Capitolo 42

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Thymen si maledisse mentalmente per aver fatto piangere la sua Emilie ma non poteva non spiegarle quella parte se davvero voleva dirle come erano realmente andate le cose per tutti quegli anni.

-sono stato imprigionato e ho lasciato che tuo padre si divertisse a darmi pugni e spaccarmi le costole quanto voleva per far si che venissi curata e non morissi- disse Thymen cercando di non pensare del tutto a quel periodo da incubo che aveva vissuto. Emilie aveva ancora le lacrime agli occhi e non lo stava più guardando ma doveva continuare -due settimane dopo con scherno mi disse che eri morta, in quel momento il mio intero mondo mi è crollato sulle spalle perché credevo di aver indirettamente ucciso la donna che amavo. Ho lasciato che mi picchiasse nuovamente e poi sono evaso dalla sua prigione. Credeva, tuo padre, di avermi in pugno ma io ero rimasto li buono anche se sarei potuto andare via molto tempo prima, solo e soltanto perché volevo che tu stessi bene. Quando sono uscito da quel posto volevo passare dalla tua camera, per prendere almeno un qualcosa che mi ricordasse di te, e...e ho visto con i miei occhi che mi aveva mentito. Eri viva e lui voleva semplicemente tenermi rinchiuso nelle sue stupide prigioni- Emilie aveva finalmente alzato lo sguardo verso Thymen restando comunque in completo silenzio aspettando che l'altro continuasse -ero debole, malmenato e avevo bisogno di tempo per riprendermi fisicamente: portarti via quella sera per me era impossibile per questo ti ho detto che sarei tornato a prenderti-

-ma non sei mai tornato-

-non sono mai tornato non perché non volessi ma perché tuo padre me lo ha impedito- una lacrima solcò la guancia di Thymen -credevo di essere riuscito a farla franca ma dopo un mese da quando ti avevo lasciata indietro tuo padre ci trovò e mi urlò contro che se solo avessi provato a tornare da te ti avrebbe uccisa. È sempre stato bravo a minacciarmi perché sapeva che non avrei mai fatto nulla che comportasse la tua morte- Thymen storse la bocca -accettai ovviamente, dentro di me però stavo già escogitando un piano per poterti venire a prendere, ma lui doveva averlo capito perché senza preavviso mi sparò alla gamba sinistra per poi...non so cosa abbia fatto di preciso, so solo che sentivo dolore per tutto il corpo e adesso non riesco più a muoverla come vorrei per questo vado in giro con un bastone-

-anche la cicatrice?- sussurrò Emilie che aveva ripreso a piangere, piangere perché si stava sentendo completamente in colpa per quello che aveva passato Thymen.

-si, è stato il suo modo di stipulare un contratto. Ha sempre saputo che ero diverso dagli altri pirati e...e ha deciso che per tenermi completamente lontano da te aveva un altro modo: dare protezione alla mia gente. È stato lui a darmi quest'isola, a garantirmi che nessuno della marina potesse metterci piede e tanto meno uccidere i pirati qui presenti a patto che io rimanessi qui e non ti venissi a cercare- Thymen chiuse gli occhi -mi dispiace Emilie ma io non potevo più andare per mare, non con la gamba in questo stato e...e non potevo privare la mia gente di una possibilità così grande, donne e bambini qui erano più al sicuro che in qualunque altro posto e...e ho dovuto fare una scelta-

-questo posto...è perfetto per creare una famiglia e tenerla al sicuro- sussurrò Emilie ragionando attentamente a tutte le parole che gli aveva detto Thymen. Non riusciva però ad essere davvero arrabbiata con lui perché suo padre l'aveva incastrato e poi conosceva bene gli ideali di Thymen da sapere che quell'isola era sempre stata il suo sogno.

-e credevo che tu saresti riuscita ad andare avanti, a vivere una vita migliore di quella che potevo offrirti io-

-nessuno poteva offrirmi una vita migliore di quella che mi offrivi tu amore ma...ma capisco la tua scelta-

-è stata dura Emilie...tutti questi anni...se non sono impazzito è solo grazie a Veljko...credo che tu l'abbia conosciuto se hai viaggiato con Frad e Benj-

-il nuovo capitano della tua nave, si l'ho conosciuto...è stato lui che mi ha raggiunta durante un ballo per farmi scappare da quel posto...come è riuscito a non farti impazzire?-

-la madre è morta per complicazioni dovute al parto quando aveva pochi mesi di vita e il padre...varie circostanze lo hanno portato a morire impiccato dagli uomini della marina. Era rimasto da solo e io...io mi sono preso cura di lui crescendolo come se fosse mio figlio...è il mio figlioccio per questo è il capitano della mia vecchia nave-

-lui non sapeva di me vero?- domandò Emilie iniziando a capire perché Frad e Benj avevano cercato di non far trapelare nulla dei loro discorsi quando Veljko era nei paraggi.

-no...perché è venuto a prenderti comunque? Cosa...cosa lo ha portato a salvarti da quel posto?-

-il suo ragazzo- rise Emilie.

-Anton?- domandò Thymen -e perché mai?- lo sguardo di Emilie si adombrò leggermente.

-sai...c'è una ragione per la quale mio padre ti ha dato la caccia dopo che sei scappato- sussurrò Emilie -ti avrebbe lasciato andare se solo...se solo io non fossi stata incinta-

-eh?- sbottò Thymen alzandosi di colpo per osservare attentamente Emilie -eri incita? Perché non mi hai detto nulla quando...-

-non lo sapevo ancora Thymen! me ne sono accorta solo qualche giorno dopo- scosse la testa Emilie -Anton è nostro figlio- aggiunse poi -e Anton...volevo portarmi via da quel posto più di qualunque altra cosa al mondo e il suo ragazzo, ovvero il tuo figlioccio, lo ha aiutato. La faccia che stai facendo in questo momento è ancora più divertente di quella che hanno fatto Benj e Frad quando lo hanno capito- rise per sdrammatizzare un po' la situazione la rossa perché anche se lo aveva detto quasi senza problemi aveva paura che Thymen potesse non essere felice di essere veramente padre.

-quel porco...quel porco bastardo ha cercato di fare fuori mio figlio prima che io...cazzo se è la volta buona che uccido tuo padre- sbottò Thymen con sguardo di fuoco.

Mille notti in mareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora