Pov Destiny:
"Mh.." mugulai mettendogli le mani sul petto nudo e cercando di allontanarlo.Mi sembra di ritornare ai vecchi tempi, quando si avvicinava a me anche se io non volevo ma non potevo fare niente.
"Niall." Dissi stavolta più decisa.
Lui sospiro pesantemente aprendo le palpebre.
La sua espressione sembrava arrabbiata ma i suoi occhi azzurri chiedevano quasi pietà.
"Dobbiamo parlare." Dissi seria.
Lui semplicemente annuì staccandosi e scendendo le scale a chiocciola che erano lì vicino.
Lo seguii in silenzio fino al divano di pelle nera.
Quando lui si sedette lo feci anche io.
Non sapevo esattamente che dire, la mie mente gli urlava tutto ciò che pensavo ma la mia bocca rimaneva muta.
"Il silenzio è l'urlo più potente." Disse lui come se mi avesse letto il pensiero.
Rimasi per un attimo ancora zitta quando finalmente decisi di parlare anche io.
"Senti.." iniziai il discorso a bassa voce.
"Riguardo quello che è successo con Liam." Continuai per poi fermarmi e cercare le parole adeguate.
"Non dovevo picchiarlo vero?" Disse lui anticipando il mio discorso e alzando gli occhi al cielo.
"Sì." Dissi sicura.
"Non è una cosa normale che tu picchi qualsiasi essere di sesso maschile che mi si avvicini." Continuai convinta di me.
"No, la cosa non normale è che tu mi abbia mentito dicendo che andavi al bar con Zoe, quando invece eri con lui." Contrattaccò incrociando le braccia al petto.
"L'ho fatto per il semplice motivo che se io ti avessi detto la verità la tua gelosia avrebbe preso il sopravvento e avresti barricato la casa a costo di non farmi uscire."
Mi giustificai guardandolo dritto negli occhi.
"Probabilmente si." Disse ridacchiando anche se nei suoi occhi tutto c'era tranne che il divertimento.
"Questa cosa non è affatto normale Niall." Continuai io.
Lui per un momento non parlò, quasi come se non avesse niente da dire, anche se i suoi occhi urlavano tutto quello che la voce non riusciva neanche a sussurrare.
"Hai ragione, mi dispiace." Disse alla fine.
"Okay e a me dispiace di averti mentito." Risposi sospirando.
Anche se entrambi ci eravamo scusati sentivo come se la conversazione non fosse finita qui.
"Dillo." Lo incitai.
"Cosa?" Domando alzando un sopracciglio.
"Niall, se c'è qualcuno che vorrebbe urlare ma non lo fa per paura di non essere compresa quella sono io, e lo capisco quando gli altri si trattengono dal non dire qualcosa.
Ti capisco, è come se fosti sotto l'acqua e non riuscissi a parlare, però fallo, urla tutto ciò che pensi, poi ti sentirai meglio." Dissi cercando di fargli capire cosa intendevo.
"È che ho più ansia che sangue in corpo." Rispose cercando di giustificarsi.
Io non dissi nulla sperando che prendesse il mio silenzio come un invito a continuare ciò che aveva da dire.
"È solo che ogni volta che ti vedo penso a quanto sei fragile, da quando ti ho vista dentro quella vasca con tutti quei tagli, mi sono sentito così in colpa, e da quel momento mi sono ripromesso di proteggerti da tutti e da tutto. Forse infondo perché io ti capisco, c'era un periodo in cui anche io ero solare come te, io non ero così, mi ci hanno fatto diventare." Disse abbassando lo sguardo come se stesse ricordando delle cose.
"Chi ti ci ha fatto diventare?" Domandai portando la mia piccola mano sulla sua coscia fasciata dai jeans neri.
"Tutti penso.. Sai Dest non è salutare per un bambino vedere il proprio padre picchiare la propria madre tutte le sere." Disse chiudendo un attimo gli occhi blu.
Io non risposi incitandolo a continuare.
"Ero arrivato al punto di non farcela più, avevo pianto e urlato così tanto che mi facevano male gli occhi e non avevo più fiato. Mi ricordo un giorno in cui ero davanti allo specchio del bagno, mi guardavo ma non mi riconoscevo, il ragazzo solare era sparito, guardavo la mia faccia, ma la mia anima non c'era. Per me quello era solo un corpo, e non sentivo di farne più parte. Sentivo di aver perso il controllo dei mie pensieri, delle mie emozioni e delle mie azioni. E quando perdi del tutto il controllo cosa ti resta? Vidi i rasoi che mia madre teneva nel l'armadietto bianco del bagno. Sembrava avere senso allora, anche se non sapevo ancora perché. In seguito, più tagliavo e più capivo perché. Per fortuna ho conosciuto il mondo dell'alcool ed ho smesso con l'autolesionismo. Poi da quel giorno ho deciso di andar a vivere da solo, anche se spesso dovevo tornare a casa dei miei per sentire quello che mio padre aveva da dire." Raccontò fissando un punto fisso dietro le mie spalle ricordando quegli orribili giorni passati.
"Mi dispiace." Dissi a bassa voce.
"Cercherò ti gestire la mia gelosia okay?" Disse cercando di sorridere.
"Okay." Risposi sorridendo per rallegrarlo.
Lui però non mi rivolgeva il suo sguardo.
"Niall guardami." Ordinai prendendo il suo mente nelle mie mani.
Lui chiuse gli occhi per il contatto.
"Apri gli occhi e non pensarci." Sussurai a fior di labbra.
Lui fece come gli avevo detto, non potevo vederlo in quelle condizioni, con gli occhi lucidi ed il labbro tremante come se potesse crollare da un momento all'altro.
"Ti perdono Niall." Dissi a bassa voce prima di poggiare delicatamente le mie labbra sulle sue.
Mentre lentamente il bacio si espandeva un paio di lacrime salate si misero tra le nostre labbra ancora attaccate.
Non volevo vederlo piangere così tenni gli occhi chiusi per tutto il tempo.

STAI LEGGENDO
Dangerous || Niall Horan
FanfictionÈ sempre vero che gli opposti si attraggono? E se l'acqua e il fuoco si incontrassero siamo davvero sicuri che l'acqua spegnerebbe le fiamme? Ognuno dentro di sé nasconde dei demoni, ma per Niall è diverso, lui stesso è un demone. ... "Lui è pericol...