Fuga

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Mauritius bussò alla camera di Altea con tale violenza da svegliare persino i morti nei cimiteri

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Mauritius bussò alla camera di Altea con tale violenza da svegliare persino i morti nei cimiteri.

«Cosa è successo?» chiese lei trattenendo uno sbadiglio.

«Se ne sono andati! I due uomini sono spariti! Presto, muovetevi! Vi ho già fatto preparare i cavalli, dovete scappare prima che sia troppo tardi!»

Altea indossò velocemente le vesti che il locandiere le aveva dato. Sua moglie, e altre due serve nel frattempo bussavano alle porte per consegnare a tutti l'abbigliamento promesso.

In breve tempo furono sui cavalli. Il sole non era ancora sorto. L'aria era assai frizzante ma i vestiti di Mauritius, nonostante pungessero, ricoprivano egregiamente il compito di tenerli al caldo. Nubi minacciose solcavano il cielo: presto sarebbe piovuto.

«Grazie» disse Emantus salendo sul proprio destriero «hai fatto veramente tanto per noi»

«È il mio lavoro» rispose modesto il locandiere. Era un uomo pratico, abituato a fare ciò che era necessario. Dal suo punto di vista aveva solamente servito con cura un cliente.

«Spero che la nostra presenza non le abbia creato problemi» chiese Alyah mentre si accomodava sulla sella stringendosi alla schiena di Teti.

«In questi tempi oscuri anche respirare può essere pericoloso, voi mi siete costati quanto un colpo di tosse. Insomma nulla di cui preoccuparsi» sorrise mentre assestava una pacca al cavallo che partì al trotto per raggiungere gli altri.

Fu così che salutarono quel buon uomo di Mauritius, pregando nei loro cuori che gli dei proteggessero lui e la sua famiglia dalla cattiveria degli esseri umani.

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Iniziò a piovere. Uscirono dalle strade convenzionali, troppo pericolose, e si inoltrarono nei campi desolati e poi nei boschi circostanti. Si era alzato il vento e tutto era diventato buio, anche se il sole doveva esser ormai alto dietro alle nubi. I tuoni iniziarono a spaventare i cavalli al punto che i guerrieri furono costretti a proseguire a piedi, tenendoli per le briglie. L'acqua aveva inzuppato i vestiti persino sotto le mantelle. 

Il freddo sembrava penetrare nelle ossa, Alyah non riusciva a smettere di battere i denti. Camminava tra Michael e Teti, che la osservavano con volti corrucciati. Entrambi avrebbero voluto scaldarla, ma persino loro non facevano altro che tremare sotto l'impeto della pioggia.

Forse era il caso di trovare riparo e fermarsi, pensò Michael, non voleva che Alyah si ammalasse. Aumentò il passo per raggiungere Altea ma si fermò all'istante appena udì un ululato sovrastare il rumore dell'acqua.

A quell'ululato se ne aggiunse un altro, e poi un altro ancora. I cavalli si imbizzarrirono e fu difficile calmarli. Le ringhia di lupi affamati intanto si erano avvicinate.

«Lupi!»  urlò Demetra appena ne scorse uno. 

«A cerchio!» ordinò Altea sfoderando la spada. I cavalieri si mossero all'istante obbedendo al comando, posizionarono Alyah e i cavalli al sicuro dietro alle loro spalle.

La tecnica "cerchio" era stata inventata osservando i Bubalis, mammiferi allevati a Muir sia per l'ottima carne che per il latte prodotto, essi per difendersi si ponevano in cerchio lasciando all'interno gli animali più deboli del branco. Il cerchio esterno provvedeva a sferzare colpi agli aggressori con le imponenti corna. Difficilmente i predatori riuscivano vittoriosi da tale scontro.

Le belve non li attaccarono subito. Giravano attorno al gruppo mostrando denti acuminati e sferzando la pioggia con movimenti nervosi delle code.

«Non sono lupi... hanno dei collari» fece presente Danae.

Proprio in quell'istante le bestie si scagliarono contro i soldati, ma caddero trafitte dalle spade. I rimanenti iniziarono a indietreggiare fino a sparire nel fitto fogliame del bosco.

«Dovevano essere i segugi del nemico... sui cavalli presto!» urlò Altea.

I destrieri accolsero con gioia l'incitazione a partire al galoppo.

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Era già pomeriggio quando smise di piovere e il gruppo si fermò per rifocillarsi e per far riposare i cavalli.

Certa di averli ben distanziati, Altea suggerì loro di togliersi gli indumenti e di farli asciugare al fuoco. I segugi li avrebbero rintracciati comunque, ora la priorità era quella di riscaldarsi prima dello scendere della notte.

Emantus si levò la benda che aveva al braccio e constatò che la ferita si era già rimarginata.

«Era superficiale» disse Alyah inginocchiandosi accanto esaminandola attentamente «Però non la sottovalutare, si potrebbe infettare. Tienila sempre pulita» si pentì di quest'ultima frase: braccati e sotto le intemperie era praticamente impossibile disinfettarla adeguatamente. 

Cercò con lo sguardo Teti che le fece cenno di avvicinarsi al fuoco, non se lo fece ripetere due volte, e si accoccolò accanto a lei appoggiando la testa sulla sua spalla. Avrebbe tanto voluto togliersi anche gli altri vestiti inzuppati, ma purtroppo non aveva nulla di asciutto con cui sostituirli. Chiuse gli occhi cercando di riposare.

Di sottofondo sentiva il vociare sommesso di Araxe e Tmolus che discutevano di capelli e alghe. Aprì gli occhi incuriosita e vide Tmolus chino sull'amico,  giocava coi suoi ricci sporchi d'acqua e di fango mentre borbottava che non riusciva a trovare nemmeno un cozza con cui cenare.

La divertiva osservarli, avrebbe voluto assistere più a lungo a quella diatriba ma si assopì incapace di resistere.

Le montagne erano assai vicine, prima di sera le avrebbero raggiunte.

Altea aveva pensato di passare la notte ai piedi dei monti per poi ripartire all'alba, riposati e magari anche più asciutti. Non poteva sapere che i nemici erano più vicini di quanto si aspettasse.

 Non poteva sapere che i nemici erano più vicini di quanto si aspettasse

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