Terra

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Alyah si svegliò di soprassalto, non riusciva a ricordare il sogno appena fatto

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Alyah si svegliò di soprassalto, non riusciva a ricordare il sogno appena fatto. Osservò Teti profondamente assopita accanto a lei, la tenue luce della fiamma della lampada disegnava serpenti d'ombra sul viso dell'amica. Erano scese sottocoperta per riposare, ma lei era troppo nervosa per riuscire a dormire serena. Poco distante da loro Altea era raggomitolata contro Danae e Demetra. Sul pavimento intorno intravide altre sagome ma non seppe riconoscere i cavalieri. Decise di uscire fuori all'aria aperta, faceva molto freddo e sì pentì subito di aver lasciato la mantella giù.

«Avete freddo?» era la voce di Aron che faceva il turno di vedetta con Michael.

«Sì, ma avevo bisogno di respirare.» Alyah non era abituata a condividere i suoi spazi con tante persone, per lo più sconosciute. Anche ora, davanti allo sguardo amichevole di Aron, si sentiva oppressa e fuori luogo.

«Siete preoccupata per il viaggio?» il cavaliere si avvicinò con un sorriso.

«Sì, anche. Per favore datemi del tu, questo ruolo da principessa non mi si addice»

Lui annuì «posso comprendere lo smarrimento di ritrovarsi catapultati in una vita che non sembra appartenerci» 

«Vi è capitato qualcosa di simile?»

Il cavaliere le fece cenno di appoggiarsi al bordo del veliero e riprese a parlare «mio padre era un guerriero, quando morì avevo all'incirca dieci anni e mi ritrovai a dover sostenere mia madre e le mie due sorelle più piccole. Mi piaceva studiare, volevo diventare insegnante... Invece mi diedero in mano una spada e mi mandarono all'accademia. Dovevo prendere il posto di mio padre, le famiglie vengono mantenute dal Regno finché il soldato è in vita. Non avevo altra scelta.»

Alyah non seppe che rispondere a tale confidenza. Come Oracolo le capitava spesso di sentire preghiere di aiuto rivolte alla Dea riguardo ai propri cari persi in battaglia. Non aveva idea però che la scelta di diventare soldato era dettata dalla sopravvivenza.

Aron si voltò ad osservare l'amico.

«Hei, Michael! Vieni un po' qui a chiacchierare» poi rivolgendosi a bassa voce ad Alyah «Se non ti disturbiamo» 

«Nessun disturbo» questa improvvisa confidenza ad Alyah fece piacere, temeva che dopo l'accusa di Altea i cavalieri l'avrebbero isolata.

«Rimango solo un poco, Araxe è al timone da troppo tempo ed ormai è stanco» Michael guardò la pallida fanciulla. Lo incuriosiva il fatto che lei fosse un Oracolo, non riusciva proprio ad immaginare come potesse essere la sua vita. «Cosa fa di preciso un Oracolo?» chiese senza riserve.

«Le persone generalmente sono impegnate nel loro lavoro, o totalmente incentrate su sé stesse, tanto da non accorgersi di quello che gli sta intorno. Noi semplicemente osserviamo, analizziamo i dettagli, ci soffermiamo su ciò che non viene detto, o visto, e lo riportiamo»

«Noi? Non vi è un solo Oracolo?» Michael si avvicinò alla fanciulla tanto da sfiorarle il braccio nudo. La pelle era fredda e lui istintivamente si tolse il mantello per metterglielo sulle spalle.

Alyah ringraziò col cuore in tumulto. La voce le uscì tremante  «Vi è un solo Oracolo in carica. Anche ora vi è una bimba che sta studiando per sostituirmi quando...» si interruppe accorgendosi in quel momento che lei era già stata destituita  «in realtà chiunque può divenire Oracolo se dimostra una certa sensibilità, deve poi integrare con lo studio.» 

«Senza studio o sacrificio non possiamo raggiungere alcun obiettivo. Alla fine siamo tutti uguali, principesse, oracoli, siamo solamente esseri umani che cercano di sopravvivere a questo mondo» Michael a quel punto si voltò verso Aron e con tono ironico «Capito amico mio? Si ritorna sempre allo stesso discorso! Anche se è il tuo comandante vi potete sposare benissimo!» Aron, visibilmente arrabbiato, raggiunse Araxe al timone. Il quale, avendo ascoltato tutto il discorso, rideva.

«Sono pessimo, non perdo occasione per stuzzicarlo»  spiegò Michael ad Alyah «però è incapace di tenermi il muso a lungo. Lo sa che ho ragione, si deve muovere o la perderà» salutò e raggiunse i compagni. 

Alyah lo seguì con lo sguardo invidiando la loro capacità di scherzare, sembravano una grande famiglia. Quella che lei aveva sempre desiderato e mai avuto. Era cresciuta al tempio, unica bambina in mezzo agli adulti. Solitamente le ragazze iniziavano il percorso verso i dodici anni, per cui lei non aveva avuto nessuno della sua età. Le ragazze più grandi erano impegnate negli studi, non avevano tempo per giocare. Crise era stato molto duro nell'educarla e l'aveva sottoposta a tante prove, sia fisiche che mentali. Crescendo erano arrivate nuove apprendiste della sua età, ma loro la consideravano già una Grande Sacerdotessa e perciò le portavano rispetto ed erano intimorite dalla sua presenza.  Solo Teti si era sempre dimostrata un'ottima amica.  

Era ancora immersa nei propri pensieri quando Tmolus, Kahel e Teti presero il posto dei guerrieri al timone.

Il sole stava sorgendo e la nebbia pian piano svaniva. In lontananza Alyah notò una grande massa scura in avvicinamento. Si alzò in piedi per vederla meglio. Intorno a lei echeggiò il grido «Terra!» 

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In rigoroso silenzio slegarono i cavalli legati all'albero maestro, li calmarono con parole affettuose sussurrate, e scesero dalla nave. 

Avevano attraccato vicino agli scogli, nascosero come meglio poterono l'imbarcazione con la vana speranza che nessun nemico la notasse.

Emantus riconobbe quei luoghi e suggerì alla compagnia di non seguire le vie conosciute ma di passare tra i boschi, potevano esserci degli accampamenti nemici.

Emantus riconobbe quei luoghi e suggerì alla compagnia di non seguire le vie conosciute ma di passare tra i boschi, potevano esserci degli accampamenti nemici

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