Capitolo 2 - Ti penso sempre

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La mattina dopo mi svegliai all'alba. Era l'ora che mi piaceva di più di tutta la giornata. Non c'era nessuno è io potevo tranquillamente passeggiare da sola per il paese, senza nessuno a disturbarmi, guardando il sole sorgere.

Uscii di casa il più silenziosamente possibile, con addosso una camicia stropicciata, una felpa e un paio di jeans strappati. Mi diressi verso il mio posto preferito, un luogo un po' nascosto, in una radura, da dove si poteva ammirare un'alba stupenda.
Arrivata lì, mi godetti la pace e il silenzio. Chiusi gli occhi e inspirai profondamente.

Ad un tratto percepii qualcosa sulla guancia destra. Aprii gli occhi di scatto e mi voltai. Accanto a me c'era Tom. Mi stava accarezzando la guancia con il pollice.

"Ciao" mormorò, "Anche tu mattiniera?".
"Amo venire qua per guardare l'alba, scrivere, leggere..." risposi, mentre lui giocava con una mia ciocca di capelli "e tu, perché invece sei qua?".
"Volevo vederti e immaginavo di trovarti qua. L'altro giorno sono rimasto sfolgorato da te e volevo incontrarti ancora."
Sorrisi. "E come facevi a sapere che sarei venuta qui, a quest'ora?".
"Non lo so, lo pensavo, me lo sentivo. Sapevo che il mio cuore mi avrebbe portato da te."
Arrossii. "Comunque, prima intendevo chiederti perché sei venuto qui... in questo paese, ecco, sembri uno della città, ma forse è solo una mia impressione..."
Sorrise. "Non è solo una tua impressione, hai ragione, è così, vengo dalla città. Ora sto da mia zia Margaret."
Annuii. Avevo presente chi era sua zia, aveva un negozio di fiori e piante. "E sei qua per un motivo preciso?"
"Mmhh, sì. Ho avuto un problema, ecco." Contrasse le labbra. Si vedeva che non voleva parlarne. Lo accontentai e cambiai argomento.

"Quanti anni hai?"
"17, quasi 18"
"Solo?"
"Sì, perché?"
"Sembri molto più grande, cioè, sei altissimo!"
Scoppiammo a ridere. Aveva una risata bellissima, musicale.
"Tu, invece, piccola?"
Rabbrividii quando mi chiamò piccola. "16"
Annuì piano.

"Sei bellissima" mormorò con voce roca.
Arrossii.
"E sei così timida!" disse ridendo.
Risi anche io con lui.
Guardai l'orologio e feci quasi un salto. "Scusa, devo proprio andare, altrimenti mia mamma si preoccupa!" Mi allontanai di corsa. Lui mi trattenne ancora per il braccio. Sorrise, mi accarezzò e mi scrutò. Poi io mi liberai dalla sua presa e corsi verso casa.

Per fortuna mia mamma non era ancora sveglia. Mi buttai sotto la doccia, canticchiando a bassa voce e pensando. A lui, ovviamente.
A colazione ero al settimo cielo.

Dopo il pasto, Ally mi chiamò in un angolo e ridendo mi domandò: "È lui, vero?"
La guardai senza capire.
"È per lui che sei così, vero?" mi ripeté.
Sorrisi. Era la mia gemella, mi capiva sempre.
"Sì" sussurrai.
Lei rise.
"Lo penso sempre."

Mi misi le mani nelle tasche della felpa e trovai un bigliettino stropicciato. Lo aprii in camera, con Ally. C'era un numero di telefono e la scritta "Chiamami".

"Scrivigli, scrivigli!" esclamò Helen.
"No, no, aspetto stasera." risposi io.
Ally provò ancora a convincermi, ma ero testarda e non ci riuscì.

Per tutto il giorno non riuscivo a non pensare a lui. Alla fine, la sera, presi il cellulare un mano, mi coricai sul letto e gli scrissi:
Ciao, sono Jess. Scusami, ti penso sempre, non riesco a farne a meno. Che ne dici di uscire con me domani?

La risposta arrivò subito:
No, non ce la faccio ad aspettare. Apri la finestra della tua camera.

Ero incredula, non capivo.
In ogni caso, obbedii e uscii sul balcone. Era una tiepida serata di fine primavera. Mi sporsi e... Lui era lì. Mi guardava raggiante. Io avevo gli occhi spalancati dallo stupore. Lui si avvicinò alla quercia sotto la finestra e... iniziò ad arrampicarsi! Ero sbalordita.

Arrivò sul balcone e io esclamai: "Guarda che c'è anche la porta di ingresso!"
Lui rise e disse: "Volevo vederti subito, arrivare immediatamente da te. Posso entrare?"

Entrò in camera mia e io chiusi a chiave la porta. Ci sedemmo vicini sul letto, in silenzio. Lui osservò i miei scaffali pieni di libri, con ammirazione. Avevo il palmo della mano appoggiato sul materasso. Tom posò la sua mano sul mia, me l'accarezzò, poi la prese e la sollevò, intrecciando le sue dita con le mie. Quindi accostò la mia mano alle sue labbra e iniziò a baciarmi le dita, il dorso della mano, per poi salire lasciandomi dei baci sul polso, sull'avambraccio, nell'incavo del gomito, su fino alla spalla e al collo. Intanto io gli accarezzavo con dolcezza i capelli. Mi baciò tutta la mascella, arrivando fino all'angolo della bocca, che mi sfiorò con la sua. Poi iniziò a baciarmi sul serio, mordicchiandomi il labbro inferiore e intrecciando le nostre lingue insieme. Io salii a cavalcioni sulle sue gambe, con le mani dietro la sua nuca. Quando ci staccammo emisi un mugolio di dispiacere. Thomas mi strinse forte fra le braccia e io appoggiai la testa sulla sua spalla. Sentivo il suo battito cardiaco, veloce, e i suoi respiri irregolari.

Lo abbracciai ancora più forte. Mi sentivo al sicuro fra le sue braccia muscolose. Sentivo i muscoli guizzare sotto la sua pelle, mentre si alzava in piedi tenendomi in braccio. Poi mi posò delicatamente sul materasso, mi baciò ancora con dolcezza e mi accarezzò i capelli.

"Ti penso sempre" borbottò, la bocca premuta sulla mia testa.
Poi se ne andò.

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SPAZIO AUTRICE:
vi piace? Ditemi tutto, tutti i consigli possibili e immaginabili per migliorare la storia!
Vi consiglio di leggere:
"Drogata di te" di @Sophia_blakee
"Pazza di te" di @Sophia_blakee (il sequel)

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