Berenice aprì gli occhi mentre fuori dalle finestre, tutto intorno a loro, si alzava una nuvola di polvere. Un dolore lancinante le attraversò il fianco. Sollevò la felpa imbrattata di sangue e vide un livido violaceo prenderle forma sulla pelle. Ma dei tagli inferti dalla strega nemmeno l'ombra.
Osservò Gaston mezzo tramortito sulla panca, sembrava dover vomitare con quel colorito verdastro. Persino i suoi baffi erano scompigliati, conferendogli un'aria trasandata che lasciò Berenice un attimo sconvolta.
«Stai bene?» domandò Berenice con voce roca, non riuscendo a trattenersi. Per un attimo si dimenticò persino di essere arrabbiata con lui.
«Grazie al cielo non c'è nessuno che può vedermi in questo momento» biascicò il gatto, slacciandosi con una zampa la cintura che in realtà non serviva a niente. «La mia reputazione sarebbe a repent...» si bloccò, lasciando la parola in sospeso. Spalancò gli occhi di colpo e con l'agilità di un elefante si precipitò all'esterno, saltando dalla finestra.
Berenice lo seguì, lasciandosi cadere ai piedi la cintura già rotta. Si affacciò dalla carrozza e lo vide in mezzo ad un accumulo di vomito. «Sei sicuro di stare bene? Hai una faccia...»
Gaston si rimise in piedi, ondeggiando come un ubriaco. «Sto benissimo, mai stato meglio» farfugliò.
Otto si sporse a sua volta dal tettuccio della carrozza un po' intimorito, come se si aspettasse una strigliata.
Gaston infatti parve immediatamente risvegliarsi. «Perché diavolo hai urlato? Pensavo ci fosse qualche problema!» urlò furente.
«Oh no, nessun problema,» rispose Otto «Ho visto che stavate urlando entrambi così ho pensato di farlo anche io.»
Gaston rizzò il pelo, prendendo a strillare. «Sei forse ammattito idiota senza cervello? E poi da quando si atterra così? Stavi per farci saltare tutti in aria, imbecille!»
Berenice guardò Otto con una certa perplessità. Sembrava non capire nemmeno perché Gaston fosse tanto arrabbiato con lui. Si arrotolava una ciocca riccia di capelli intorno all'indice e guardava Gaston con quell'espressione un po' ebete tipica dei protagonisti della telenovela preferita di suon Pina.
Gaston finì per fare un profondo sospiro. «Lasciamo perdere, piuttosto Otto vai a controllare se la strada è libera, ci mancherebbe solo che ci vedesse qualcuno in questo momento.»
Otto fece un sorrisetto e come se non fosse successo nulla, si dileguò lasciandoli soli, saltellando in mezzo agli alberi come un bambino.
Gaston rientrò nella carrozza e si sedette sulla panca, invitando Berenice con un gesto ad unirsi a lui.
«Preferisco rimanere in piedi» obiettò lei.
Il gatto emise un sospiro di rassegnazione, ma non disse nulla. Rimasero entrambi in silenzio per un minuto buono, fino a quando l'atmosfera non divenne talmente tesa che Berenice non riuscì più a resistere.
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La sguattera
Fantasy1º libro della saga dei Regales La sedicenne Berenice è sempre stata una ragazza normale, con una vita monotona e terribilmente noiosa. O almeno se così si può definire essere orfana, vivere in un convento di suore, con un gatto parlante come unico...