3.LA VECCHIA GOLD

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❦ 𝓡𝓮𝓰𝓪𝓵𝓮𝓼 ❦

❦ 𝓡𝓮𝓰𝓪𝓵𝓮𝓼 ❦

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Berenice si diresse alla porta della cucina a grandi falcate, lasciandosi alle spalle Gaston in preda ad un attacco isterico. Sentì le sue lamentele piagnucolose rimbombare per tutto l'edificio.

Mentre percorreva il corridoio si pulì le mani nel grembiule, grattando via dalle unghie i rimasugli di cibo. Arrivò nell'atrio principale trovandolo deserto, ovviamente. Tutte le suore erano ancora in paese e probabilmente per via della tempesta dovevano aver trovato riparo presso la chiesa. Le parve comunque strano dover andar lei ad aprire la porta, non l'aveva mai fatto. Non che le suore ricevessero chissà quali visite, ma se per puro caso le avessero avute, non sarebbe di certo spettato a lei dover accogliere gli ospiti. Di solito la rinchiudevano in camera sua. Non sia mai che qualcuno la vedesse.

Quando il campanello suonò di nuovo, Berenice sbuffò spazientita. «Si un secondo, un secondo...» ma prima di raggiungere il pomello della porta qualcosa la fece vacillare.

Accanto alla porta, dalla finestra che dava sul giardino, si intravide la sagoma nera di una persona. Berenice la fissò credendo fosse l'ombra di una bambina, tanto era bassa. Cosa ci faceva lì una bambina a quell'ora?

La sagoma scura si mosse veloce, nascondendosi dalla finestra nello stesso istante in cui il campanello suonava di nuovo. Berenice fece scattare la serratura con i nervi a fior di pelle.

La porta si aprì su sé stessa con un colpo pesante, l'aria gelida le penetrò all'istante nella pelle facendola rabbrividire. La pioggia e l'oscurità erano talmente fitte che inizialmente Berenice non riuscì a vedere nulla, la luce del lampione sul viale innevato le appariva agli occhi come un puntino sfocato.

Si sfregò le mani una contro l'altra cercando di riscaldarsele, mentre l'ansia dentro di lei, sembrava scemare dinnanzi a quel freddo glaciale. Quando faceva così freddo Berenice non riusciva più a pensare lucidamente, persino respirare diventata difficile. Si sentì i piedi nelle scarpe intorpiditi e la bocca secca e dolorante.

Per la verità il tempo, quella sera, non sembrava presagire nulla di buono.

Ma poi la vide. Una massa indistinta scura che si voltava verso di lei sull'uscio della porta. Non una bambina. Ma una vecchia. Coperta interamente da un mantello e un cappuccio nero. Berenice dovette sbattere più volte le palpebre per capire se davvero ci fosse lì qualcuno. Vedeva solamente una macchia nera con al centro un pallino rosato e grinzoso.

Sì, li c'era una vecchia.

«Posso aiutarla?» chiese, socchiudendo leggermente la porta per ripararsi dal freddo della tempesta.

La vecchia, davanti a lei, alzò le braccia con una lentezza estenuante. Erano magre e spettrali, a confronto della pancia grossa e deforme. All'interno della manica, nell'oscurità del vestito, c'erano delle strane cose che brillavano. Ma Berenice non riuscì a vedere altro perché l'anziana si tirò giù il cappuccio nascondendosi le braccia dietro la schiena.

La sguatteraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora