27. L'ANFITEATRO

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Quattordicesimo capitolo

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Quattordicesimo capitolo

Berenice si svegliò di soprassalto sentendo dei passi pesanti fuori dalla sua porta. Non fece in tempo nemmeno ad alzarsi che la porta del suo tugurio si spalancò davanti a lei. Quattro persone incappucciate la assalirono.

Spinse la leoncina sotto le coperte, prima di esser travolta da un vortice di violenza inaudita. Una mano la afferrò per i capelli, piantandole una corda nella bocca e imbavagliandola fin dietro la nuca. Braccia sconosciute la sollevarono dal letto, facendole sbattere le ginocchia sul pavimento. Solo l'adrenalina le impedì di provare dolore in quel momento.

Avevo chiuso la porta a chiave, come hanno fatto ad entrare...

Ma quei pensieri scivolarono via in un secondo. Berenice si ritrovò a lottare per respirare, scalciando e dimenandosi come un pesce intrappolato. Ma erano in quattro a tenerla, e lei era soltanto una.

Venne scaraventata in avanti, la camicia da notte le si impigliò nei piedi facendola sbattere di nuovo a terra. Risate femminili rimbalzarono nella stanza una dopo l'altra.

Un'altra voce femminile imprecò sottovoce, ordinando alle altre di tacere. Berenice, con la vista offuscata, cercò di individuare chi fossero le sue assalitrici. Erano delle studentesse, dedusse dalle loro voci e dal loro vestiario: gonne lunghe blu e pesanti mantelli con il cappuccio alzato. Ma cosa volevano da lei?

Vide la leoncina protendersi da sotto il letto con le zanne ben in vista, un ringhio sul punto di sfuggirle dalla gola. Ma Berenice scosse furiosamente la testa, uno sguardo così implorante che portò la leoncina a fermarsi dubbiosa. Fortunatamente le sue assalitrici erano troppo prese da lei per farci caso.

«Qualunque cosa vogliate da me...» tentò di dire con la corda in bocca, «sappiate che non ho un soldo.»

Perché di solito era per quello che le persone venivano assalite, giusto? I soldi giravano attorno a tutto. Ma se quelle erano davvero studentesse... sicuramente problemi di soldi non ne avevano.

Un ginocchio affondò nel suo stomaco, facendola inarcare in avanti. Dalla bocca le esplose un grido che venne all'istante soffocato dalla corda.

«Stai zitta!» si sentì urlare nell'orecchio mentre un altro colpo micidiale la colpiva sulla schiena.

Berenice vide un'altra studentessa scagliarsi su di lei, saltandole addosso. Incredibilmente riuscì ad evitarla, buttandosi di nuovo a terra e trascinando con sé entrambe le ragazze che la tenevano bloccate.

Ma quello non bastò per arrestarle.

Due delle quattro studentesse le afferrarono le braccia, legandole le mani dietro la schiena, e le altre due le immobilizzarono subito i piedi. Berenice lottò con tutte le sue forze, ma non ci fu verso. Lacrime di frustrazione e paura le rigarono il viso. Era bloccata, inchiodata ad ogni arto.

La sguatteraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora