Capitolo 43

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-lo ha fatto di proposito il bastardo- sussurrò ancora Thymen osservando il soffitto della sua stanza mentre accarezzava i lunghi capelli di Emilie che aveva la testa appoggiata sul suo petto con gli occhi chiusi beandosi di quel calore che aveva sperato di riavere da anni.

-è la quinta volta che lo dici- sussurrò Emilie -nostro figlio è vivo, non devi temere nulla al momento-

-ma tuo padre ha cercato di ucciderlo prima che io potessi anche solo sapere della sua esistenza e...cazzo perché non ci ho pensato prima che quelli erano i tuoi occhi?- sbottò ancora Thymen con Emilie che sorrise.

-perché per non cedere ai tuoi istinti di venirmi a cercare avevi immaginato che io mi fossi sposata con qualcun altro- ridacchiò Emilie voltandosi per osservare negli occhi Thymen -non so come potrebbe reagire Anton a sapere che sei tu suo padre-

-spero bene- sussurrò Thymen -non vorrei che mio figlio mi odiasse a morte...c'è l'ha già con me perché non sono mai venuto a prendervi e forse avrei dovuto rischiare e farlo- aggiunse il castano -mio figlio non mi odierebbe così tanto almeno-

-non credo ti odi amore...anch'io ero arrabbiata con te ma quando ho scoperto la verità ho capito cosa fosse successo e sono certa che succederà lo stesso con Anton- disse tranquilla la donna -anzi dovremmo alzarci dal letto e andare dagli altri- sussurrò poi Emilie anche se era letteralmente la prima a non volersi alzare dalla sua comodissima posizione. Thymen sospirò stringendo la donna più a se e sperando che avesse ragione ma infondo lei aveva vissuto molto di più con il figlio rispetto a lui quindi lo conosceva meglio.

-voglio restare con te il più possibile in questo letto ma sono il fottuto capo di quest'isola- sbottò Thymen e si mise seduto con calma.

-vuoi una mano?- domandò Emilie osservando la smorfia di dolore sul volto del castano mentre muoveva la gamba sinistra.

-ho sempre fatto da solo non preoccuparti- scosse la testa Thymen -vai verso la taverna prima di me, tanto saranno tutti li, vorrei evitare che ci vedano arrivare insieme perché vorrei parlare da solo con mio figlio- aggiunse il pirata ed Emilie si trovò ad annuire.

-ti aspetto li allora- e la donna non resistette a non lasciare un altro bacio sulle labbra di Thymen prima di dirigersi a passo svelto, dopo essersi rimessa gli stivali, verso quella che era la taverna e che aveva individuato solo e soltanto per via delle urla di gioia che provenivano dalla stessa. Entrò nella taverna immediatamente e la prima cosa che fece fu cercare con lo sguardo il figlio. Lo trovò quasi subito appoggiato al bancone accanto a Veljko con entrambi che stavano bevendo quello che era un boccale di rum.

-non ubriacatevi prima del tempo. È ancora presto- palesò la sua presenza la donna raggiungendo i due.

-dov'eri scomparsa mamma?- domandò Anton osservandola attentamente -e poi sono abituato a bere-

-da tuo padre- rispose Emilie -secondo te dove potevo essere tesoro?-

-ci hai parlato?- chiese Anton sgranando gli occhi e ignorando completamente il suo boccale di rum. Veljko gli mise un braccio intorno alla vita per cercare di dargli forza in qualche modo.

-si, abbiamo parlato e...diciamo che è incazzato a morte con tuo nonno perché ha capito che ha cercato di ucciderti per fare in modo che non vi parlaste- sussurrò Emilie abbassando di molto il tono della voce per dare quell'informazione solo ai due ragazzi che aveva difronte.

-parli di quando mi ha sparato?- sussurrò Anton portandosi la mano libera alla spalla destra dove aveva la cicatrice simile a quella della madre.

-si, non ha fatto altro che ripeterlo a cantilena da quando lo ha scoperto...tesoro c'è una ragione per la quale non è tornato da noi quindi non avercela molto con tuo padre okay?-

-tu l'hai perdonato mamma?- domandò serio Anton e Emilie annuì confermando al figlio che lo aveva fatto -allora non me la prenderò con lui ma...voglio sapere chi è. Ci hai parlato ora no? Allora dimmi chi è-

-non adesso tesoro- Emilie mise una mano sul braccio di Anton -con calma, questa sera, parlerete. Adesso è meglio non mettere troppa carne al fuoco e...-

-ANTON- il castano guardò verso Marie che lo aveva richiamato -vieni a suonare il piano-

-ma io...-

-niente ma, sei il più bravo qui- continuò la locandiera indicando nuovamente il pianoforte di legno presente nella taverna.

-fa valere i tuoi anni di pratica con il pianoforte imposti da tuo nonno per qualcosa di utile- rise Emilie e Anton si trovò a sbuffare prima di lasciare il suo boccale di rum alla madre e dirigersi verso il piano e iniziare a suonare con poca voglia.

-ecco perché è così dannatamente bravo- ridacchiò Veljko guardando verso il suo ragazzo e Emilie sorrise.

-già, anche se l'ho sempre fatto esercitare con le vostre canzoni e non quelle che voleva mio padre- Emilie guardò un momento verso il moro che aveva accanto -mi piaci accanto a mio figlio-

-se sapessi tutto quello che gli ho fatto passare non saresti tanto contenta-

-oh lo so, Anton non ha segreti con me. Più che altro non riesce a mentirmi...ma so anche che lui ti ha perdonato e quello che conta è il presente. Per di più sono certa che avrà bisogno di te quando scoprirà chi è il padre-

-eh? Perché di me?-

-perché sei il suo ragazzo e perché...perché tu conosci fin troppo bene suo padre visto che ha fatto le veci del tuo per tutti questi anni- e Veljko ci mise un bel po' a realizzare cosa volesse veramente dirgli la donna e quando lo fece sgranò gli occhi.

-Thymen?- sussurrò poi per averne la conferma ed Emilie annuì mentre Veljko realizzava a pieno tutti gli strani comportamenti che avevano avuto in quei mesi di navigazione Benj e Frad. 

Mille notti in mareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora