Capitolo 16 - Mi dispiace

44 5 1
                                    

Sì, forse qualcosa stava iniziando a sistemarsi. Forse.
Nei giorni successivi, uscii poche volte con Matthew, il mio fidanzato ufficiale, e spesso con Thomas, che era tornato a stare in casa della zia. Per un po' di tempo la cosa si fermò in una situazione di stallo. Poi la scuola finì e io mi diplomai. Fu non appena iniziarono le vacanze che incominciarono anche i problemi.

Helen, il giorno dopo il diploma, mi prese da parte e mi ordinò di decidere. Aveva ragione, dovevo scegliere. Non potevo continuare a vedermi con tutti e due in una maniera così meschina. O uno o l'altro. Mi aveva guardato con occhi di fuoco, con quella parola che ardeva in mezzo a noi. Una parola potente che avevo cercato di evitare fino a quel momento. Una parola che non volevo pronunciare o sentire. Ma Ally l'aveva detto: DECIDITI. Era giunto il momento. Nonostante la mia riluttanza.

"Devi, Jess, capisci che così non va bene, vero? Devi farlo, se no staranno male tutti e due. Anzi, tutti e tre, perché anche tu soffrirai se posticiperai ancora la data della scelta" aveva addolcito la voce, di fronte al mio triste ma cocciuto silenzio.
"Non è il caso che me lo dici ora, ma sappi che devi farlo" aveva aggiunto dopo qualche istante di silenzio, allontanandosi.

Da allora quella parola mi perseguitò. Diventai più schiva e scontrosa con tutti. A Helen avevo detto di spiegare tutto anche a Josh, che nel frattempo era tornato in città con Ben. Non avevo il coraggio di raccontargli come mi sentivo, cosa mi turbava profondamente. Sapevo che non sarei riuscita a dirgli tutto tranquillamente, senza scoppiare a piangere, senza fermarmi, bloccata da qualcosa di indescrivibile. Allora avevo delegato il compito a Helen.

Dopo quel giorno, mi vidi ancora con i due ragazzi fonte del mio tormento. Con Matt mi comportavo come una fidanzata che aveva bisogno di allontanarsi momentaneamente dal suo ragazzo. Ci baciavamo, chiacchieravamo, stavamo insieme, insomma, nei due sensi delle parole. Ma qualcosa era cambiato.
Anche con Tom qualcosa era cambiato, naturalmente. Trascorremmo pomeriggi interi a parlare di tutto, tranne che di noi e della nostra storia. Ci accarezzavamo e ci sfioravamo appena. Seduti vicini, intrecciavamo e attorcigliavamo le nostre dita. Ogni tanto lui mi guardava con amorevole dolore e desiderio pieno di sofferenza. Mi osservava tutta, poi sollevava una mano e con quella mi accarezzava una guancia, dolcemente, sospirando. Ogni tanto aveva provato ad avvicinarsi a me di più, si era sporto verso di me, con il viso a pochi centimetri dal mio. Io però mi ero voltata, quelle poche volte, e lui si era allontanato, addolorato.
"Non posso" avevo bisbigliato, mortificata, sempre voltata per non fargli vedere le lacrime che iniziavano a sgorgare dai miei occhi. Ogni tanto, poi, mi aveva preso il mento fra il pollice e l'indice e mi aveva girato delicatamente la faccia, in modo da potermi vedere negli occhi e aveva domandato, con una voce così triste da farmi star male: "Perché? Perché?"
E la mia unica risposta, girandomi di nuovo e sfuggendo alla sua presa, era stata: "Mi dispiace, ma non posso proprio"

Solo una volta, in uno di quei casi, aveva alzato la voce, piangendo e alzandosi dal mio letto dove eravamo seduti: "Ma perché? Che cosa c'è che non va? Non sai quanto ho atteso di rivederti e tu..."
"Anch'io ti aspettavo... Non capisci..."
"Spiegami, allora! Visto che non capisco, spiegami!"
"Se proprio lo vuoi sapere..."
"Sì, che lo voglio sapere! Io ti amo, ti amo come prima, anzi, più di prima!"
"Matt, ecco"
"Smettila con 'sto Matthew!"
"Cosa, smettila? Ma è il mio ragazzo!"
"Ma tu chi ami?"
"Stai ammattendo, Tom!"
"Chi, Jess, chi?"
"Di certo non te se ti comporti così!"

Ormai eravamo in piedi, uno di fronte all'altra, io che stavo già piangendo, lui paonazzo in volto, con la mano sollevata per puntare l'indice contro il mio petto. A quelle parole era crollato e si era piegato lentamente su se stesso, sussultando e singhiozzando.
La mano gli era tremata e l'aveva sollevata appena per accarezzarmi una ciocca scura di capelli.

"S-scusa... N-non so c-che cosa m-mi sia p-preso... M-mi dispiace!" aveva balbettato, accasciandosi a terra come un bambino, stringendomi convulsamente le gambe, come alla ricerca di un appiglio.
"Ssshh, tranquillo, Tom" avevo sussurrato, inginocchiandomi al suo fianco e accarezzandogli il volto. Ed eravamo rimasti qualche istante così, stretti in un abbraccio tremante, io accasciata su di lui.

Per alcuni giorni, con Tom avevamo evitato l'argomento del suo "tradimento". Non ne avevamo parlato e quando l'argomento aveva fatto capolino nelle nostre conversazioni, lo avevamo allontanato.

Poi, qualche giorno dopo il ritorno di Thomas nella mia vita, mi aveva preso in disparte, mi aveva fermato, mordendosi il labbro inferiore nervosamente, per dirmi: "Senti, Jess, dobbiamo parlare. Della sera. Quella sera."
Con un'occhiata eloquente mi aveva fatto capire che si trattava della sera di qualche mese prima, quando mi aveva "tradito".
Deglutii e annuii. Anche io ero piuttosto nervosa. Nonostante fosse passato molto, anzi moltissimo, tempo da quella serata, i miei ricordi erano ancora nitidi e dolorosi come se quell'orrore fosse accaduto il giorno prima.

Mi aveva preso per mano e accompagnato in una stanza deserta vicino alle scale (di casa sua) dove mi aveva bloccato.

"Ho sbagliato. Tutto. Forse inizio a pensare che sono nato sbagliato. Potessi cancellare, eliminare quella triste giornata dalla mia vita, lo farei seduta stante. A costo di dover pagare tutto l'oro del mondo. Perché non ho fatto che pentirmi di quel giorno e soffrire per quello che ho osato fare a te, la più bella creatura che io abbia mai potuto vedere e amare. Le notti precedenti quella, Sally si è avvicinata molto a me. Sempre di più. Cosa che tu forse non hai notato, eccitata dalle tue nuove conoscenze e dal nuovo stile di vita che ti ho fatto assaggiare in quei giorni. Si è avvicinata come amica, naturalmente, senza destare sospetti. Quella sera, dopo aver chiacchierato e riso insieme per un po', mi ha trascinato nella pista da ballo, nel punto opposto a quello dove tu stavi con Suzy e Becky. Mi ha gettato le braccia al collo e abbiamo ballato insieme. Ancora da amici. A ogni nostro passo di danza, però, si avvicinava di più a me, finché i nostri corpi non sono stati del tutto a contatto. Iniziavo a essere un poco preoccupato del suo comportamento. Ero sospettoso. E poi ha iniziato a baciarmi. Praticamente io non facevo niente. Faceva tutto lei: baci, balli e carezze. Io ero la parte passiva del tutto. A un tratto mi sono pure messo a ridere, perché lei probabilmente voleva conquistarmi, per modo di dire, ovviamente. A me invece sembrava soltanto una delle tante put****e, che prima, durante e dopo il nostro fidanzamento aprivano le gambe al solo vedermi! Ecco tutta la storia, al completo. La pura e semplice verità. E scusa per i termini poco... cavallereschi, ecco"

Fece un mezzo sorriso e ridacchiò. Mi aveva scioccato, sotto un certo punto di vista, quella confessione. Immaginavo già che fosse una sorta di rubacuori, ma non immaginavo quelle debolezze. Debolezze, peraltro, comuni a quasi tutto il genere maschile.

Quindi, tutto si era risolto così. Mesi di litigi, dolore e distanza... e poi... un abbraccio, un sorriso, una carezza, uno scusa, mi dispiace pronunciato con sincerità e affetto. E basta. Fine dei litigi.

**********
SPAZIO AUTRICE :
voilaaaaa! Tutto qua! Quasi quasi io come Jessica ero preoccupata che invece Thomas avesse preso una cotta per Sally... Ma in fondo, come direbbe il nostro bel Tom, perché rinunciare a una ragazza indimenticabile e meravigliosa come Jess per una put***a come Sally? Haha, alla prossima (non so quando purtroppo). E se la storia vi piace... fatemi pubblicità ad amici e nemici, conosciuti e sconosciuti!

Always with you♥Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora