0.1 QUANDO TUTTO EBBE INIZIO

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❦ 𝓡𝓮𝓰𝓪𝓵𝓮𝓼 ❦

Prologo parte due

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Prologo parte due

Thessalia corse giù per le scale della torre con la neonata tra le braccia. Fuori dalla finestra, nell'orizzonte lontano al di fuori delle mura della cittadella, il ruggito della guerra echeggiava ritmico impregnando l'aria del puzzo di morte e putrefazione.

«Si può sapere dove stiamo andando così di fretta?» chiese Gaston correndo a perdifiato. «E Ilizia dov'è? Il coso nella sua pancia è uscito?»

Thessalia non rispose. Stava ragionando, con mille pensieri per la testa. Scoprire che il figlio di Ilizia non era altro che una comune neonata l'aveva sconvolta. Si era aspettata un mostro, magari con quattro teste e dai poteri incontrollabili. E invece, ecco lì, una semplice bambina con gli occhi color dell'oceano, simili a quelli della madre. Se solo non fosse stato per quella macchia rossa nell'occhio... pensò Thessalia. Probabilmente sarebbe passata come una qualsiasi neonata a cui il destino, sfortunatamente, aveva negato le irigne sul corpo.

Ma Thessalia sapeva bene a cosa fosse dovuta quella sfortuna. Era il segno che qualcosa di spaventoso e inaudito, che mai sarebbe dovuto accadere, aveva invece preso forma per la prima volta da quando gli Universi erano stati creati. E quella bambina avrebbe dovuto portarne per sempre le cicatrici. Thessalia sapeva bene che lì, a Ginerva, la figlia di Ilizia non sarebbe mai stata al sicuro. Ma a dir la verità, nessuno di loro sarebbe più stato al sicuro se qualcun altro fosse venuto a conoscenza di quel terribile segreto.

Giunta all'ultimo scalino, la sacerdotessa si precipitò nell'ala ovest del castello e richiuse la porta, sbattendola con forza contro il didietro di Gaston che, come suo solito, si apprestava a seguirla con una lentezza estenuante. Non aveva tempo nemmeno per pensare, figurarsi per attendere i comodi del gatto di corte.

La stanza in cui entrarono era lunga e stretta, con un soffitto alto a volta da cui pendevano piante magiche che si muovevano a ritmo con i rumori circostanti. Ogni qualvolta Thessalia avanzava di un passo, una pianta si allungava verso di lei e iniziava a muoversi al seguito dei suoi passi. Non erano aggressive, bastava solo lasciarle in pace. Cosa che Gaston non sembrava aver mai capito. Quando una pianta si abbassò dall'alto per osservarlo, il gatto le sferrò un pugno facendola sobbalzare. Come meteoriti, tutte le sue amiche partirono all'attacco, precipitando dal soffitto per attaccarlo. Ma prima che potessero raggiungerlo, Thessalia intervenne, riportando l'ordine e facendo ritirare le piante verso l'alto.

Il resto della stanza era accompagnato da un lungo tappeto azzurro. Lungo le pareti erano disposti dei manichini in armatura, mentre di fronte a loro si ergeva un enorme pozzo in pietra, circondato da gradini in pietra rialzati, nel quale precipitava una cascata d'acqua cristallina.

Thessalia iniziò a percorrere i larghi scalini, tenendo stretto l'orlo della veste per evitare di inciampare. Gaston, alle sue spalle, saltava come una molla pur di stare al suo passo.

La sguatteraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora