«Alyah!» urlò Teti entrando nella stanza comune dove alcune donne erano sedute per terra a costruire frecce.
Alyah alzò gli occhi dalla bacinella dove stava mescolando vari ingredienti per creare un veleno in cui intingere le punte.
«Dovresti essere nella tua camera a riposare» Teti le si avvicinò «sei ancora debole»
«Mi annoio sdraiata a letto tutto il tempo. Qui sono più utile»
Teti alzò gli occhi al soffitto «Hai terminato l'intruglio?»
Alyah annuì.
«Bene. Allora vieni con me, la dama ti vuole visitare» l'aiutò ad alzarsi.
Si incamminarono, appena Alyah fu certa di essere lontana da orecchie indiscrete, le chiese «Perché?»
Teti si bloccò subito «Perché, cosa?»
«Perché ti importa ancora di me. Hai fatto il tuo dovere come Guardiana, non sono più l'Oracolo. Sei libera dai tuoi obblighi»
«Alyah, ma cosa stai dicendo?»
«Non sapevo di te e Khael. Non conosco nulla della tua vita. Per te sono solo un lavoro, giusto?»
«Oh! Alyah, no! Assolutamente no!» Teti le strinse il braccio «non ho mai voluto raccontarti di me per non renderti triste. Vivevi rinchiusa al Tempio, senza contatti umani. Come potevo raccontarti della mia vita... del fatto che mi ero innamorata, quando tu non avresti mai potuto vivere queste esperienze? Sarebbe stato crudele»
«Ti facevo pena, per questo eri così gentile?»
«No, mai. Per me sei come una sorellina. L'affetto che provo per te è vero» Teti allargò le braccia e strinse a sé quel pugno di ossa scricchiolanti. Quanta solitudine poteva contenere quel piccolo corpo?
«Mi vuoi davvero bene?» la voce di Alyah era incrinata.
«Sì, tantissimo» Teti le baciò i capelli.
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«Puoi rivestirti» la dama si avvicinò ad una bacinella d'acqua per lavarsi le mani «a parte il fatto che dovresti mangiare di più, va tutto bene. Ti stai riprendendo velocemente»
«Non è troppo debole per girovagare per la Cava?» chiese Teti fissando corrucciata Alyah che sospirò a sentire quelle parole.
«No, direi che muoversi le può fare solo bene» sorrise divertita la dama «Credo che sia arrivato il momento per me di spiegare alcune cose. Teti potresti andare a chiamare Esperia?»
La guerriera annuì.
«Bene, ora che siamo rimaste sole» la dama si sedette sul letto e fece cenno ad Alyah di mettersi accanto a lei «come sta quel burbero di Crise?»
Alyah la fissò a bocca aperta «voi lo conoscete?»
La dama rise «il mio nome è Regalia e sono stata il precedente Oracolo di Muir»
«Voi non siete morta!» esclamò Alyah sorpresa.
«Crise usa ancora quella storiella per tenervi tranquille? Ahahahha vecchio capoccione» Regalia si asciugò una lacrima «nessun Oracolo è mai stato ucciso per aver mostrato il proprio volto. Io ho scelto di tornare nella mia terra natia. L'Oracolo prima di me è partita per un viaggio» Regalia ricordava come fosse ieri il giorno in cui decise di mostrare il proprio viso. La principessa Esperia stava giocando nei pressi del tempio e lei era uscita di corsa dopo l'ennesima litigata con Crise. Non ne poteva più di quella vita. E del suo amore non corrisposto per il sacerdote. Vide la bimba e decise di togliersi il velo.
«Permesso» Esperia scostò la tenda per entrare, accompagnata da Teti.
«Bene. Ora vi spiegherò cosa dovrete fare per risvegliare il Re» la dama si alzò dal letto «Potrete attraversare lo specchio, insieme, solo quando entrambe le Lune saranno piene. Dovrete superare delle prove, messe a sicurezza del Re. Avrete tempo fino a che le due lune saranno in cielo. Altrimenti, per tornare, dovrete aspettare che siano nuovamente piene»
«Rimarremmo bloccate per quasi tre mesi in un altro mondo» Esperia si portò la mano al cuore.
«Rischierebbero di morire in quella dimensione?» chiese Teti allarmata.
Regalia scosse il capo «No, loro sono destinate a varcare la soglia. Il Cuore le proteggerà»
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Le principesse non sapevano cosa aspettarsi al di là dello specchio, nei loro cuori temevano quel giorno e per non pensarci si erano trovate delle occupazioni che le impegnavano da mattino a sera.
Esperia aveva anche deciso di prendere lezioni di tiro con l'arco e chiese a Tmolus di farle da insegnante.
Eos recuperò degli abiti e li adattò per le principesse, accorciò le gonne in modo da renderle meno d'impaccio e fece preparare anche degli stivali in pelle per proteggergli le gambe.
Il giorno tanto atteso arrivò. Le due principesse si trovarono così davanti allo specchio, i capelli raccolti in trecce, disarmate, si tenevano per mano.
Con la mano libera toccarono simultaneamente la superficie dello specchio.
Questa reagì e si mosse come se fosse acqua, il tocco disegnò su di essa dei circoli che andarono allargandosi. Quando il primo di questi toccò il bordo una luce accecante le avvolse ed esse sparirono.
Ermes rimase a fissare la propria immagine riflessa.
La porta dimensionale era tornata ad essere un semplice specchio.
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Muir
FantasyMuir in celtico significa "Nata dal mare" Questo racconto nasce in un giorno di pioggia tanti anni fa. E oggi, in un giorno di pioggia, ve ne faccio dono. Due sorelle separate dalla nascita. Un'avventura che trascende il tempo e ci riporta in luoghi...