Capitolo 36

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Emilie aveva il cuore che batteva a mille mentre attraversava le stradine della città nella quale era nata e aveva vissuto per tutti quegli anni. Sembrava quasi completamente deserta visto che ormai erano le tre di notte ma allo stesso tempo qualche ubriaco e qualche soldato della marina in giro c'era. Per sua fortuna aveva un mantello con un cappuccio che le copriva i capelli fin troppo riconoscibili e anche quello che era un vestito di una delle sue cameriere che aveva recuperato di nascosto dopo aver scritto un finto biglietto di addio da far trovare al padre la mattina dopo.

La donna aumentò il passo quando vide un ubriaco osservarla quasi con interesse e un sospiro di sollievo le venne quando notò l'ingresso del mercato e anche quella che sembrava una figura maschile di spalle.

-ehm- palesò la sua presenza alla figura e quando il ragazzo si voltò, riconoscendo gli occhi rossi, si scostò leggermente il cappuccio per fargli vedere il suo volto prima di sistemarlo al suo posto.

-bene, prima di quanto mi fossi immaginato- disse Veljko sorridendo alla madre di Anton -mi segua- aggiunse poi facendo strada alla donna fino al capannone abbandonato che aveva usato per cambiarsi una volta arrivato sulla terra ferma e che avrebbe riutilizzato anche in quel momento. Bussò piano due volte e forte tre per poi di nuovo bussare piano una volta e in poco tempo Carl aprì la porta lasciandoli entrare. -qualche problema?-

-no cap, tutto nella norma- confermò Carl sorridendogli leggermente -devo riportare i vestiti che stai indossando?-

-ovviamente- annuì Veljko lanciando uno sguardo verso Emilie -qui siete al sicuro. Devo solo tornare nei miei vestiti e poi raggiungeremo la nave- Emilie a quelle parole annuì abbassandosi il cappuccio e osservando attentamente il ragazzino che aveva aperto loro la porta del capannone. Veljko ne approfittò per andare verso l'altra stanza del capannone dove trovò Anton che appena lo vide gli sorrise.

-sei dannatamente sexy così- borbottò Anton.

-ma io sono scomodo con sta roba amore- borbottò Veljko lasciando un bacio sulle labbra del ragazzo -tua madre è di la con Carl-

-dammi i tuoi vestiti e la raggiungo- disse Anton aspettando appunto che Veljko gli desse i vestiti che aveva usato per quella sera prima di dirigersi verso lo spazio principale e sorrise verso la madre che ancora non lo aveva notato. -Carl- richiamò l'attenzione del ragazzino che gli prese velocemente i vestiti dalle mani prima di scomparire. E Anton notò anche di aver attirato lo sguardo della madre che lo stava osservando come se fosse un fantasma.

-Anton?- sussurrò Emilie riconoscendo il figlio che la raggiunse velocemente abbracciandola.

-si mamma- sussurrò il castano mentre avvertiva le donna stringerlo a se con tutta la forza che aveva -non sono morto- aggiunse poi lasciandole un bacio sui capelli.

-ma tuo nonno...-

-lo crede veramente morto perché gli ha sparato per ucciderlo- si intromise Veljko mettendosi il suo fidato cappello in testa.

-eh?- sbottò Emilie osservando il figlio per accertarsi che stesse bene.

-sto bene mamma, sono stato a riposo per un po' ma sto bene. Nonno ha sempre provato ad uccidermi e lo sai anche tu, semplicemente adesso crede di averlo fatto e io sono libero-

-come ci sei finito con i pirati tu?- domandò confusa Emilie che si era rimasa un po' delusa di non vedere Thymen ma almeno il suo bambino non era morto e quello le bastava.

-è una lunga storia mamma- ridacchiò il castano -sappi solo che sono la mia famiglia adesso- e sorrise verso Veljko.

-hai trovato tuo padre?- non riuscì a non chiedere Emilie e Anton scosse la testa per negare.

-no, mamma. Ma con te forse sarà più semplice trovarlo e chiedergli perché non è mai tornato da noi- disse Anton proprio nell'esatto momento in cui Carl tornava da loro.

-dobbiamo andare adesso, i soldati della marina sono appena passati e non dobbiamo perdere tempo-

-andiamo- sussurrò allora Veljko mettendo una mano sulla spalla di Anton prima di uscire a sua volta dal capannone. Anton si sistemò il cappuccio sul volto proprio come fece la madre e fu lui a farle strada fino a dove avevano lasciato la scialuppa sul molo stando attenti a non farsi vedere da nessuno. Una volta sulla scialuppa Carl si mise di vedetta mentre i remi li presero Anton e Veljko cercando di andare il più velocemente possibile verso la loro nave. Emilie si sentì leggermente inutile per tutto il tempo ma decise di restare concentrata sul volto del figlio per non pensare al fatto che potevano essere scoperti e anche quando arrivarono alla nave, nave che ad Emilie sembrava parecchio familiare, la donna non rimase tranquilla fino a quando non venne aiutata dal figlio a salire sul ponte.

-ci siamo riusciti- si lasciò andare Anton togliendosi il cappuccio e abbracciando nuovamente la madre che sorrise tra le sue braccia mentre una folata di vento le faceva cedere il cappuccio ma non se ne curò molto visto che era al sicuro su quella nave.

-cap ordini?-

-vai dal timoniere e avvisalo di partire immediatamente Carl, dobbiamo guadagnare più tempo possibile- disse serio Veljko andando poi verso altri due pirati che erano rimasti di vedetta sul ponte per dire loro di issare l'ancora e tenersi pronti a mainare le vele.

-è il capitano?- sussurrò Emilie al figlio guardando verso il moro con il quale aveva ballato alla festa.

-si, è il nostro capitano- confermò Anton.

-Anton siete tornati presto- disse Benj raggiungendoli ma si bloccò di colpo quando si girò verso di lui anche la donna che era accanto al castano. Benj non riusciva a credere ai suoi occhi perché quel volto lo avrebbe riconosciuto ovunque anche se erano passati così tanti anni dall'ultima volta che l'aveva vista.

-si, possiamo partire subito e non perdere tanto tempo sulla tabella di marcia e...tutto bene?- domandò Anton accorgendosi di come si fosse bloccato il pirata davanti a lui.

-ehm ecco...si, si...vado in cambusa...se avete fame- e senza dare il tempo ad Anton di capire cosa stesse succedendo Benj scomparve davvero in direzione della cambusa.

Mille notti in mareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora