CAPITOLO 33 • Blue

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CAPITOLO 33
Blue

Erano trascorsi 10 giorni dal suo risveglio e Jimin, a stento, aveva pronunciato quattro parole.
Era sveglio, il suo corpo reagiva agli stimoli esterni, ma era morto dentro.

Inutili furono i diversi tentativi delle forze dell'ordine di cercare di ricostruire le dinamiche che lo avevano coinvolto in quelle barbarie e ancora più vano fu l'intento di scoprire i nomi dei responsabili.

Jimin non parlava, e nessun altro lo fece al suo posto.

C'erano troppe cose in ballo.

Le sue giornate erano scandite da un via vai di uomini e donne in camice bianco, -che lo imbottivano di pillole, 5 volte al giorno- da pasti fumanti puntualmente abbandonati nel vassoio sul tavolo-servitore, e da sedute psicologiche che a nulla erano servite se non a fargli fare due passi nel tragitto che portava dalla sua stanza allo studio del suo psicologo.

In quell’arco di tempo, Taehyung non lo aveva abbandonato neanche un attimo.
Si poteva dire che ormai l’ospedale fosse diventata la sua nuova dimora.

Le prime notti furono le più difficili. Sentire le urla di Jimin nel cuore della notte in preda alle crisi d'astinenza, cui seguivano violenti attacchi di panico, lo avevano scosso particolarmente, ma mai un istante l’aveva sfiorato l’idea di andare via.

Jimin doveva sapere di non essere solo.

<<Dorme?>> chiese la voce alle sue spalle.

<<Mh. Ha avuto un’altra notte difficile. È riuscito ad addormentarsi solo alle prime luci dell’alba>> rispose sottovoce il moro, non volendo in alcun modo disturbare il sonno del biondino.

<<E tu, Taehyungie, tu quando cercherai di dormire un po’?>>

Taehyung sapeva che Hoseok lo diceva per il suo bene. Era conscio di non avere un bell’aspetto per via delle molteplici notti insonni; a malapena aveva avuto il tempo per una doccia, quindi poteva solo immaginare quanto il maggiore fosse disgustato a vederlo in quelle condizioni così trasandate.

Ciò che non sapeva, era che nonostante la sua trascuratezza, per Hoseok, continuava ad essere il ragazzo più bello che avesse mai visto sulla faccia della terra e proprio per questo il rosso non poteva fare a meno di preoccuparsi per lui.

In quei giorni Hoseok si era fatto carico della stanchezza di Taehyung, del sostentamento di Yoongi, e della guida dei Bangtan sostituendosi al suo amico come Capo, e in tutto questo, doveva mandare avanti la gestione dell'Omelas.

Giorno dopo giorno, diventava sempre più difficile far conciliare tutto, ma per nulla al mondo avrebbe rinunciato ad aiutare il suo migliore amico, nonostante tutto, e il ragazzo che gli faceva battere forte il cuore.

[...]

<<Chimmie, ti prego. Almeno un boccone. Ci sono le verdurine, come piacciono a te>>

Il biondino scosse il capo, rifiutandosi di mangiare l'ennesimo brodino di pollo con verdure che gli veniva proposto dalla mensa ospedaliera.
Uno scuotimento di testa era tutto ciò che era riuscito ad ottenere da lui negli ultimi dieci giorni, da quando si era risvegliato per la prima volta.
Jimin si esprimeva unicamente a gesti e impercettibili mugolii.
Riuscire a cavargli qualche parola di bocca stava diventando un'impresa piuttosto ardua.

Le uniche occasioni in cui aveva modo di ascoltare la sua voce era quando urlava come un ossesso di notte e puntualmente, gli infermieri dovevano ricorrere a qualche sedativo per calmarlo, allungando ampiamente i tempi di ripresa.

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