«Attenzione! Attacco da sud ovest!» l'urlo di Fides risuonò nella notte.
«Arcieri ora!» e una raffica di frecce invase il cielo al comando di Zillia.
Era trascorso più di un mese dal primo attacco al castello di Whok. I nemici continuavano a resistere, nonostante Chimera non fosse ancora rientrata.
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«Quanto potrà andare avanti questa situazione?» Michael incrociò gli occhi di Khael che risaltavano sul verde della pelle, i loro visi erano colorati con le speciali tinture degli elfi. Indossavano anche la divisa elfica, perfetta per mimetizzarsi nella vegetazione.
Aron, accucciato accanto a lui, sospirò sconsolato. L'unico cibo che possedevano erano delle amarissime radici essiccate, molto proteiche ma decisamente sgradevoli. Dormivano a turno, sugli alberi, ma mai di un sonno ristoratore. I loro muscoli erano sempre tesi e pronti a reagire.
Emantus, seduto su un ramo, osservava il cielo stellato. Stava cercando di prendere sonno. La neve si era già sciolta e le giornate erano diventate più calde. L'inverno stava finendo.
Stringeva tra le mani la pietra luminosa. La osservava pensando al suo amore lontano. Come stava Esperia? Era riuscita a trovare il Re Addormentato? Forse era in pericolo e lui non poteva aiutarla. Era nuovamente impossibilitato a raggiungerla. Desiderava stringerla al petto e dirle che non l'avrebbe mai più lasciata sola. Aveva un nodo in gola e un pugnale fantasma gli trafiggeva il cuore.
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Michael prese posizione, allontanandosi dai suoi compagni. In piedi su un ramo, non distoglieva gli occhi dalle mura del castello. Regnava una pace illusoria sul campo di battaglia.
Osservava l'oscurità ma la sua mente vagava lontano, al giorno in cui parlò per la prima volta con l'Oracolo.
Sua madre era appena morta di parto, e il suo fratellino non era sopravvissuto. Era rimasto solo. Il padre era un soldato, ripartito per mare da quasi un anno. A stento ricordava il suo volto. Era stato portato in accademia, dove alloggiavano altri bambini figli di soldati. Nessuno di loro aveva scelto di essere lì. Era semplicemente destino che continuassero la carriera dei genitori.
Non poteva piangere davanti agli altri bambini, lo avrebbero deriso. Cercò di contenere le lacrime mentre cercava un luogo tranquillo, dove poter dar sfogo al suo dolore. Intravide il tempio e corse al suo interno. L'aria era fresca, e un forte odore di incenso gli solleticò le narici. Starnutì e la diga si ruppe. Cadde in ginocchio sulla fredda pietra e iniziò a singhiozzare.
«Cosa ti è accaduto?» un sussurro.
Michael alzò lo sguardo su quella strana macchia bianca. Sfregò gli occhi con la mano, cercando di mettere a fuoco l'immagine.
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Muir
FantastikMuir in celtico significa "Nata dal mare" Questo racconto nasce in un giorno di pioggia tanti anni fa. E oggi, in un giorno di pioggia, ve ne faccio dono. Due sorelle separate dalla nascita. Un'avventura che trascende il tempo e ci riporta in luoghi...