22. RIVELAZIONI

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Berenice dovette attraversare quei corridoi bui due volte. La sedia a rotelle di riserva nella camera della principessa sembrava l'unica opzione plausibile per riportarla nella sua camera, dato che, secondo Artemisia, Berenice non aveva la forza nemmeno per portare un vassoio, figurarsi per trasportarla in braccia. E in effetti, seppur quest'ultima non volesse ammetterlo, Artemisia non aveva poi tutti i torti.

Nonostante avesse sempre avuto una gran paura del buio, mentre percorreva il corridoio da sola, non si accorse nemmeno delle ombre sinistre alle pareti o del fatto che non ci vedesse a un palmo del proprio naso. Quello appena successole era già abbastanza per riempirle tutta la mente di pensieri nevrotici.

Appena arrivate in camera, le due ragazze litigarono su chi avesse il diritto di farsi il bagno per prima. Entrambe erano infreddolite e l'odore persistente del fango le faceva ancora lacrimare. Finirono per lavarsi entrambe contemporaneamente: Artemisia nella vasca di acqua calda e Berenice con uno spruzzino accanto alla vasca. Quando incrociarono lo sguardo mentre si lavavano, non riuscirono a trattenere una risata nervosa, un po' per scaricare la tensione e un po' per quella situazione del tutto imbarazzante.

Dopo aver rimosso le impronte di fango dal bagno e lavato per quanto possibile la sua divisa e la vestaglia di Artemisia, Berenice tornò nel salottino, sorprendentemente più sveglia che mai. Trovò Artemisia davanti alla sua toeletta intenta a spazzolarsi i capelli.

«Le guardie fuori la porta dormono» la informò Artemisia, guardandola dallo specchio.

Berenice non ne fu sorpresa: ogni volta che usciva da quella stanza dopo cena, le trovava appisolate fuori la porta. Si domandò cosa sarebbe successo se la sorvegliante fosse arrivata all'improvviso e le avesse sorprese a sonnecchiare durante il loro turno.

«Ho lasciato un piccolo spiraglio aperto nel muro,» si sentì in obbligo di precisare Artemisia l'attimo dopo, notando il suo sguardo. «Non ho intenzione di farlo chiudere, ora che ho un corridoio segreto tutto per me.»

Berenice la guardò attentamente, tentando di capire di che umore fosse. Avrebbe fatto i capricci? Le avrebbe tirato in testa la spazzola? O si sarebbe arrabbiata al punto da svegliare l'intero collegio?

«E se qualcuno dovesse scoprirlo?»

Artemisia appoggiò la spazzola sul ripiano e si voltò verso di lei con la sedia a rotelle. «Non succederà, voglio spostare il mio armadio lì davanti alla fessura aperta e tu mi aiuterai.»

Berenice annuì, pur pensando che fosse una pessima idea ma preferì non dar voce ai suoi pensieri. «Che cos'era quel fango?» domandò invece. Si sentiva ancora la gola ricoperta di melma, a nulla erano serviti i venti risciacqui fatti con l'acqua.

«Quel fango proviene dalle paludi delle Terre Perdute di Ginerva. Lo so perché a palazzo, a Regalia, c'è un laboratorio dove ho potuto osservare a lungo un campione di melma proveniente da quelle terre.»

La sguatteraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora