Prigioniera

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Esperia si risvegliò in una stanza calda e finemente arredata

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Esperia si risvegliò in una stanza calda e finemente arredata. Si domandava come potesse essere ancora viva. Ricordava vagamente un orribile suono, una creatura alata che le piombava addosso, e poi il buio.

Si affacciò ad una piccola finestra e notò di essere in quella che sembrava una torre. Il paesaggio era assai triste e desolato, l'inverno in quelle terre era già inoltrato e gli alberi alzavano i loro rami spogli al cielo con la speranza di ricevere un po' di sole. Cercò invano di capire in che paese si trovasse, di sicuro era molto lontana da casa.

La porta si aprì. 

Spaventata si girò di scatto temendo per la propria vita.

«Vedo che vi siete svegliata» 

La voce apparteneva ad un uomo molto alto, più di Kahel che lei ricordava come il guerriero più slanciato del regno. Indossava un'armatura nera con stemmi insoliti e a lei sconosciuti. Il suo mantello era anch'esso nero e giungeva fino a terra, strisciando sul pavimento per qualche centimetro. Sul lato destro dell'armatura vi era attaccata una guaina e al suo interno vi era una spada di proporzioni più grandi del normale. Era mancino.

«Chi siete? Cosa volete da me?»  chiese con voce tremante.

«Povera piccola ingenua principessa. Sono il sotto comandante di Caos: Borea il vento del Nord» i suoi occhi brillarono di una luce fredda «Vi trovate ora in uno dei castelli di Re Arge, e vi rimarrete fin quando vostra sorella non uscirà allo scoperto»

Detto questo se ne andò chiudendo la porta a chiave e lasciando la povera Esperia sola e confusa. Sorella? Ma lei era figlia unica! 

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Emantus in quel preciso momento, svenuto e ferito, veniva tratto a riva da un giovane pescatore del regno di Muir.

Le truppe nemiche avevano conquistato anche Arabesq, suo padre era stato ucciso e il corpo martoriato appeso come trofeo all'asta della bandiera della casata.

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L'alba stava iniziando a rischiarare la notte con la sua tenue luce, quando Emantus riaprì gli occhi.  Era in sdraiato su un letto, le ferite erano state curate. Si sedette con fatica e il paggio accanto a lui scattò in piedi uscendo di corsa dalla camera, per rientrarvi subito dopo seguito da Re Atamante e una ragazza sconosciuta.

«Il Regno...» la voce era gracchiante. Il paggio gli passò un bicchiere con l'acqua.

«Non sforzarti ragazzo» disse dolcemente il Re «sappiamo già tutto, alcuni soldati sono sopravvissuti ed ora sono in infermeria» restò in silenzio qualche minuto indeciso se riferirgli o meno gli ultimi avvenimenti «purtroppo il nemico è giunto anche qui. Hanno rapito Esperia»

 «Chi? Come è accaduto?» scostò le coperte e tentò di alzarsi ma il dolore lo fece ricadere seduto.

«Non preoccuparti. Tra poco i miei migliori guerrieri insieme ad Alyah, la sorella di Esperia, partiranno per salvarla» gli occhi del Re erano spenti e vuoti mentre pronunciava queste ultime parole. 

Emantus fissò quella ragazzina spaurita che restava in un angolo della stanza. Da quando la sua fidanzata aveva una sorella?

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Esperia inginocchiata vicino al letto sperava in un soccorso. Riponeva tutta la fiducia nel suo amore lontano, e nello stesso tempo temeva per la vita di Emantus.

Pensava anche a suo padre e si sentiva colpevole per non averlo capito, aveva ragione quando si era preoccupato di proteggerla.

Una coltre di nuvole bianche ricopriva il cielo di quel regno sconosciuto, ed ora iniziavano a scendere lenti lenti i primi fiocchi di neve.

Una coltre di nuvole bianche ricopriva il cielo di quel regno sconosciuto, ed ora iniziavano a scendere lenti lenti i primi fiocchi di neve

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