【 ATTENZIONE! TW : SCENE DI VIOLENZA SU ANIMALI E BAMBINI 】
La nave ammiraglia cigolava sotto l'impeto della burrasca. A Chimera parve di udire le grida dei suoi vecchi compagni di corso, in realtà si trattava solo del vento.
Austro giaceva ancora addormentato nel letto, avvolto da un lenzuolo bianco macchiato di rosso. Chimera controllò la cicatrizzazione delle ferite che le ricoprivano il corpo, non comprendeva come mai Austro lasciasse indenni i seni e la vulva. Constatò che nessuna ferita necessitava di cure immediate. Si rivestì con cura. Sì sporse sul letto e gli baciò le labbra colorate dal suo sangue.
«Te ne vai?» chiese lui con voce roca.
Occhi di squalo le perforarono il cranio. Allungò la mano, con un gesto fulmineo, e le cinse i capelli dietro alla nuca.
Chimera non emise un solo gemito di dolore. Rimase impassibile.
«Sì, è giunto il tempo che torni al castello»
Austro non lasciò la presa. La tirò verso di sé e la baciò con irruenza, tanto da far sbattere i denti. Si fece strada con la lingua tra le sue labbra e lei ubbidiente le schiuse.
La divorò.
Austro non comprendeva appieno l'ossessione che provava per lei. Tutti gli esseri viventi gli apparivano privi di vita, tante piccole marionette da muovere a piacimento. Non avevano un volto, né una voce. Tutti si assomigliavano.
Tranne lei.
«Bel tempo per partire» distolse l'attenzione da quella strana creatura, che lui stesso aveva forgiato, per osservare la tempesta che infuriava. Le onde si abbattevano senza sosta contro le grandi finestre a poppa. L'acqua, filtrando tra minuscole fessure, aveva bagnato il legno sottostante.
Chimera gli regalò un sorriso, prima d indossare l'elmo che le copriva le cicatrici, e scomparire nella luce abbagliante di un fulmine.
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I genitori di Austro erano mercanti di stoffe, viaggiavano per tutto il regno senza sostare mai troppo a lungo in un luogo.
Assorbiti dal frastuono dei mercati affollati, non riuscivano a prestargli attenzione. Il piccolo Austro iniziò così a girovagare gattonando per ogni dove. La sera, stranamente, lo ritrovavano sempre davanti al carro.
La fame lo attanagliava durante il giorno, ma aveva scoperto tanti piccoli gustosi espedienti per porvi rimedio. Gli piaceva mangiare le lucertole partendo dalla testa, si divincolavano tra le sue manine paffute.
Gli unici spettatori dei suoi primi passi furono un'allodola e una volpe.
Non parlava, ma ascoltava con attenzione il chiacchiericcio degli altri.
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Muir
FantasyMuir in celtico significa "Nata dal mare" Questo racconto nasce in un giorno di pioggia tanti anni fa. E oggi, in un giorno di pioggia, ve ne faccio dono. Due sorelle separate dalla nascita. Un'avventura che trascende il tempo e ci riporta in luoghi...