Gli Inferi

17 5 11
                                    


Cavalcavano ormai da ore, il sole era apparso solo per emettere pallidi raggi e regalare l'illusione di scaldare le membra intorpidite dal freddo

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Cavalcavano ormai da ore, il sole era apparso solo per emettere pallidi raggi e regalare l'illusione di scaldare le membra intorpidite dal freddo. Il nemico sembrava scomparso.

Altea osservava Kahel: era pallido e la spalla doveva dolergli, anche se lui non lo dava a vedere. I cavalieri erano stanchi e sognavano di riposare nel calore confortevole di un letto che lei non era in grado di fornirgli. Proteggerli, condurli, infondergli coraggio, era il suo compito. E non lo stava facendo.

Emantus fermò il proprio cavallo.

«Cosa c'è?»  Altea gli fu subito accanto.

«Non capisco. Dovremmo essere arrivati» rispose il principe corrucciando la fronte. Davanti a loro c'era solamente la nuda roccia e qualche cespuglio rampicante. Incredibile come potesse sopravvivere con quel freddo. Fu proprio questo dettaglio ad attirare l'attenzione di Emantus. Iniziò a spostare gli intricati e pungenti rami. «Qui!» gridò «aiutatemi a liberare il passaggio».

Subito Aron e Michael gli furono accanto. In breve tempo la pianta fu rimossa. Davanti a loro si apriva un varco assai stretto. Gli animali ci passarono a fatica.

Il sole illuminò il tragitto solo per un breve tratto, la strettoia si allargò dolcemente e poi piombarono nella più nera oscurità.

Camminavano uno vicino all'altro, toccandosi ogni tanto per aver la certezza di non esser soli.  Sembrava che l'oscurità ingoiasse tutto ciò che tentava di brillare al suo interno. Un nauseante odore di putrefazione avvolse la compagnia. Danae e Teti si fermarono perché ebbero conati di vomito. Alyah inciampò contro Teti ma restò in piedi. 

Michael le posò una mano sulla schiena ed avvicinò il viso all'orecchio di lei, ad Alyah parve di sentire delle rane gracidare nello sterno.

«Percepisci qualcosa?» chiese il cavaliere 

«Se ti dicessi di no, sarebbe una bugia» rispose con un filo di voce.

Teti si sentì meglio e ripresero a camminare.

Tmolus  chiudeva la fila, in una mano stringeva le briglia del cavallo e l'altra la teneva appoggiata alla spalla di Araxe. Appoggiò il viso a quello del compagno per non farsi sentire dagli altri «Li senti anche tu?»

La barba pungente di Araxe gli grattò la guancia mentre lui voltava il viso  «Armature. Passi dietro di noi»

Entrambi si fermarono. Araxe tolse la mano dalla schiena del principe e si voltò per cercare di scrutare nell'oscurità. «Non vedo nulla»

«Nemmeno io» Tmolus cerò nel buio la calda e rassicurante mano di Araxe.

«Non vi conviene voltarvi. Non so cosa potrebbe accadervi» esclamò preoccupato Emantus appena si accorse della sosta improvvisa.

I due cavalieri ripresero immediatamente il cammino.

Da quel momento in poi nessuno osò più girarsi, anche se dietro di loro i rumori aumentavano considerevolmente col passare del tempo. Ai passi si aggiunse il rumore degli zoccoli.  

MuirDove le storie prendono vita. Scoprilo ora