto verso l'auto fucsia della zia. Si vedeva che aveva la fissazione di tutte le sfumature del rosa e del viola. Mentre stavo aprendo la portiera dell'auto, sentii qualcuno prendermi per il polso, da dietro. Susan e la zia erano già in macchina, quindi poteva essere solo...
"Tom" borbottai nervosa.
"Ehy piccola" mi prese il volto fra le dita e mi fece girare. Sorrise, ma si vedeva che aveva gli occhi lucidi.
Io distolsi lo sguardo, puntando gli occhi verso l'auto.
"Piccola? Tutto ok?"
"No, Tom, non è tutto ok"
"Cosa... cosa è successo, piccola?"
"Smettila di chiamarmi piccola! Sono seria!"
"Oh... Ma non ho capito perché ti comporti così!"
"Non lo sai? Strano! Visto che tu sei il diretto interessato!"
"Non capisco, Jess, spiegami!"
"Se ti dicessi Susan che cosa penseresti?"
"Oh no, Jess"
"E se ti dicessi che mi hai mentito in tutto questo tempo che cosa penseresti?"
"Non ti ho mentito, Jess..."
"Non mi hai detto la verità Tom! Sulla mia migliore amica!"
"Non puoi capire..."
"Invece capisco benissimo"
"Non sai la verità..."
"E quando mai me l'hai detta, la verità?"
"Ti sbagli"
"Sì, certo Tom, sono sempre io che mi sbaglio, mai tu!"
"No..."
"La verità mai?"
"Te la spiego la verità, Jess"
"È troppo tardi, Tom, mi dispiace"
"Non voglio perderti di nuovo"
"Hai detto bene: di nuovo. Mi hai già persa altre volte, e non ti è bastato per capire. Per capire che a me, che sono la tua ragazza, la verità dovresti dirmela"
"Ma..."
"O meglio, che ero la tua ragazza, Tom"
"No, Jess, non puoi farmi questo!"
"Mi dispiace, Tom, mi dispiace davvero, ma fra noi è finita. Io mi fidavo di te, ma tu hai tradito la mia fiducia"
"N-no... Non andartene"
"Ritorna da Sally, Tom. Ritorna dalle tue put***e, Tom, quelle ci saranno sempre per te"

Detto questo entrai in macchina divincolandomi dalla presa di Tom e chiusi la portiera dell'auto. Zia Jenny mi lanciò un'occhiata interrogativa dallo specchietto retrovisore e io dissi con fermezza: "Vai, zia, andiamo"

Quindi, partimmo, lasciandoci alle spalle un Tom disperato, fra le lacrime.

Suzy non disse niente e le fui grata per questo. Si limitò a posare una mano sulla mia coscia, stringendo le labbra e facendomi così sentire che lei era con me. E non ci sarebbe stato, in quel momento, gesto più bello per me.

Nel breve tempo del viaggio dalla stazione alla villetta di mia zia, ricevetti 15 telefonate di Tom. Ma naturalmente non risposi a nessuna di esse.

La villetta era molto graziosa, con le pareti esterne di un rosa salmone molto delicato. Davanti c'era un piccolo giardino grazioso con pure una fontanella in marmo con un delfino sopra. Sul muretto attorno al giardino cresceva rigogliosa l'edera. Fra due platani prendeva un'amica che dondolava nella brezza. La via era composta da numerose villette a schiera, ma certamente quella di zia Jennifer era quella più originale, con pure due sedie a dondolo e un'altalena nella veranda sul retro. La zia era vedova: lo zio Frank era morto a soli 37 anni di tumore. Da allora la zia aveva incominciato i suoi vagabondaggi per il mondo intero. Certo, anche con il marito aveva spesso viaggiato e cambiato casa, ma era stato soprattutto dopo la sua morte che la zia aveva iniziato ad avere questa particolare "iniziativa".

Dentro casa, i mobili provenivano da mezzo mondo: dai tappeti persiani ai quadri italiani, da un dente di tricheco intagliato al vetro soffiato di Venezia, dalle statuette africane alle lanterne cinesi... Sembrava quasi un museo. E poi naturalmente c'era Foxie, la gatta di Jennifer che, quando era tornata a Washington DC (città dove aveva vissuto principalmente con zio Frank) dopo un lungo viaggio alle Seychelles, aveva ritrovata davanti alla porta ad aspettarla. Foxie era una gatta dal corpo flessuoso ed elegante, striato di rosso e arancio, con gli occhi dorati scintillanti. Nonostante sembrasse totalmente innocua, era in verità feroce e quando la accarezzai, rizzò il pelo e la coda, soffiò e mi graffiò con gli artigli affilati.

Io e Susan stavamo in due stanze vicine, con le porte che davano su uno stretto corridoio, al primo piano della casa. Sopra di noi, c'era solo più la soffitta. Io andai subito in camera mia e mi chiusi a chiave la porta alle spalle, per poi buttarmi sul letto a piangere. Che cosa avevo fatto? Avevo lasciato Tom! Senza lasciargli il tempo di spiegarsi! Il telefono dopo 18 sue telefonate finalmente finì di squillare, togliendomi così la tentazione di rispondergli.

Ero sconvolta. Da quello che mi aveva raccontato Suzy, ma anche da quello che avevo osato dire a Tom. Qualcuno bussò alla mia porta.
"No, lasciatemi in pace" strillai.
Un attimo di silenzio, poi un tocco leggero sulla porta e la voce di Susan: "Sono io, Jess, sono solo io"

Mi alzai, aprii la porta e la feci entrare, cercando di stare normale davanti a lei, ma non ci riuscii e crollai, accasciandomi sul pavimento piangendo. Lei mi abbracciò e stemmo così a lungo, senza dire niente, con la sua mano che mi accarezzava la schiena.

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SPAZIO AUTRICE :
Mi viene da piangere. Davvero. Sono totalmente senza parole. Si sono mollati di nuovo! Mi viene da tirare su col naso all'infinito. No, è troppo triste e ora non riuscirei a dire altro se non ripetere queste parole. Quindi, scusatemi, cerco di calmarmi un po' e poi vedo di continuare con il prossimo capitolo. Ciao ciao a tutte♥

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