Esperia, nella fredda camera in cui era stata rinchiusa, fu svegliata bruscamente da un servo. Non aveva ricevuto né cibo né acqua e la sua gola era arsa.
«Venite con me» ella si alzò e titubante seguì l'uomo.
Il corridoio buio era appena illuminato dalla tremolante fiamma della candela, la quale creava giochi di ombre sui muri. Esperia temeva che quelle forme tremolanti fossero mostri terrificanti pronti ad afferrarla. Il servo si fermò. Davanti a loro vi era un guerriero in armatura. L'oscurità nascondeva il volto lasciando visibili dalla luce del cero solamente gli occhi crudeli e il ghigno malefico.
«Ora me ne occupo io, sparisci!»
Il servo svanì nella gelida oscurità del castello.
Esperia venne spinta in uno stanzino e chiusa dentro, era buio e non poteva vedere niente. Rimase immobile attaccata alla porta. Da fuori giungevano voci di soldati, coperte da rumore di ferraglia. Da quel poco che riuscì a capire essi si preparavano per un pedinamento: dovevano trovare ed uccidere gli intrusi del regno di Muir, tutti tranne la principessa. L'imbarcazione era stata trovata tra gli scogli e bruciata. Le loro tracce si erano perse all'entrata della Foresta Viva. Di sicuro ora erano diretti verso le montagne.
Rumori di passi. Silenzio.
Esperia era preoccupata e spaventata. Ora li avrebbero trovati ed uccisi!
La porta si aprì.
Borea ringhiò «Muoviti!»
La prese per un braccio stringendola talmente forte da farle emettere un gemito. Camminarono per corridoi scuri e spogli. Iniziarono a scendere scale finché giunsero in quelle che Esperia riconobbe come le prigioni.
«Non ti preoccupare tra poco arriverà la tua sorellina a tenerti compagnia!» mollò la presa e lei con uno scatto cercò di liberarsi.
Ci riuscì. Cadde a terra. Si rialzò ed iniziò a correre salendo le scale. Il cuore le batteva velocemente nel petto. Riuscì a salire la prima rampa.
Borea la raggiunse bloccandola. La schiaffeggiò con forza brutale. Cadde all'indietro rotolando per un paio di gradini. Riuscì a fermarsi grazie all'istinto di sopravvivenza che la spinse ad allargare le braccia. Conficcò le unghie nella pietra, il dolore le fece scendere qualche lacrima e si odiò per questa dimostrazione di vulnerabilità.
Sanguinava e ad ogni respiro sentiva dolore al fianco, ma ciò non la fermò quando decise di sfidare il suo carceriere con uno sguardo carico d'odio puro.
«Stupida! Che pensavi di fare!» le disse caricandosela in spalla come un sacco di farina, a nulla le servì scalciare e colpire la schiena coi pugni. Ignorando l'inutile moto di ribellione, la lascò cadere sul pavimento della prigione chiudendola dentro. «Sappi che non ti ho ucciso solo perché ho ricevuto l'ordine di non farlo. Vedremo quanto sopravvivrai dimenticata quaggiù» così dicendo risalì le scale portando con sé l'unica torcia che illuminava l'ambiente.
Rimase nuovamente al buio. Si toccò il viso, la guancia le faceva molto male e si era già gonfiata. Per distrarsi dal dolore e dalla paura si concentrò sulle sue parole: sorella?
Ripensò alla propria infanzia. Aveva cancellato i ricordi riferiti a sua madre perché troppo dolorosi. Sapeva che era morta di una malattia incurabile. Suo padre le ripeteva che era una bimba fortunata perché, nonostante tutto, era potuta crescere coccolata dal suo affetto.
Poi ricordò.
Stava piangendo. Non aveva più che tre o forse quattro anni. Sua mamma urlava e tutti correvano fuori e dentro dalla sua stanza. Era giunto anche il Sacerdote Crise con due Sacerdotesse. Poi il silenzio rotto soltanto da un vagito e dal pianto sommesso di donne. Si ricordò di essersi affacciata alla camera e di aver visto Crise stringere un bimbo tra le braccia.
Poi un'ancella in lacrime l'aveva riportata nelle proprie stanze.
Aveva una sorella? Perché lei non era a conoscenza della sua esistenza? Dov'era stata in tutto questo tempo? Dove l'aveva portata Crise?
E se fosse stata figlia sua? No, non era possibile. Tutti le avevano sempre ripetuto che i suoi genitori si erano amati moltissimo.
Aveva una sorella?
E perché Re Arge era così smanioso di catturarle entrambe?
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Muir
FantasyMuir in celtico significa "Nata dal mare" Questo racconto nasce in un giorno di pioggia tanti anni fa. E oggi, in un giorno di pioggia, ve ne faccio dono. Due sorelle separate dalla nascita. Un'avventura che trascende il tempo e ci riporta in luoghi...