32. Lisa, Xander e Patricia

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"Jay commited suicide

Woah-oh

Brandon OD'd and died

Woah-oh

What the hell is going on?

The cruelest dream, reality"

"Jay si è suicidato

Woah-oh

Brandon è andato in overdose ed è morto

Woah-oh

Che diavolo sta succedendo?

Il sogno più crudele, la realtà"

-The Offspring-


Lisa

Sin da piccola ho sempre immaginato come sarebbe stato per me incontrare la persona con cui avrei condiviso il resto della mia vita. 

Non avendo mai avuto a che fare con i ragazzi, non gli ho mai dato un aspetto, nella mia testa. Quello che desideravo era che fosse come nei film che guardavo alla tv, vero, sincero, che mi facesse sentire libera, aiutandomi a dimenticare la realtà di Detroit.

Forse se fossi nata in un posto diverso le cose sarebbero state diverse. Guardo le serie tv su New York o Los Angeles, dove la gente dal nulla può arrivare a fare qualsiasi cosa solo con la forza di volontà e le sue capacità. Qui a Detroit non c'è la speranza di un futuro come quello. 

Apro gli occhi e mi rendo conto di sentirmi strana. Ho la vista offuscata, mi fa male la testa, più del solito. La mandibola mi duole come se avessi provato a mangiare un mattone, e cosa ancora più importante, non sono nel mio letto.

Jim è al mio fianco, dorme ancora. Mi guardo attorno e non riconosco nulla della stanza in cui mi ritrovo. Ci sono dei poster appesi ai muri, di David Bowie e dei Velvet Undergound, così c'è scritto. C'è una piccola scrivania ma non ci sono libri o altro su di essa, solo una foto incorniciata, che raffigura un bambino e una donna. Lei lo abbraccia, stringendolo a sé. Lui sorride, e per un attimo mi sembra quasi di riconoscere quel sorriso. 

Il piccolo orologio al muro mi fa notare che sono le sei di mattina. Non so dove sono, nè ho molti ricordi di ieri sera. 

C'era Colin, ballavamo, eravamo felici. Poi il vuoto, il buio totale. 

Provo ad alzarmi dal letto senza svegliare Jim, dirigendomi fuori dalla camera. Si affaccia su un salotto, che riconosco, con il divano al centro su cui è steso Colin, con una coperta addosso e il viso rilassato. 

Forse era così tardi ieri da essere rimasti qui a casa sua. 

Mi avvicino a lui e mi siedo al suo fianco. Si accorge della mia presenza, emettendo buffi versi. 

È bellissimo, anche di mattina. 

Dopo il primo incontro con lui ho sognato tanto. La sera prima di andare a letto immaginavo come sarebbe stata la nostra vita insieme. Io e lui al parco a passeggiare, a mangiare il gelato, che visitavamo altre città, facevamo viaggi. I regali che ci saremmo fatti a vicenda, fino ad arrivare al nostro matrimonio e alla nostra famiglia insieme. Sì, sono arrivata fin lì. 

Non siamo bravi ragazziDove le storie prendono vita. Scoprilo ora