CAPITOLO 30 • Lost

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CAPITOLO 30
Lost

[Il telefono della persona chiamata non è al momento raggiungibile...]

6 giorni.
Erano passati 6 fottutissimi giorni e Yoongi non aveva idea di che fine avesse fatto Jimin.

Sapeva fosse tornato dai suoi genitori, come più volte lui stesso gli aveva implorato di fare, trovando sempre un riscontro negativo dall'altra parte ogni volta che venivano nominati.

Il fatto che si fosse deciso ad ascoltarlo, lo aveva inizialmente tranquillizzato.
Saperlo a casa con la sua famiglia lo avrebbe fatto dormire un po' più sereno durante quei giorni di assenza.

Tuttavia, qualcosa lo teneva ancora sulle spine, perchè quella "fuga" improvvisa gli era sembrata piuttosto strana.

Jeongin gli aveva riferito che, quel giorno all'Accademia, il padre di Jimin era venuto personalmente a prenderlo dopo la lezione, così gli aveva fatto sapere il ragazzo, ma che non l'aveva visto salire in macchina con lui direttamente con i suoi occhi poiché il ragazzo aveva preso un'uscita secondaria, e questo gli costò una bella strigliata da parte del leader dei Bangtan per essere stato così irresponsabile, ma poi, il messaggio ricevuto da Jimin qualche ora dopo, lo aveva in parte calmato, sapendolo al sicuro e lontano da chi voleva fargli del male, anche se -doveva ammettere a sé stesso- che un po' gli sarebbe mancata quella testolina bionda.

In quegli ultimi giorni, in cui Kim lo stava sovraccaricando di lavoro, non aveva avuto un attimo di tregua e avrebbe voluto davvero poter staccare un po' la spina per riprendere fiato, e in quei momenti, il pensiero finiva sempre su Jimin.

Gli mancava la sua voce allegra e armoniosa e tutte quelle piccole attenzioni che gli riservava, e che lui, puntualmente, fingeva non gli importassero.

Più volte aveva provato a scrivergli e chiamarlo per sapere come stesse, o anche solo per un breve saluto, ma non aveva mai ricevuto risposta.
Addirittura, da un certo punto in poi, il suo telefono risultò irraggiungibile e da allora era sempre stato così, facendo sorgere numerosi sospetti e preoccupazioni nel corvino.
Non era da Jimin sparire in quel modo. Lui per primo, quando Yoongi si trovava a Seoul, non si dava pace a stargli lontano e lo tartassava di messaggi o chiamate -alle quali, purtroppo, non sempre aveva potuto rispondere- perché non sopportava quella distanza tra loro.

Solo pochi mesi fa, Yoongi non avrebbe mai pensato che il loro rapporto prendesse questa piega inaspettata.

Che poi, quale piega aveva preso esattamente?

Non erano di certo una coppia e anche se Yoongi aveva accettato, in qualche modo, i sentimenti di Jimin nei suoi confronti, non significava che era pronto ad aprirgli il suo cuore.
Per lo meno, aveva ammesso a sé stesso, come gli aveva fatto notare il suo migliore amico, che Jimin fosse per lui una ventata d'aria fresca e colorata, nel grigiore patetico che era la sua vita.

Non avere sue notizie per quasi una settimana lo aveva reso inaspettatamente irrequieto e nervoso.
Lo stava evitando? Aveva fatto qualcosa di sbagliato? Eppure sembrava stessero andando bene le cose tra di loro, quindi perché sparire così, all'improvviso?

Queste e mille altre domande si alternarono nella mente del corvino, ignaro della reale condizione del ragazzo.

Al sesto giorno, a Yoongi la questione iniziò a puzzare più dell'arrosto cucinato da Hoseok la vigilia di Natale.

Che i suoi genitori avessero scoperto della loro "frequentazione" e gli stessero impedendo di avere contatti con lui perché pericoloso?

Improbabile.

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