CAPITOLO 34 • Rain

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CAPITOLO 34
Rain

Un nuovo mattino era appena sorto e il risveglio di Jimin venne accolto dal suono incessante della pioggia che si infrangeva contro i vetri della finestra della sua camera.

Jimin sbatté un paio di volte le palpebre, si stropicciò gli occhi con le mani e poi volse il suo sguardo alla finestra, rigorosamente chiusa.

Da quando era tornato a casa aveva dimostrato una profonda avversione per ogni sorta di fonte di luce. Non sopportava la luce del sole, troppo accecante e fastidiosa, come se volesse ricordargli che c'era ancora qualcosa di buono per cui alzarsi la mattina, ma Jimin di motivi validi non ne aveva affatto e odiava quella luce che, a tratti, gli faceva persino paura.

Preferiva di gran lunga il buio, nonostante anche di questo ne fosse terrorizzato, perché era in quei momenti che i suoi incubi tornavano a tormentarlo e per questo Taehyung gli aveva fornito una lucetta notturna dalla luce calda, soffusa, per tenergli compagnia sia di giorno che di notte senza arrecargli alcun tipo di fastidio.

Ma quella mattina.. quella mattina le imposte erano rimaste aperte, Taehyung doveva aver dimenticato di chiuderle e Jimin sentì il richiamo della pioggia, tanto da farlo alzare dal letto con l'intento di spiare il mondo aldilà di quella lastra di vetro.

Il grigiore del cielo, il suono delle gocce sbattere contro i vetri sembravano attirarlo, come una dolce melodia che si libera nell'aria.

Si fermò ad osservare le macchine in lento movimento, gli ombrelli così grandi da coprire interamente le figure dei loro proprietari dando l'idea che fluttuassero da soli per aria; le voci di madri in lontananza che urlavano ai loro figli di fare attenzione e di non inciampare nelle pozzanghere, mentre la pioggia, al contrario, scorreva veloce, inesorabilmente veloce e caotica, quasi sapesse del subbuglio che Jimin provava interiormente.

Jimin rivedeva sè stesso in quello scenario uggioso, percependo lo zampillare delle gocce di pioggia come lo scorrere irrefrenabile delle sue angosce.

In realtà, non era certo se la sua mente fosse talmente affollata di pensieri o se invece, non ve ne erano affatto.

Lentamente, un silente bisogno si fece strada dentro di lui.
Voleva essere parte di quello scenario perfetto.

Si diresse verso il bagno con passo felpato, evitando di incrociare il suo riflesso allo specchio.
Non lo aveva mai fatto da quando era successo.

Si spazzolò i capelli con le sue mani esauste e si sciacquò il viso rimanendo a fissare le goccioline d'acqua scivolargli dalla faccia infrangendosi sulla ceramica fredda del lavello, proprio come faceva la pioggia che scorreva fuori per le strade di una città senza colori.

Tornò in camera afferrando la prima felpa e il primo pantalone puliti che trovò nell'armadio, sfilandosi -dopo giorni- il suo pigiama di pile. Prese il giubbotto e l'ombrello che teneva sempre nell'ultimo cassetto della scrivania e si avviò verso la porta.
Era presto, troppo presto perché Taehyung potesse essere sveglio, per cui fu facile per il biondino non trovare alcun ostacolo a sbarrargli l'uscita.

Da quando era tornato dall'ospedale, Jimin si era rintanato nella sua stanza, uscendo solo per andare al bagno, persino il pranzo preferiva consumarlo tra quelle pareti per lui sicure, sempre sotto l'occhio vigile del suo coinquilino.

Appena mise piede fuori casa, i suoi sensi furono investiti dall'intenso odore di pioggia. Levò gli occhi al cielo e inspirò meglio quel petricore.
Aprì l'ombrello raggrinzito come la sua anima, e iniziò a camminare.

Non aveva in mente alcun posto dove andare, lasciò che fossero i suoi piedi a guidarlo, senza alcuna meta. Si sentiva già abbastanza strano all'idea di essere uscito di casa da solo, trovarsi in mezzo alla gente, anche se a quell'ora presto del mattino e a causa del maltempo non ve ne era poi così tanta. Sembrava qualcosa di totalmente nuovo, di diverso dalla sua routine delle ultime settimane.

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