CAPITOLO 31 • Stay Alive

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CAPITOLO 31
Stay Alive

Yoongi non si era mai sentito così impotente in vita sua come in quel momento.
Guidava senza meta nel cuore della notte, mentre di fianco a lui vi era il corpo straziato e privo di conoscenza di Jimin.

Il corvino buttava prima un’occhio alla strada e poi uno al ragazzo, ma ogni volta che il suo sguardo cadeva su quel corpicino seminudo e gracile, provava un forte dolore al petto e un senso di nausea allo stomaco.
Le immagini di quell’animale che abusava del suo piccolo Jimin tornavano a ripetersi nella sua mente ancora e ancora.

Ad un certo punto, fu costretto ad accostare. Scese dall’auto in men che non si dica, lasciando la portiera aperta, si nascose nel primo angolo buio e vomitò tutto quello che aveva in corpo, succhi gastrici per lo più, dal momento che non aveva mangiato nulla per tutto il giorno.

Yoongi era piegato in due, con le ginocchia flesse, quasi sfiorava l’asfalto con la testa. Sentiva i muscoli addominali contrarsi, il ritmo cardiaco accelerato e quel disgustoso sapore amaro di quelle sostanze ematiche che il suo corpo stava rigettando senza sosta e anche una volta espulsi tutti i liquidi, i conati di vomito continuavano a non dargli tregua. Le pareti della sua gola sembravano bruciare dal troppo sforzo e nemmeno si era accorto che avesse ricominciato a piangere. Le lacrime si mescolavano ai rivoli di saliva che scivolavano sul mento per poi creare lunghi filamenti liquidi che finivano per infrangersi al suolo.

Dopo aver finito di rigettare la bile, Yoongi provò a rimettersi in posizione eretta trovando dolorosa persino quell’azione. Si appoggiò al muro di mattoni alle sue spalle e lo utilizzò come sostegno, senza il quale sarebbe finito accasciato per terra.
Col dorso della mano si ripulì la bocca dai resti del liquido vischioso dalla colorazione gialla. Fortunatamente, a quell’ora tarda della notte le strade di Busan erano poco frequentate, quindi non c’era pericolo che qualcuno si accorgesse delle sue condizioni pietose. Per questo lasciò che le lacrime continuassero a sgorgare dai suoi occhi come un fiume in piena, mentre i suoi occhi erano rivolti alla sua auto, all’interno della quale giaceva Jimin ferito.

Quando intravide dal finestrino alcuni ciuffi biondi, che per via della scarsa illuminazione parevano più scuri, Yoongi si sforzò di riprendersi e tornare alla guida. Aveva perso fin troppo tempo e in più, non poteva permettersi di pensare al suo dolore, perchè lì inerme, c’era un ragazzo che era stato ferito in una maniera inimmaginabile.

Doveva pensare prima di tutto a lui, doveva metterlo al sicuro, ma in quel momento la sua mente brancolava nel buio e nella confusione più totale perchè non aveva idea quale sarebbe stato un posto sicuro per lui.

Ancora non si spiegava perchè Suho li avesse lasciati fuggire in quel modo, senza ostacolarli minimamente.
Sicuramente aveva una sorta di piano in mente e Yoongi doveva fare attenzione a non cadere di nuovo nella sua trappola.

Doveva trovare quanto prima un luogo dove nascondersi, ma poi si voltò di nuovo verso Jimin e il suo primo pensiero, più sensato, fu quello di portarlo in ospedale. Aveva ferite e contusioni su diverse parti del corpo e necessitava di cure da parte di mani esperte, ma non poteva rischiare di essere visto con un ragazzo ferito tra le braccia o la polizia lo avrebbe arrestato ancora prima di poter mettere piede al suo interno.

Era pur sempre un ricercato nazionale.

Doveva trovare prima un luogo adatto in cui rifugiarsi temporaneamente, fin quando non si sarebbe fatto raggiungere da Hoseok e Taehyung che avrebbero portato direttamente Jimin all’ospedale più vicino.

Il problema era, dove andare?

Non aveva molto tempo per ragionarci su, né si sentiva lucido abbastanza nel farlo, per cui vagliò rapidamente in mente le possibili opzioni.

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