"How does it feel
To treat me like you do?
When you've laid your hands upon me
And told me who you are"
"Come ci si sente
a trattarmi come fai tu?
Quando hai posato le mani su di me
e mi hai detto chi sei"
-New Order-
Una delle canzoni che mi hanno fatta innamorare della musica.
Spike
Dolcezza.
Questo è quello che penso quando guardo la buffa ragazza davanti a me, con le guance rosse per l'imbarazzo e il respiro affannato.
"Ho bisogno di parlare con qualcuno. Sai, non è che abbia a disposizione tante persone nella mia vita."
Dopo aver insinuato, giustamente, che io sia un assassino, mi chiede di passare del tempo con lei. Non capisco se sia solo curiosa o se sia attratta dal pericolo.
D'altronde, però, nessuno dovrebbe soffrire di solitudine.
"Avrei comunque dovuto chiudere prima oggi," ripongo il libro al suo posto, per poi fare il mio solito giro per la biblioteca e tornare da lei dopo il controllo.
"Andiamo."
Mi segue senza dire nulla e stringe lo zaino sulle sue spalle, come avesse il timore che glielo strappassi via.
Non sa che un tempo sono stato un ragazzino insicuro tanto quanto lei, nè lo saprà mai.
"C'è New York Pizza da questa parte," dice, indicando un angolo della strada con la mano.
"La chiami pizza quella?" chiedo, ironico, e continuo a camminare verso la mia auto.
Sale al mio fianco, sempre timorosa. Vedo come si guarda attorno, curiosa, che controlla ogni particolare attorno a sé.
"Di cosa vorresti parlare?"
Metto in moto per dirigermi all'unico posto che serve cibo commestibile a Detroit, il ristorante di Maurtis, a Downtown.
"Possiamo parlarne quando ci fermiamo?"
La risposta a una domanda con una domanda, definizione perfetta per chi non ha intenzione di scoprire le sue carte o ha troppa paura per farlo.
Infatti, per tutto il percorso non dice nulla. Noto che non ha il cellulare fra le mani, vuol dire tanto. Preferisce godersi i momenti. Guarda la strada e quello che è presente in uno dei pochi quartieri ancora intatti.
Fermo l'auto nel parcheggio del ristorante e mi accorgo dei suoi occhi spalancati.
"Io..." si schiarisce la voce. "Ecco, io, non credo di avere abbastanza soldi per questo posto."
"Tranquilla, è il locale di un amico."
Scendo dall'auto e una volta all'esterno mi accorgo che lei è ancora seduta al suo interno. Apre lo specchietto, si tocca il viso e si sistema i capelli lunghi fino alle spalle raccogliendoli in un elastico. Dopo ciò, apre la portiera e mi raggiunge.
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Non siamo bravi ragazzi
RomansaPer chi è caduto, ma vuole rialzarsi. «E no caro Bowie, non saremo eroi, neanche per un giorno» «Detroit non è una fiaba in cui il bene trionfa» «Sbandato, incontrollabile, fuori di testa, perso, senza speranze, incontenibile, squilibrato. Così è co...