Tornato al castello Re Atamante fece chiamare Altea, comandante delle guardie interne al castello.
Velocemente la guerriera giunse alla sala del trono, si inginocchiò davanti al suo Re. Era una donna assai bella, di carattere forte ed altero. Aveva ereditato dal padre non solo i suoi occhi color cenere ma anche l'aggressività e la determinazione necessarie al comando.
Erano lontani i tempi in cui prendeva lezioni da spadaccina mentre suo padre combatteva in mare. Non l'avrebbe ammesso mai, ma gli mancava. Proprio oggi rincorreva la data della sua morte in battaglia. Non era tornato nemmeno un corpo su cui piangere. Le spoglie di quei guerrieri giacevano sul fondo dell'oceano con le navi, destinati a marcire insieme nelle profondità.
Alzò il viso e fissò sua Maestà con sguardo penetrante.
«Comandante, vi ho fatto chiamare perché desidero aumentare la sorveglianza di mia figlia»
«Maestà, la principessa possiede già due ottime guardiane» rispose mordendosi l'interno della guancia. Le risultava difficile tenere a freno la lingua.
«Lo so, non ho nulla da dire sul loro operato però... temo per la sua incolumità» tentennò il Re.
«Sarà fatto come volete» cercò di porre termine all'udienza acconsentendo alla richiesta, era del tutto inutile controbattere. Sua Maestà considerava la figlia Esperia come il tesoro più prezioso del regno, le concedeva ogni cosa: dal destriero migliore al vestito all'ultima moda.
«Inoltre mi è stato detto che il nemico potrebbe essere tra le nostre mura, ed addirittura tra le guardie» aggiunse tutto d'un fiato.
Altea non rispose a quell'accusa priva di fondamento, non poteva nemmeno pensare al tradimento di uno dei suoi compagni. Rimase inginocchiata in tensione, pregando di esser congedata al più presto.
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Raggiunse la caserma a passo spedito. Entrò come una furia nella sala comune dove alcuni dei suoi sottoposti stavano bevendo e giocando a carte.
Li guardò con affetto, tra di loro si sentì al sicuro da orecchi indiscreti e si concesse di esplodere «Nonostante la guerra che ci attanaglia sua Maestà vuole che io rinunci ad uno dei miei uomini per aumentare la scorta della principessa!» non riusciva ad accettare la perdita di due braccia valorose per una principessina che lei riteneva superficiale e viziata.
Aron e Michael abbandonarono le carte sul tavolo e alzarono i loro sguardi su di lei accigliandosi, erano i suoi fidati sotto comandanti.
«Comandante» irruppe Eride, ad Altea era sfuggita la sua presenza nella sala. La ragazza stava seduta in disparte, vicino al fuoco del camino, a leggere una lettera «Capisco il vostro risentimento, ma dopotutto lei è la nostra futura regina. Le dobbiamo rispetto ed ubbidienza. Io momentaneamente non sono assegnata a nessuna missione, se volete mi offro come volontaria»
Altea rimase stupita «Se non sorgono obiezioni per me va bene» conoscendo lo spirito della ragazza non si sarebbe mai aspettata quella richiesta, ma era al corrente anche del suo desiderio di emergere e probabilmente aveva visto l'opportunità di farsi notare da Sua Maestà. Ricordò le parole relative al tradimento insinuate dal Re, ma subito le scacciò dalla mente. Eride era smaniosa di diventare qualcuno, di esser riconosciuta per il proprio valore. Tutto qui.
I cavalieri uscirono dalla sala lasciando soli Altea ed Aron, che lei considerava il suo braccio destro.
«Non sono certa di aver fatto la scelta migliore con Eride, le è sempre piaciuto combattere non è adatta a fare da cagnolino alla principessa»
Aron sogghignò e una fossetta gli apparve tra la barba non rasata. Avrebbe dovuto sgridarlo, pensò Altea, l'ordine della divisa e la cura dell'aspetto sono importanti. Anche se lei per prima era andata nella sala del trono con la lunga treccia quasi sfatta. Lo notò solo ora, mentre la prendeva in mano per giocarci. Lunghi fili ramati sparavano ovunque facendola sembrare un'istrice.
«Ha un carattere un po' difficile, ma non mi stupisce la sua richiesta. Vuole essere il nuovo comandate e farsi notare dalla famiglia reale è una buona opportunità per lei» suggerì Aron togliendo il nastro che teneva legata la treccia.
Altea lo fissò astiosa mentre la massa di capelli ribelli le sfuggiva dalle dita.
«Sua Maestà ha detto...» no, era impossibile. Avrebbe affidato la propria vita nelle mani dei suoi guerrieri, sapendo di essere al sicuro. Erano la sua famiglia, i suoi amici e fratelli. No, non poteva esserci un traditore tra loro. Era assurdo.
«Altea, cosa ti ha detto?» Aron la fissava con infinita dolcezza.
Ad Altea parve di vedere una strana scintilla nel suo sguardo, doveva essere un'illusione.
La presenza di Aron le era stata sempre di grande conforto, lui le era rimasto accanto dopo la morte del padre e l'aveva incoraggiata ad allenarsi e studiare per acquistare il grado di comandante. Era l'amico più caro che aveva, anche se non l'avrebbe ammesso mai. Si era sempre imposta di amare tutti i suoi guerrieri indistintamente, e per lui non avrebbe fatto eccezione.
«Ha detto che teme la presenza di un traditore tra noi»
«Impossibile!» rispose risoluto.
Altea si sentì sollevata nel sentire che Aron la pensasse esattamente come lei.
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Muir
FantasyMuir in celtico significa "Nata dal mare" Questo racconto nasce in un giorno di pioggia tanti anni fa. E oggi, in un giorno di pioggia, ve ne faccio dono. Due sorelle separate dalla nascita. Un'avventura che trascende il tempo e ci riporta in luoghi...