Capitolo 47 - Stanchezza

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Matthew's pov
Cercai a lungo per tutta la terrazza  e quando fui sicuro che lì non c'era proprio Jessica, avvisai Helen.

Quando glielo dissi sbiancò. Letteralmente. Pareva un cencio, era bianca come un fantasma. Non capivo.

"Beh, sarà andata in bagno o da qualche altra parte per farsi un giro, no?" ipotizzai.

Scosse la testa, in silenzio.

"Perché no?" insistetti.

"Lo ha fatto, Matthew, lo ha fatto, alla fine, non dovevo lasciarla sola" piagnucolò. Corse sulla terrazza e si sporse.  Io la seguii. E lo spettacolo che vidi era raccapricciante. Sussultai e urlai con quanto fiato avevo in gola: "Pronto soccorso! Aiuto! Dei medici, abbiamo bisogno di medici!"

Accorsero subito e si affrettarono. E sparirono dietro la porta di una sala operatoria vicina a quella di Tom. I due innamorati vicini. Tutti e due moribondi, se non già morti.

Ally era una fontana. Corsi a chiamare Jacob. Continuava a sussurrare il suo nome come una cantilena e sapevo che sarebbe stato l'unico che avrebbe potuto aiutarla.

Lo chiamai, e con lui pure sua madre, e Josh, e gli altri fratello di cui non ricordavo neanche i nomi. Raccontai loro che cosa era successo.

E pianti. E lacrime. E Jacob che correva da Ally a stringerla forte fra le braccia. E la madre inginocchiata che pregava. E Josh che tempestava di pugni i muri per sfogare la rabbia. E la sorellina che strillava il nome di Jess all'infinito con la voce spezzata. E il fratello maggiore che camminava avanti e indietro in continuazione con le mani a tirarsi con forza i capelli. E Susan accasciata per terra a graffiarsi le braccia fino a farsele sanguinare. E Becky che le accarezzava i capelli tremando. E Robert che stringeva la sua ragazza. E io... io che faticavo a respirare. Io che per anni ero rimasto lontano da tutti loro, mi sentivo uno schifo. Perché non c'ero mai stato con Jess. Perché l'avevo lasciata andare senza nemmeno provare a riallacciare la nostra amicizia. Perché ora tutti piangevano e io invece ero capace solo di guardare nel vuoto, nel punto in cui avevo visto il corpo di Jessica ferito e semi morto.

"Ehm... Ehm..." un'infermiera cercò di attirare l'attenzione di tutti noi. All'inizio nessuno la ascoltava. Nessuno la degnò di più di un breve e furtivo sguardo.

"Scusate" aumentò il tono di voce "Ma ho due buone notizie"

Parole magiche. Ci zittimmo tutù e la fissammo, bramosi di sentire delle parole che ci confortassero davvero, non quelle solite frase tre tipiche fatte solo per fingere di essere ottimisti.

"Parto da Tom o da Jess?"

"Tom" disse Jacob prima di tutti noialtri. Che tra l'altro, a parte lui stavamo tutti per rispondere Jessica.

Josh annuì, cambiando idea e mormorò: "Sì, prima Tom. Jess avrebbe voluto sapere prima di lui"

Annuimmo. Aveva ragione. Se volevamo tenere più vicina a noi Jess, dovevamo comportarci come lei avrebbe fatto in quella situazione.

"Forse abbiamo capito qual è problema. E forse abbiamo capito come risolverlo. E forse il trapianto andrà a buon fine"

Sorrisi di sollievo, sospiri, pacche sulla schiena.

"E Jess?" fece Ally.

"È viva ora. Incosciente ma crediamo si sia abbastanza salvata. Si è buttata giù, ma è rimasta un po' impigliata nei rami dell'albero che cresce lì accanto. E questo le ha attutito la caduta. Il suo tentativo di suicidio non ha funzionato"

Altri sorrisi.

"In ogni caso" disse con fermezza Suzy non appena l'infermiera se ne andò "questa è una sfida per noi. Una sfida ardua. Un ostacolo in più. Ma siamo qui. Tutti quanti. E supereremo anche questo insieme"

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