CAPITOLO 29 • Save me -Parte 2-

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CAPITOLO 29Save me -Parte 2-

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CAPITOLO 29
Save me -Parte 2-

Giorno 4

Il lieve tepore di un paio di mani gentili che lo accarezzavano lo destarono dal suo sonno inquieto. Un profondo senso di pace e di rassicurante sicurezza si espansero nel suo cuore quando, aprendo leggermente gli occhi, riconobbe quei tratti dolci e fin troppo familiari.

<<Y-Yoongi>>

Dal volto del corvino si irradiava quella luce bianca che tanto aveva detestato ma che ora, appariva come una sorta di benedizione dal cielo.

<<S-Sei venuto a salvarmi>>

Quel sorriso al quale ci si era aggrappato con tutte le forze per restare lucido in quei tre giorni infernali che gli parvero durare da molto più tempo..

Quella pelle zuccherina, solitamente fredda al tatto, non era mai stata così calda e confortante..

E quegli occhi..

Quegli occhi, un tempo imperscrutabili, ma che ora aveva imparato a leggere e a coglierne persino le più piccole sfumature di luce e di emozioni..

Il suo tocco e le sue carezze che aveva anelato più dell’ossigeno da quando si trovava prigioniero in quella cella..

Finalmente era salvo.

Il pensiero che quell’incubo fosse finalmente finito gli suscitò un sorriso spontaneo, genuino, liberatorio.

<<Buongiorno Topolino>>

E poi, come nel peggiore degli incubi, il viso di Yoongi scomparve improvvisamente, frantumandosi in mille frammenti di luce dispersi per aria e in un attimo l’amara realtà lo travolse e al suo posto apparve un volto affilato, ispido e minaccioso.

Xiumin.

<<No! No! Allontanati, ti prego!>>

Jimin si dimenò per quanto gli era possibile, urlando, scuotendo la testa da una parte all’altra, guardandosi intorno alla ricerca di qualcuno che lo aiutasse.

<<Non preoccuparti, Baekhyun starà fuori per un po’, non verrà a disturbarci stavolta>>

Il biondino cessò di scalpitare, mentre le parole dell’uomo si ripetevano nella sua testa.

Jimin era solo.
Jimin era spacciato.

Senza rendersene conto, si ritrovò sovrastato dal corpo di Xiumin che si era messo a cavalcioni su di lui, e nel panico di quella sgradevole vicinanza, gli ritornarono alla mente i ricordi di quella notte, in quel vicolo buio, dove il bianco aveva provato a violarlo e il suo corpo era così vicino, troppo vicino al suo, proprio come ora. Sentiva lo stesso nauseante odore di fumo, misto all’alcol, di quella sera, il fiato rivoltante che gli alitava in viso.
Jimin, proprio come allora, non aveva modo di difendersi, di scappare e sottrarsi a quel contatto non voluto.
Finì per sputargli in un occhio.

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