Borea

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Gli erano sfuggite, così sotto il naso

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Gli erano sfuggite, così sotto il naso. E quando poteva riprendersele il suo esercito aveva ceduto davanti ai morti che nascevano dalla terra. Codardi.

Strinse la presa sulla cinghia di pelle. Sentiva il fuoco bruciare nelle vene. Un flebile lamento.

«Taci!» sferrò un calcio al corpo nudo che teneva legato col cappio di cuoio. Cadde riverso sul pavimento. Il bianco della pelle era striato da mille tagli e lividi. Frustarlo non gli aveva recato alcun piacere. Picchiarlo non gli aveva dato sollievo. Non restava che ucciderlo. Esattamente come aveva fatto con tutti i soldati disertori, che era riuscito a raggiungere nel bosco intorno al castello del Mago.

«Eri stato elevato al grado di capitano perché pensavo valessi qualcosa» gli sussurrò all'orecchio prima di estrarre il coltello e posarlo sulla giugulare. Lui non riaprì gli occhi. Borea non fu certo che le parole furono udite. Tagliò, con un colpo deciso, il collo e rimase ad osservare il sangue che colorava di rosso il pavimento.

Si alzò dal trono del vecchio Re del castello e si avvicinò alla finestra che dava verso l'esterno. Fuori nevicava incessantemente.

Doveva riprendersele.

«Se continui così non avrai abbastanza soldati» una voce glaciale riecheggiò tra le pareti.

Borea sussultò. Non l'aveva sentito arrivare. Non era una novità.

«Cerbero... ti credevo al Castello col Re» 

«Evidentemente, non lo sono» il generale attraversò la grande sala scavalcando diversi cadaveri disseminati. L'odore di putrefazione e morte impestava l'aria.  I capelli chiari gli ricadevano sulle spalle, l'ultima volta che Borea l'aveva visto era rasato «ho bisogno che riacquisti un po' di lucidità, ti manderò nuovi soldati» Cerbero si avvicinò alla finestra fissando corrucciato la pila di corpi che scompariva sotto il bianco candore.

Borea strinse i pugni. Sotto gli occhi di ghiaccio di Cerbero il fuoco si spense.

 «Le principesse sono con i ribelli di Whok, mentre il Mago è andato a cercare i ribelli di Flumes. Vogliono organizzare un attacco in simultanea ai due castelli»

Borea non gli chiese come sapesse tutto ciò. In silenzio aspettò che lui continuasse a parlare.

«Tienili impegnati. Non ucciderli. Fai sì che la battaglia si protragga il più a lungo possibile» 

«E le principesse?» chiese infine.

«A loro penserò io» 

Il sorriso sul volto di Cerbero fece accapponare la pelle a Borea. Esattamente come accadde il giorno in cui si conobbero.

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Il mare tra Hesoid e Muir è costellato da una decina di minuscole isolette. Alcune di esse sono grandi quanto una barca di pescatori e durante l'inverno scompaiono tra le onde. Solo una era di modeste dimensioni, tanto da poterci abitare.

La famiglia di Borea viveva lì. Suo nonno scelse di andarsene dall'isola principale da giovane con la moglie. In seguito anche il fratello, con la sua famiglia, lo raggiunse. Quando Borea compì dieci anni sull'isola erano in sedici. Tutti pescatori che commerciavano al porto di Muir.

Sua madre era un'esperta ricamatrice e riceveva molte richieste direttamente dal castello. La Regina adorava i suoi lavori.

Borea amava vivere sull'isola. Passava le giornate a giocare coi cugini e a pescare. Da quando il pancione di sua madre era notevolmente cresciuto la sostituiva al banco del mercato. L'isola madre lo spaventava. Era affollata e piena di rumore. Non amava particolarmente andarci.

La guerra imperversava da sempre in quei luoghi ma nessuno di loro si era mai preoccupato, vedevano passare le navi da battaglia ma tutto ciò accadeva lontano e non li riguardava. Erano al sicuro nella piccola isola. 

Una sera, particolarmente piovosa, una barca attraccò al piccolo porticciolo. Scesero due soldati di qualche anno più grandi di Borea. Erano infreddoliti e spaventati. La nave su cui viaggiavano era affondata.

Li accolsero in casa. Sua madre non faceva che ripetere che erano solo due bambini, chi mai manderebbe al fronte i propri figli così giovani?

Dormirono tutti nella stessa stanza. I due ragazzi piansero nel letto improvvisato. Borea finse di non sentirli.

Al mattino un'altra imbarcazione attraccò al piccolo porticciolo. Veniva da Muir. Erano soldati.

Irruppero nella casa di Borea con le loro spade. Trafissero suo padre senza che questi potesse proferir parola. Entrarono come delle furie nella stanza dei ragazzi e li massacrarono davanti agli occhi di Borea. Tutti gli adulti dell'isola vennero sterminati. Borea, e due suoi cugini, furono caricati sulla barca contro la loro volontà.

Si ritrovarono nell'Accademia dell'esercito di Muir, con un ciotola di zuppa in una mano e la spada nell'altra.

Borea odiava quel posto, odiava quegli uomini che gli avevano distrutto la vita.

I suoi cugini si suicidarono dopo il primo mese.

Durante un'uscita al porto Borea intravide un ragazzo, poco più grande, che da solo aveva disarmato tre dei suoi compagni. Loro avevano una spada, lui un semplice bastone.

Quel ragazzo si chiamava Cerbero e gli offrì di fuggire da quel regno marcio insieme a lui.

Quel ragazzo si chiamava Cerbero e gli offrì di fuggire da quel regno marcio insieme a lui

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Eccomi qui. Spero vi piaccia questa piccola divagazione dalla storia principale che ci permette di conoscere più a fondo i così detti cattivi.

Cosa ne pensate ora di Borea figlio della guerra?


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